Il fascino asburgico che si specchia sul mare Adriatico, una delle piazze più belle d’Italia e un’atmosfera liberty senza tempo. Stiamo parlando di Trieste, città storica dalla lunga vita travagliata e, come tutte le città di mare, crogiuolo di culture e tradizioni, anche enogastronomiche! Oggi, dunque, facciamo un viaggio virtuale nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia per scoprire chicche e piatti tradizionali e consegnarvi una lista di cosa mangiare a Trieste per rendere la vostra visita indimenticabile.
Cosa mangiare a Trieste: 6 ricette della tradizione
Quella triestina è una cucina povera di terra e di mare, che risente profondamente delle influenze asburgiche e balcaniche ed è molto distante da quella friulana. Chi desidera, quindi, immergersi nella cultura giuliana e assaggiare il sapore autentico della città di Trieste, è bene sappia di evitare, per esempio, il frico oppure la pitina e il prosciutto crudo di San Daniele DOP: piatti deliziosi, talvolta anche proposti nelle trattorie delle città, ma che non appartengono alla tradizione locale. A Trieste un pranzo tipico parte con il cotto con il cren, prosegue con la jota e poi con il gulash per concludersi con il presnitz, meglio se inzuppato in un bicchierino di slivovitz. Che lingua stiamo parlando? Quella di una cucina dal carattere forte e tutta da scoprire!
Gnocchi di pane e gnocchi di susine
Un primo piatto tipicamente triestino sono gli gnocchi di pane, o gnochi de pan. Di diretta derivazione austriaca – basti pensare ai canederli altoatesini di cui sono parenti alla lontana -, questi gnocchi si preparano con pane raffermo, uova, parmigiano, sale e pepe. In una versione più golosa, viene aggiunta una punta di pancetta. Una volta cotti, sono serviti con il burro fuso.
Una variante stagionale, tipicamente triestina, sono gli gnocchi di susine. In questo caso, la pasta è preparata con le patate, ma all’interno viene farcita con una susina fresca denocciolata con un pizzico di zucchero e cannella. Può essere un primo piatto se abbinato al burro e formaggio, oppure un dolce se completato con polvere di cannella e altro zucchero. Anche in questo caso la derivazione austroungarica della ricetta è forte, testimoniata dalla presenza di una preparazione simile anche in Tirolo con le albicocche al posto delle susine: nella zona di Trieste, questa sostituzione è avvenuta già all’inizio del Novecento per via della maggior diffusione della coltivazione delle susine in zona che erano, quindi, più facilmente reperibili.
Jota e altre zuppe
L’inverno non è inverno a Trieste senza la Jota. Stiamo parlando di un sostanzioso minestrone a base di fagioli, capuzi garbi (il nome locale del cavolo cappuccio) e avanzi di maiale.
Ogni famiglia e ogni cucina ha la sua ricetta. C’è chi aggiunge l’osso del prosciutto, chi qualche costina di maiale oppure le locali salsicce di Cragno. Esiste da sempre anche una versione vegetariana nella Jota con cavolo cappuccio, ovviamente, fagioli e patate.
Non è la sola zuppa che potrete trovare in menù a Trieste. Altri esempi sono la minestra de’ bobici con fagioli, mais e prosciutto affumicato, oppure la classica minestra di orzo e fagioli e il brodetto con pesci dell’Alto Adriatico, molluschi e crostacei.
Prosciutto cotto in crosta con il cren
Lo spuntino triestino per eccellenza è a base di prosciutto cotto in crosta, ancora caldo, tagliato grossolanamente con il cren, la radice di rafano. Questo dice la tradizione, e così confermano anche i triestini oggi che non fanno a meno di questa vera e propria ghiottoneria.
La salumeria triestina è molto sviluppata e risente della tradizione asburgica in tanti piccoli dettagli a partire dal più importante: la predilezione per l’affumicatura per la conservazione dei salumi. Per preparare il cotto in crosta, infatti, si utilizza il prosciutto cotto “Praga” (anche prodotto localmente), che ha proprio nell’affumicatura la sua caratteristica peculiare.
Gulash e cevapcici
Se pensiamo a cosa mangiare a Trieste come secondo piatto, sappiamo di poter scegliere tra diverse opzioni di carne e di pesce. Nel primo caso, è nuovamente l’influenza asburgica ad emergere preponderantemente dalla proposta culinaria. Gulash e cevapcici sono, infatti, i piatti da provare per un pranzo o una cena tradizionali.
