Gibilterra è un posto assurdo. Innanzitutto per entrare bisogna attraversare la pista di atterraggio dell’aeroporto, che coincide con la frontiera e quindi in caso di semaforo rosso aspettare l’atterraggio dell’aereo. In secondo luogo è dominata dalla rocca che la contraddistingue e ne è divenuto un po’ simbolo, un promontorio di 200 milioni di anni fa che si formò quando la placca africana si scontrò con quella euroasiatica, chiudendo e prosciugando il Mediterraneo fino alla riapertura dello Stretto di Gibilterra e alla sua attuale conformazione. Questa roccia è tutta piena di scimmie macachi, le uniche semi-selvagge d’Europa. Infine, come se non bastasse, i gibilterrini parlano il Llanito, un dialetto che alterna continuamente, anche all’interno della stessa frase, lingue diverse, tra cui principalmente inglese, spagnolo e italiano; proprio come in cucina. Dunque, non ci resta che raccontarvi cosa mangiare a Gibilterra.
Cosa mangiare a Gibilterra: tra cibo e migrazioni
Un tempo nota come Calpe, una delle Colonne d’Ercole, Gibilterra oggi è l’ultima (per fortuna) colonia in territorio europeo. Secondo un archivio storico, nel 1700 su una popolazione di circa 1113 persone pare ci fossero 414 genovesi, 400 spagnoli, 137 ebrei, 113 britannici e 49 tra portoghesi, olandesi e arabi. Tutti questi influssi non potevano che avere ripercussioni anche sul piano alimentare, dando vita a una cucina estremamente varia, ricca di influenze diverse. Infatti, oggi a Gibilterra non è difficile trovare anche in una sola via sei o sette ristoranti di provenienze differenti, anche se principalmente sono tre le influenze principali, le stesse che ritroviamo nel dialetto.
L’influenza ligure: la calentita, “cugina” della farinata
Gli italiani presenti a Gibilterra sono per lo più di origine ligure, in particolare genovese. Per questo non sorprende che l’alimento italiano più presente sia una sorta di farinata, la calentita, divenuta nel tempo il cibo più rappresentativo di Gibilterra. A differenza della versione che siamo abituati a trovare nei forni in Liguria, quella gibilterrina è più spessa; ma in realtà non dovrebbe stupirci troppo visto, che l’utilizzo della farina di ceci in modi diversi è cosa ben comune nel Mediterraneo. Basti pensare alla socca di Nizza, a pane e panelle in Sicilia, o ancora, alla cecina toscana. Quindi, una preparazione simile non poteva mancare anche qui, proprio nello stretto che apre le porte al Mediterraneo.
A Gibilterra la calentita si trova pressoché ovunque, come ad esempio da Gibraltar Confectionery, nella Main Street, la via principale, insieme ad altri prodotti da forno. Ma non è l’unico piatto italiano presente a Gibilterra: simile c’è anche la panissa, quasi identica a quella ligure, sempre con farina di ceci; c’è il rosto, che sarebbe una pasta, di solito penne, condita con salsa di pomodoro, prezzemolo, funghi trifolati e altre verdure. E poi c’è un’altra pasta, il fideos al horno, che già dal nome ci anticipa l’influenza spagnola: si tratta di un pasticcio di maccheroni con ragù alla bolognese, infornati con besciamella o formaggio e con un tocco inglese, ovvero con l’aggiunta di uova e pancetta, l’altra presenza costante a Gibilterra.
L’influenza inglese: English breakfast e Indian kitchen
L’Inghilterra in cucina è evidente principalmente in due aspetti: la colazione e i ristoranti indiani. Oltre alle catene di fast food e al fish and chips, infatti, ci sono numerosi bar che propongono la tipica abbondante english breakfast con due immancabili evergreen: uova (all’occhio di bue oppure sbattute, le scrambled eggs) e bacon, cioè pancetta, quasi sempre grigliata. In seguito, nelle varie proposte di breakfast menu, ci sono funghi, di solito trifolati, pomodori, salsiccia o fagioli al sugo. Per i più tradizionalisti non può mancare la classica zuppa di avena, il porridge, una delle colazioni più diffuse anche Scozia, Irlanda, America. Ma non solo salato: per i più “timidi”, infatti, c’è anche una vasta scelta dolce con muffin, pancake e il classico pane tostato con burro e marmellata. Il tutto rigorosamente accompagnato da succhi e spremute in abbondanza, caffè lungo e tè all’inglese.
Ma come vi avevamo già raccontato a proposito di cibo e migrazioni, oggi è il chicken tikka masala il piatto più popolare del Regno Unito, dove risiede la più grande comunità indiana d’Europa. Così, com’è giusto che sia, anche in questo territorio inglese d’Oltremare, sono presenti molti indiani, che in gran parte lavorano in piccoli negozi di alimentari, o in ristoranti. Tra questi si distingue senza dubbio Little Bay Indian Tapas Bar & Restaurant (che nel nome richiama anche la Spagna), in assoluto uno dei migliori locali dove mangiare a Gibilterra, in un ambiente estremamente elegante nella zona della marina. Qui, lo chef propone i classici della cucina indiana, dal murgh makhani ai vari kati roll per pranzo, tutti rigorosamente accompagnati da riso e naan (pane indiano).
La presenza spagnola: vini, tapas e hornasso
Pur essendo una colonia inglese, Gibilterra resta un piccolo pezzo di terra, di neanche 7 chilometri, situato geograficamente in Spagna. Per questo, l’influenza spagnola si sente, soprattutto in ambito enogastronomico: vi basterà andare in un altro degli indirizzi più raccomandati di Gibilterra, Vinopolis Gastrobar per accorgervene. Qui, infatti, sono presenti molti dei migliori vini spagnoli (con qualche novità dal Marocco che vi lascerà a bocca aperta), in abbinamento alle tapas, tra cui non mancano mai le Acciughe del Cantabrico, taglieri di Patanegra e bollo de hornasso, un dolce simile all’hornazo spagnolo, preparato con farina, zucchero, uova, burro, soprattutto durante le feste. Inoltre, ci sono anche altri piatti sia primi che secondi di pesce e di carne, cucinati in vari modi, proprio per rendere al massimo la complessità della cucina gibilterrina.
Infine, non dimentichiamo che il Maghreb è vicino, per cui non mancano ristoranti come Marrakech, dove trovare un ottimo cous cous marocchino.
Insomma, influenze e rimandi continui a paesi diversi, a migrazioni che nel tempo, come sempre, hanno determinato una grande ricchezza e un’affascinante varietà, dalla lingua alla cucina. Vi abbiamo incuriosito con il nostro racconto? State pensando di scegliere questa colonia d’Oltremare come meta del prossimo viaggio?