Bambini, bambine e donne in gravidanza sono, oggi, le persone più esposte alla povertà alimentare. Nonostante gli sforzi profusi nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile che pone l’accento sulla priorità di contrastare la fame e tutte le forme di malnutrizione, la situazione nel 2023 potrebbe peggiorare drammaticamente.
Diversi i fattori che influenzano l’aggravarsi della crisi: i conflitti armati, gli effetti dei cambiamenti climatici, la pandemia, l’aumento del costo della vita. Secondo le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di alimentazione, salute e infanzia, oggi più di 30 milioni di bambini nel mondo vivono in una condizione di malnutrizione acuta e, di questi, per 8 milioni la forma è grave.
L’urgenza è agire per invertire la tendenza e assicurare alle persone in difficoltà un supporto e l’accesso al cibo. Della crisi alimentare globale che stiamo vivendo ne abbiamo parlato insieme a Maurizio Martina, vice-direttore generale della FAO, l’agenzia dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura.
Crisi alimentare globale: intervista al vicedirettore della FAO Maurizio Martina
Fao, Unhcr, Unicef, Oms, World Food Programme hanno diramato una nota di allarme congiunta relativa alla crisi alimentare globale che ci aspetta nel 2023 e fa seguito dal rapporto Hunger Hotspots pubblicato nel corso dello scorso anno e che toccherà in particolare 15 Paesi: Afghanistan, Burkina Faso, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Haiti, Kenya, Madagascar, Mali, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen.
Un quadro grave, condizionato da molti fattori, che richiede un’azione decisa. Può descriverci quali sono le preoccupazioni delle agenzie delle Nazioni Unite?
M.M: “Le maggiori preoccupazioni riguardano le alte probabilità di peggioramento della situazione attuale, già di per sé allarmante. La FAO è impegnata ad aiutare i Paesi più fragili a garantire loro disponibilità e accessibilità di diete sane e, in particolare, supporto a bambini, ragazze e donne in gravidanza e che allattano. La crisi alimentare globale è anche una crisi sanitaria e innesca una spirale devastante e viziosa: la malnutrizione porta alla malattia, la malattia porta a danni permanenti alla salute o perfino alla morte, impattando le capacità di sviluppo delle fasce più vulnerabili delle popolazioni.
Abbiamo bisogno di un’azione urgente e immediata per salvare vite umane oggi e per affrontare le cause alla radice di malnutrizione acuta, lavorando insieme in tutti i settori.”
Più di 30 milioni di bambini si trovano in una condizione di malnutrizione acuta, di cui 8 milioni in uno stadio grave. Quali sono i dati più aggiornati e quali le prospettive?
M.M: “Si stima che 50 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni, cioè il 7,3%, siano deperiti. Il deperimento è una forma di sotto nutrizione che può risultare letale per chi ne soffre. Per questo l’SDG2 si era posto come obiettivo di ridurre al di sotto del 3% entro il 2030. Senza un cambio di passo, i target dell’Agenda 2030 stabiliti nel 2015 non verranno centrati.
In questo contesto un approccio di sistema che dia priorità alle azioni chiave in ambito alimentare, sanitario, idrico e igienico-sanitari e di protezione sociale è vitale per ridurre questi numeri e dare il via a un trend positivo nella riduzione della percentuale di bambini sotto e malnutriti, come indicato dall’SDG2.”
Oltre ai bambini, come ha anticipato, desta preoccupazione l’effetto della crisi alimentare anche sulle madri, ragazze e donne nella fase della gravidanza e dell’allattamento.
M.M. “Naturalmente. Tutti sappiamo quanto incide la salute materna sulla salute dei bambini e l’importanza dei primi mesi di vita. Per questo è fondamentale incoraggiare e supportare un allattamento adeguato ed esclusivo per almeno i primi 5 mesi di vita e continuato fino ad almeno 2 anni. È altrettanto importante assicurare alle madri e alle donne in gravidanza assistenza e conoscenza per una nutrizione adeguata e bilanciata, e intervenire con programmi di protezione sociale per le famiglie vulnerabili dal punto di vista nutrizionale con donne in gravidanza o in allattamento e/o con bambini di età inferiore a 2 anni.”
L’appello delle agenzie ONU riguarda l’implementazione del Global Action Plan on Child Wasting: può spiegarci che cos’è?
M.M. “Il piano mira a prevenire, rilevare e curare la malnutrizione acuta tra i bambini nei Paesi più colpiti, che sono Afghanistan, Burkina Faso, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Haiti, Kenya, Madagascar, Mali, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen.