Il gulash è un piatto unghesere, un saporito stufato di carne di bovino accompagnato da pane o gnocchi di pane per non lasciare nemmeno una goccia del delizioso sughetto. La peculiarità della ricetta triestina è che come verdure vengono utilizzate solo cipolle bianche in quantità pari alla carne.
I cevapcici, invece, sono i principi della grigliata mista a Trieste e in tutti i Balcani. Sono delle piccole salsicce senza budello di carne macinata e spezie, molto saporite e spesso accompagnate da senape o ajvar, una salsa slovena a base di peperoni, peperoncini, melanzane e aglio. Per una serata romantica, suggeriamo di dividere il piacere dell’assaggio!
Sardoni in savor
Gli amanti del pesce non resteranno delusi da una visita a Trieste e non mancano insegne che offrono il pescato del giorno, zuppe di pesce, pasta con i crostacei e altre delizie. Se guardiamo, però, alla tradizione vera e propria non possiamo che suggerirvi i sardoni in savor. La ricetta nasce per la conservazione del pesce e ancora oggi c’è grande attenzione nei confronti della materia prima: per la preparazione, infatti, vengono utilizzati i sardoni “barcolani”, ovvero a pasta bianca, pescati nelle acque del Golfo di Trieste.
[elementor-template id='142071']Presnitz, per finire in dolcezza
Non possiamo che chiudere il nostro viaggio alla scoperta dei sapori e degli aromi della cucina triestina senza un dolce. Il presnitz è un dolce a base di pasta sfoglia arrotolata con un ripieno di noci, mandorle, pinoli, fichi, prugne, albicocche, uvetta, cioccolata grattugiata, zucchero, cannella, chiodi di garofano e rum. Un dolce ricco, spesso abbinato con un bicchierino di grappa ad ammorbidirne il contenuto.
Il presnitz fa parte della tradizione di Trieste al punto da essere citato anche da Pellegrino Artusi nel suo La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene del 1891: “Eccovi un altro dolce di tedescheria e com’è buono! Ne vidi uno che era fattura della prima pasticceria di Trieste, lo assaggiai e mi piacque. Chiestane la ricetta la misi alla prova e riuscì perfettamente…”. Che dire, c’è da fidarsi e assaggiare!
Quando a Trieste non può mancare il caffè!
Una tappa di un viaggio enogastronomico a Trieste non può prescindere da una degustazione di caffè, che in città è una vera e propria istituzione. Già alla metà del Settecento aprirono le prime Botteghe del Caffè, probabilmente su slancio di quelle veneziane, e diventarono luoghi cruciali per il vivace sviluppo culturale della città. Alcuni tra i cafè storici sono tutt’ora in attività come, per esempio, il Tommaseo, il Caffè degli Specchi, il Tergesteo, il Caffè Stella Polare, il Torinese, l’Urbanis, il Pirona, l’Antico Caffè San Marco. Luoghi in cui respirare arte e cultura, oltre a godersi un buon caffè.
D’altro canto Trieste è città del caffè anche perché ospita numerose torrefazioni. Illy e Hausbrandt, per citare solo due marchi molto noti in tutto il mondo, hanno mosso proprio qui i primi passi, ma ce ne sono molte altre che forniscono i locali della città per degustare caffè di alta qualità e diversi dal solito.
Ultima ragione per cui non si può lasciare Trieste senza aver bevuto un caffè riguarda la peculiare tradizione per cui, qui, ordinare il caffè a volte è un’impresa. L’espresso si chiama “nero”, se si vuole aggiungere un po’ di latte, allora bisogna chiedere un “gocciato”, mentre il macchiato è il “capo”. E il cappuccino? Per il triestino è il “caffelatte”. Effettivamente è un sistema che può confondere, ma difeso con divertimento e un pizzico di campanilismo dai triestini che, molto spesso, espongono nei locali delle comode infografiche per non confondersi e ordinare facilmente ciò che si desidera.
A questo punto la nostra guida su cosa mangiare a Trieste è completa! E voi avete assaggiato altre delizie o volete suggerirci qualche trattoria o ristorante dove fare tappa?
Credits immagine in evidenza: Bernd Juergens/shutterstock.com