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Cosa mangiare a Padova: i nostri consigli

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È una delle sedi universitarie più antiche del mondo, patria dell’orto botanico e della Cappella degli Scrovegni, entrambi dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Hai capito di quale città sto parlando? Proprio così, di Padova! Un luogo ricco di cultura, arte e storia, ma anche custode di una solida tradizione gastronomica veneta. Se ci sei passato come turista o hai vissuto qui da studente fuorisede, ti sarà capitato di fermarti in una delle trattorie locali e di assaporare alcuni dei suoi piatti tipici. Quali sono? In questo articolo ti porto alla scoperta dei sapori più autentici della città dove insegnò anche Galileo Galilei, il quale andava ghiotto di un piatto in particolare: il bollito misto! Scopriamoli insieme. 

8 cibi da non perdere a Padova: città dalla tradizione contadina  

bigoli con alici
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La cucina padovana è costituita principalmente da piatti di origine contadina, tra cui spiccano i bigoli e la gallina. Le sue tradizioni culinarie hanno quindi radici lontane, e rappresentano appieno l’anima del Veneto, celebrando soprattutto l’ambiente rurale della regione. È infatti la terra della pasta rustica, della carne e dei salumi DOP come il Prosciutto Veneto Berico Euganeo, ma custodisce anche alcuni tesori dolciari meno noti, come la torta pazientina e il pan del Santo. Ti è venuta fame? Allora è il momento per scoprire otto piatti tipici da provare assolutamente durante una gita in città! 

Bigoli

Sono chiamati anche “bigoi”, e sono un formato di pasta tipico della tradizione padovana. Lunga e spessa, simile allo spaghetto, ma più grossa per spessore e con la caratteristica di presentare una superficie ruvida che le consente di trattenere sughi e condimenti. Questo è merito del “torcio bigolaro”, un antico strumento manuale in legno usato già nel 1600, che spingeva l’impasto attraverso trafile a fori larghi, creando così i caratteristici fili spessi dai 2 ai 2,5 mm.

Originariamente preparati solamente con grano tenero, acqua e sale, con il tempo la ricetta si è arricchita con l’aggiunta di uova rendendoli ancora più saporiti. Ma come vengono cucinati secondo la tradizione padovana? Le ricette più famose sono due: i bigoli in salsa, con acciughe disciolte in olio extravergine d’oliva, e i bigoli al ragù d’anatra. Quale preferire? Meglio provarli entrambi!

Pasta e fagioli alla veneta 

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Continuiamo con un altro primo piatto: la pasta e fagioli alla veneta. Tipica della cucina povera, è una ricetta semplice solo all’apparenza, perché in realtà è ricca di sostanza e di gusto. La “pasta e fasoi”, infatti, è considerata un piatto completo da un punto di vista nutrizionale grazie all’abbinamento di cereali e legumi, che apportano sia carboidrati che proteine. È una specialità amata soprattutto in inverno, quando le giornate fredde fanno venire voglia di piatti caldi, sostanziosi e fumanti. E cosa c’è di meglio della pasta e fagioli come la preparavano le nonne? Per i padovani, e non solo, si tratta di un vero e proprio comfort food, da gustare con un’abbondante spolverata di formaggio Grana. 

Gallina padovana 

Al terzo posto della lista dei cibi da non perdere a Padova c’è lei: l’inconfondibile Gallina Padovana. Presidio Slow Food, appartiene a una razza antichissima che risale al lontano 1300, e viene allevata solo ed esclusivamente a terra. Tantissime le ricette che la vedono protagonista, tra cui la più famosa è senza dubbio quella della “gallina imbriaca”, che prevede la cottura con il Merlot. Una pietanza molto saporita che non può mai mancare nelle giornate di festa, che sia in brodo, in insalata, nel bollito o nella versione al vino rosso che renderà allegri tutti i commensali!

Gran bollito misto 

Proseguiamo con il gran bollito misto. La leggenda narra che Galileo Galilei fosse ghiotto di questo piatto della cucina tradizionale padovana che comprende tagli di manzo o pollame (soprattutto gallina padovana). Pare che lo scienziato non masticasse soltanto astronomia, quindi, e lo dimostra una lista della spesa datata 11 dicembre 1604: gallina padovana, anatra, manzo, lingua salmistrata, cotechino e testina di vitello. Questi gli ingredienti che Galilei annotava su un foglietto di carta al fine di preparare un pasto ai suoi studenti. La ricetta, che in tutti questi anni non è mai cambiata, non ha smesso di essere cucinata nelle case padovane, soprattutto in autunno e durante i giorni di festa. 

