Pasticciotto, puccia e frisa salentina: ecco cosa mangiare a Lecce

Francesca Di Cesare
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    Elegante, baciata dal sole e dal mare, Lecce è la città d’arte anche conosciuta come la “Firenze del sud”. Proprio qui, infatti, si sviluppò uno stile artistico che è stato denominato “barocco leccese”, caratterizzato dall’esuberanza architettonica tipica seicentesca fatta di colonne, archi e numerosi rosoni. È proprio questa una delle ragioni per cui ogni anno migliaia di turisti decidono di passare le vacanze in questa città, oltre alle sue bellissime spiagge (considerate tra le più belle d’Italia) e la sua gastronomia a dir poco superlativa. Insomma, il capoluogo salentino è il posto perfetto per circondarsi di arte e la destinazione ideale per rilassarsi all’insegna dell’acqua cristallina e del buon cibo. Ma quali sono le specialità tipiche da gustare in questa città? Continuate a leggere questo articolo per scoprirlo! 

    Dalle frise, alle pittule ai famosi pasticciotti: 10 specialità da non perdere a Lecce

    Lecce è una città ricca di arte, di storia, ma soprattutto di sapori. La sua cucina, infatti, deriva principalmente dalla tradizione contadina e inebria le tavole dei salentini con i profumi del mediterraneo attraverso le sue specialità tipiche. Frise, pittule, bombette, fino ad arrivare ai famosi “ciceri e tria”, la famosa pasta con i ceci dalla doppia consistenza. Non ci sono dubbi, le prelibatezze leccesi sono a dir poco irresistibili e riescono a conquistare anche i palati più difficili. Ce n’è per tutti i gusti, che siate amanti dello street food, della carne alla brace o fan dei dolci. Curiosi? Allora non vi resta che continuare a leggere questo articolo per scoprire 10 specialità leccesi che non potete assolutamente perdere!  

    Frise salentine 

    Massimo Todaro/shutterstock.com

    Iniziamo con una preparazione tipica leccese: le “friselle”, anche chiamate “frise salentine”. Si tratta di una sorta di pane biscottato dalla forma che ricorda quella di una ciambella o di un tarallo molto grande, fatto con farina di grano duro o d’orzo e caratterizzato da una doppia cottura in forno. Ma come si mangia? Trattandosi di un impasto piuttosto duro, la tradizione vuole che prima si “bagni” in acqua per qualche istante (la cosiddetta “sponzatura”, o bagnatura) e poi si condisca con olio extravergine di oliva, pomodoro fresco e origano. Questa è la classica “frisa al pomodoro”, ma le varianti oggi sono davvero tantissime: dalla burrata, al tonno e perfino all’avocado.

    Pittule 

    Proseguiamo con le pitture salentine, delle sfere di pasta lievitata fritte da gustare sia nella versione dolce che in quella salata. Fatte solamente da farina, lievito di birra, acqua, sale e olio di semi, sono un piatto tipico della festa di San Martino (celebrata l’11 novembre), ma si possono gustare durante tutto l’anno e tradizionalmente accompagnate da un buon bicchiere di vino novello. La versione pugliese è l’unica ad essere stata inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), motivo per cui se vi trovate in Puglia non potete non assaggiarle, che sia nella versione “al naturale”, farcita oppure ricoperta da zucchero e miele. 

    Puccia salentina 

    bonchan/shutterstock.com

    Pane tipico tradizionale pugliese dalla forma rotonda (il diametro è di circa 20-30 cm), la puccia salentina è uno street food tipico pugliese cotto rigorosamente nel forno a legna. Composto da semola di grano duro, acqua, sale e lievito, il suo impasto ricorda quello della pizza ed è caratterizzato dall’assenza di mollica: questo è il motivo per cui la puccia si presta ad essere farcita con gli ingredienti più disparati. Ne esistono di due versioni principali: quella uliata, arricchita con olive nere tipiche leccesi, e quella liscia. Ma le varianti oggi sono davvero tantissime e cambiano di città in città. A Gallipoli si mangia con capperi e acciughe, a Taranto con olio, sale e ricotta, a Foggia con verdure e formaggi e nella forma allungata a “paposcia”, simile a una pantofola. Insomma, ci si può davvero sbizzarrire. A voi come vi piacerebbe provarla?

    Bombette 

    I piatti tipici pugliesi hanno hanno dei nomi davvero curiosi, e dopo le frise, le pittule e la puccia, è arrivato il momento delle bombette. Cosa sono? Non preoccupatevi, niente che corra il rischio di esplodere: si tratta infatti di vere e proprie “bombe” di gusto, fatte da piccoli involtini di carne di maiale ripieni di caciocavallo e pancetta. Un secondo piatto tipico che si può trovare nei ristoranti, nelle trattorie, nei chioschi di street food oppure già pronte nelle macellerie. Ma è molto facile prepararle anche a casa: in questo non fatevi mancare degli spiedi e la brace, e sbizzarritevi con il ripieno per colorare di sapore le vostre serate pugliesi!