Il piano d’azione globale affronta la necessità di un approccio multisettoriale e mette in evidenza le azioni prioritarie per la nutrizione materna e infantile attraverso i sistemi alimentari, sanitari, idrici e igienico-sanitari e di protezione sociale. In risposta alle crescenti esigenze, le agenzie delle Nazioni Unite hanno identificato cinque azioni prioritarie che saranno efficaci nell’affrontare la malnutrizione acuta nei Paesi colpiti da conflitti e disastri naturali e nelle emergenze umanitarie. Aumentare queste azioni sotto forma di pacchetto coordinato sarà fondamentale per evitare una tragica perdita di vite umane.”
Le agenzie ONU definiscono questa una crisi alimentare “senza precedenti”: può spiegarci quali sono gli elementi che determinano questa gravità e perché è importante che cresca la consapevolezza anche da parte dell’opinione pubblica?
M.M: “Gli ultimi dati pubblicati dalla FAO disegnano uno scenario allarmante con 828 milioni di persone che hanno sofferto la fame nel 2021, vale a dire 150 milioni di persone in più dal 2019, prima dello scoppio della pandemia di COVID-19.
La pandemia ha ampliato le disuguaglianze esistenti e ha reso ancora più difficile la sfida di eradicare la fame. Proiezioni aggiornate indicano che più di 670 milioni di persone potrebbero ancora soffrire di insicurezza alimentare nel 2030, anno in cui gli Stati si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo Fame Zero (SDG2).
La pandemia ha anche messo in luce la fragilità dei nostri sistemi agroalimentari, colpendo soprattutto i Paesi più vulnerabili e le fasce più fragili delle popolazioni.
La guerra in Ucraina, insieme ad altri conflitti in corso in numerosi Paesi del mondo, nonché gli impatti della crisi climatica, hanno creato la tempesta perfetta aggravando la situazione globale. Russia e Ucraina svolgono un ruolo essenziale nella produzione e dell’approvvigionamento alimentare a livello globale. La Russia è il principale esportatore di grano al mondo, l’Ucraina il quinto. Insieme, garantiscono il 19% della produzione mondiale di orzo, il 14% della produzione di grano e il 4% della produzione di mais, contribuendo a oltre un terzo delle esportazioni globali di cereali.”
Su quali fenomeni e su quali aree dovrebbe concentrarsi l’attenzione globale, compresa quella mediatica?
M.M: “L’obiettivo generale è sicuramente ambire a pensare a un nuovo modello economico, sociale ed ambientale per trasformare i sistemi agro-alimentari mondiali affinché siano più resilienti, più inclusivi e più sostenibili. Ovviamente, la conditio sine qua non è la pace, come evidenziato anche in occasione di un recente incontro al CIRFOOD DISTRICT di Reggio Emilia, non solo in Ucraina ma anche nei cosiddetti conflitti dimenticati presenti in oltre 15 Paesi del mondo.
Dopodiché ritengo molto importante cavalcare le due rivoluzioni che, a seconda di come le gestiremo, potranno definire un nuovo quadro entro cui disegnare rinnovati equilibri globali: la rivoluzione ambientale e la rivoluzione tecnologica.
La rivoluzione climatica e ambientale è già una realtà e sta modificando i sistemi agricoli e alimentari ovunque. Basti considerare un dato: negli ultimi anni abbiamo avuto un incremento di produttività agricola del 2,5/3%. A causa del cambiamento climatico per i prossimi anni si prevede un incremento del 1,5/2%. Un pezzo della crisi alimentare globale è il risultato di questo scarto negativo.
Dall’altra parte abbiamo una potenziale soluzione, vale a dire la rivoluzione tecnologica e digitale che stiamo affrontando anche in agricoltura e che può aiutarci a vincere la sfida di ‘produrre meglio, consumando meno e meglio’. Attraverso un corretto utilizzo delle tecnologie digitali e dell’innovazione, noi possiamo concretamente ridurre gli sprechi e gli output negativi e aumentare la produttività. E ci sono innumerevoli esempi: l’agricoltura di precisione permette di dosare l’utilizzo dell’acqua senza sprecarla come mai era accaduto. La stessa cosa può essere fatta per ridurre l’uso della chimica in campo o per migliorare la gestione sostenibile degli allevamenti.
L’incrocio di queste due rivoluzioni – quella ambientale e quella tecnologica – determinerà una parte importante del futuro della sicurezza alimentare sul pianeta.”
Le prospettive per il 2023 sono, dunque, preoccupanti, e le agenzie delle Nazioni Unite sottolineano l’urgenza di agire, nella consapevolezza che la crisi alimentare riguarda milioni di persone in tutto il mondo e che richiede una risposta immediata, coordinata e chiara. L’obiettivo è un nuovo modello economico, sociale e culturale che riconosca il diritto al cibo a tutti e tutte.
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