Oggi viene insaporita da una generosa dose di mostarda, mentre una volta si arricchiva con lardo, grana e pane vecchio. Tre gli insegnamenti che ci ha lasciato Galileo: utilizzare carne grassa, assicurarsi che l’acqua di cottura sia ben calda e preparare un buon soffitto con odori e spezie, tra cui non possono mancare alloro, chiodi di garofano e prezzemolo

Prosciutto Veneto Berico Euganeo

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Nasce a Montagnana, tra i Colli Berici e gli Euganei, e dal 1996 vanta il riconoscimento DOP (Denominazione di Origine Protetta) da parte dell’Unione Europea. Parlo del Prosciutto Veneto Berico Euganeo, una specialità padovana con una stagionatura mai inferiore ai 12 mesi, che può arrivare anche a 19-20 mesi per le versioni più pregiate. Pare fosse già diffuso nel 1400 e viene persino citato da Michele Savonarola nel suo “Libreto de tute le cosse che se manzano”, dove racconta un curioso aneddoto che lo vede protagonista. A renderlo unico sono il sapore elegante e vivo, il colore al taglio roseo e un perfetto equilibrio tra salatura (che va dai 10 ai 15 giorni) e stagionatura. Da gustare da solo o con il pane, perfetto come guarnizione e durante l’ora dell’aperitivo.

Folpetti 

Ma i piatti padovani non sono solo a base di carne. Tra le specialità tipiche della tradizione gastronomica locale ci sono anche i folpetti: moscardini lessati e conditi con olio, limone, sale, pepe e prezzemolo, serviti tiepidi, soprattutto e durante l’aperitivo. Ma perché si chiamano così? Non tutti sanno che nel Padovano sono molto diffusi i chioschi di pesce, da sempre esistiti e presenti nelle fiere e sagre di paese. E dal momento che cucinavano soprattutto “folpi” (polpi) e “folpetti”, vennero presto soprannominati “folpari”. Ma attenzione a non confondere le due preparazioni:  nonostante la somiglianza, il polpo e il moscardino non sono la stessa cosa. Il moscardino è infatti un mollusco più piccolo, tipico del Mediterraneo, con caratteristiche e consistenza differenti rispetto al più noto polpo.

Pan del Santo

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Ed eccoci giunti finalmente al mondo dei dolci. Tipico della tradizione padovana è il “pan del Santo”, un impasto da forno a forma di ciambella fatto con farina di grano tenero, uova, zucchero, mandorle, gocce di cioccolato e granella di amaretto. Dedicato a Sant’Antonio, viene benedetto il 13 giugno e la sua forma ricorderebbe la cupola della Basilica del Santo. Secondo la leggenda era il dolce che i frati distribuivano ai bisognosi. Nel tempo la ricetta si è evoluta e arricchita, mantenendo però intatto il suo significato simbolico. Oggi, infatti, i pasticceri e gli artigiani padovani lo propongono in una versione più elaborata, con un guscio di pasta sfoglia ripiena di confettura e mandorle. 

Torta pazientina

Terminiamo con la torta pazientina. Una torta che affonda le sue radici nel lontano Seicento e le cui origini sono tuttora dubbie. Secondo alcune ipotesi, fu inventata in un monastero, veniva offerta ai pazienti come ricostituente, dal momento che si tratta di un dolce molto ricco e consistente. Il nome “pazientina” potrebbe derivare proprio da quei dolci monastici chiamati “pazienze”, oppure, secondo un’altra versione, dalla grande pazienza richiesta per realizzarla, dato che si tratta di un dolce tutt’altro che semplice. La torta pazientina è infatti composta da una base di frolla alle mandorle, uno strato di pan di spagna e di crema allo zabaione. Il tutto è ricoperto da una mousse al cioccolato fondente e decorato con scaglie di cioccolato. Un dolce molto sofisticato, tanto da essere il primo italiano a diventare marchio IGP: nel 2024, infatti, una delegazione di pasticceri padovani ha firmato il primo disciplinare di produzione, depositandolo in Senato. 

E tu sei mai stato a Padova? Quale specialità della sua cucina ti piacerebbe assaggiare?

 

Immagine in evidenza di: Stefano Politi Markovina/shutterstock

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