    Rustico leccese

    Altro emblema dello street food leccese è il “rustico”: un croccante disco di pasta sfoglia ripieno di pomodoro e mozzarella, anche se ne esistono diverse varianti. A differenza della maggior parte dei piatti tipici leccesi, il rustico non ha origini contadine, bensì molto raffinate e riconducibili alle corti del passato. Secondo alcuni studiosi risalirebbe al XVIII secolo, quando la pasta sfoglia fece la sua prima comparsa in Europa e iniziò ad essere presente nelle tavole dei più nobili. Secondo altri, invece, la ricetta non sarebbe altro che la versione italiana del vol-au-vent francese. Ad ogni modo, oggi il suo profumo è passato dalle corti ai vicoli di Lecce, inondandoli di un aroma a cui è davvero difficile resistere. 

    Ciceri e tria 

    Fanfo/shutterstock.com

    Passiamo ora a un primo piatto tipico immancabile nella tradizione culinaria salentina: i ciceri e tria. Dalle origini antichissime e risalente alla tradizione popolare, si tratta di una pasta con i ceci che viene in parte lessata e in parte fritta, prima di essere condita con i ceci stufati. A seconda del paese i ceci possono essere definiti “ciciri“, “ciciari“ o “ciceri”, mentre la pasta viene chiamata in ogni caso “tria” e deriva dall’arabo “itrya”, che fa riferimento proprio alla pasta fritta secca. Gli arabi, infatti, erano soliti essiccare i cereali e poi friggerli nel grasso animale per conservarli. Da qui nasce “ciceri e tria”: un piatto che sorprende per il contrasto di consistenze e la ricchezza di sapori e che si può assaggiare in quasi tutte le trattorie del Salento. 

    Turcinieddhi o gnommareddhri

    Continuiamo con un piatto tipico molto amato, diffuso a Lecce e in tutta la Puglia: i turcinieddhi. Anche chiamati gnommareddhri, si tratta di involtini di frattaglie di capretto o agnello cotti alla brace. Il nome deriva da “gnumeredde” (che significa proprio “gomitolo” o “involtino”) e la ricetta originale deriva dalla tradizione contadina. Oggi non si preparano più con tanta frequenza nelle case, ma si possono spesso trovare nelle sagre di paese e nelle trattorie locali, dove tradizionalmente sono lasciate insaporire con delle foglie di alloro.

    Pasticciotti leccesi

    Dolce simbolo leccese per eccellenza, gli è stata dedicata una giornata di festa che nel 2024 si è celebrata il 5 giugno. Da cosa si compone il pasticciotto leccese? Un guscio di pasta frolla dalla forma ovale (secondo la ricetta originale a base di strutto) che racchiude un ripieno di crema pasticciera, talvolta arricchita da un’amarena. Fu inventato a Galatina (una cittadina non lontana da Lecce) dal pasticciere Andrea Ascalone, e deve il proprio nome all’appellativo “pasticcio” che il pasticcere stesso gli attribuì quando creò questo dolce a partire da avanzi di pasta frolla. Per niente soddisfatto del risultato, lo regalò a un passante per sbarazzarsene, ignaro del fatto che proprio quel passante avrebbe poi parlato a tutto il paese della bontà del dolce che aveva appena assaggiato. Si trattava infatti del parroco di Galatina!

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    La cupeta 

    Altro dolce tipico accese è la cupeta: un croccante alle mandorle di origine araba e protagonista delle feste patronali. Fatta solo di zucchero, mandorle e limone, spicca tra le bancarelle di strada e il suo nome deriva da “cubaita”, un tipico torrone arabo. Tipicamente viene cotta in grandi pentoloni (tradizionalmente di rame), e sprigiona un profumo di zucchero vanigliato da far venire l’acquolina in bocca

    Caffè leccese 

    Terminiamo con il caffè, che in questa zona d’Italia si gusta tradizionalmente freddo e in una versione molto particolare fatta con espresso e sciroppo di latte di mandorla. Parlo del caffè leccese, o caffè alla Salentina, composto da caffè, mandorle e ghiaccio e arrivato in Italia dalla penisola iberica intorno al XV secolo. Dissetante, dolce e fresco, è perfetto per colazione o a fine pasto e si può preparare in due versioni: quella semplice con cubetti di ghiaccio o quella “soffiata”, dove il caffè viene montato per alcuni istanti con il vapore. Potete gustarlo al bar oppure prepararlo a casa e tenendo presente una regola fondamentale: la ricetta originale prevede che venga fatto con la moka.

    E voi conoscevate queste specialità tipiche leccesi? Sareste curiosi di provarle?


    Immagine in evidenza di Sabino Parente/shutterstock.com 

     

    È nata e vive in provincia di Verona, dove si è laureata in Lingue per l’editoria. Ha una passione per la pasticceria e il mondo del vino e attualmente sta terminando gli studi per diventare insegnante di yoga. Ama i sapori delicati ma decisi, come quello delle nocciole in un crumble di mele profumato alla cannella. In cucina non devono mancare: amore e un buon dessert.

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