Un’inchiesta di Caterina Maddi.
Arriva un momento nella vita in cui ci si ritrova a tu per tu con i fornelli. Nella fase delicata dello “svezzamento universitario”, quando i ragazzi vanno a vivere da soli e devono imparare a badare autonomamente al proprio sostentamento, privati della rassicurante presenza di quel “qualcuno che cucina per te”, come si comportano? Si piegano facilmente al mercato del cibo spazzatura, diventando assidui frequentatori di fast food? Oppure si arrangiano come possono, diventando consumatori più oculati e cuochi d’esperienza?
I più fortunati hanno imparato a muoversi con dimestichezza in cucina osservano il lavoro sapiente della mamma. I più furbi hanno rubato qualche segreto alla nonna. I più attenti leggono le etichette; i più volenterosi si dilettano a sperimentare nuove ricette; i buongustai pretendono la qualità; i curiosi vanno alla ricerca di nuovi sapori. E poi ci sono gli svogliati, i disinteressati, i frettolosi, i pasticcioni, quelli che aprono il freezer, scongelano, riscaldano e mangiano.
C’è chi, per caso, scopre che stare ai fornelli è piacevole. Come Giulia, 23 anni, Università di Palermo: “Pensavo di essere inadatta, invece ho scoperto che cucinare mi piace molto e trovo che sia un momento in cui posso dedicare del tempo a me stessa. Ho resistito facilmente alla tentazione di abbandonarmi ai cibi fast food. Quando ho dei dubbi sul metodo di preparazione cerco su internet la ricetta et voilà: sto espandendo il mio menù!”.
Clelia, 25 anni, studentessa siciliana trapiantata a Pisa: “Adoro mangiare bene, e per fortuna mi piace anche cucinare. Se posso porto con me aromi, carne e pesce dalla Sicilia, ma per i prodotti che devo acquistare freschi, mi affido a quello che la Toscana offre: tagli di carne tipici, zuppe come la ribollita. Se vado a mangiare fuori scelgo spesso e volentieri menù a km 0, quindi con alimenti provenienti e cucinati nei pressi di Pisa.”.
Capita più o meno a tutti di fare una passeggiata tra gli scaffali del supermercato, di ammirare la carne in bella vista dietro il bancone di una macelleria, di scegliere la frutta e la verdura tra quella esposta sulle bancarelle al mercato. Alcuni pensano che andare a fare la spesa sia un vero e proprio spasso. Come Rossella, 22 anni, Università di Ferrara, “Perdo tantissimo tempo al supermercato e mi diverto. Mi piace
Eppure anche andare al supermercato comporta dei rischi per lo studente medio. “Mai fare la spesa depressi o affamati”, Anna, 23 anni, Università di Palermo “Se quando vado a fare la spesa mi trovo in una di queste due condizioni, compro l’impossibile. Soprattutto cose che so di non riuscire a consumare prima del periodo di scadenza. Il trend generale, comunque, è il compromesso tra cibo genuino e roba precotta. Purtroppo, essendo una frana in cucina con pochissima voglia di imparare, non posso che farmi tentare dalle schifezze industriali”.
C’è chi, come Francesco, 21 anni, Università di Palermo, pensa che il pranzo sia un vero e proprio rito: “La pasta non deve mancare mai. Deve essere condita con sughi sempre freschi fatti da me utilizzando verdure e ingredienti di cui conosco la provenienza. Spesso, quando mangio da solo, non accendo la tv, sento il bisogno di concentrarmi su quello che sto mangiando”. Al contrario, c’è anche chi crede che “l’idea di mettersi a tavola seduti a mangiare un piatto di pasta sia superata da tempo”.
La tendenza generale, comunque, è quella di adeguarsi al tempo a disposizione. Meno tempo equivale a una più alta probabilità di piegarsi alla filosofia del panino veloce. Caterina, 22 anni, Università di Siena, racconta: “Mi piace cimentarmi in cucina. Ma quando non ho tempo, soprattutto a pranzo, può capitare che mangi frettolosamente un piatto di pasta, un’insalata, o mozzarella e pomodori, insomma qualcosa di semplice. Desiree, 22 anni, Università di Palermo: “Non mangio quasi mai la pasta. Non perché non mi piaccia, ma quando sono sola preferisco arrostire una fettina e accompagnarla con l’insalata. In un quarto d’ora cucino, mangio e lavo i piatti”.
Molto dipende anche dalla stanchezza del momento: “Ho imparato a cucinare per esperienza, ma tante volte cucini e mangi di fretta perché hai fame e sei stanco”, Emanuele, 21 anni, Università La Sapienza di Roma. Tra l’altro, va da sé che lo studente universitario stia tanto tempo fuori casa. Pochissimi quelli che, vuoi per risparmiare vuoi per avere un reale controllo di quello che mangiano, si porta il pranzo da casa. La maggior parte sfrutta i servizi che l’Università offre: “Di norma non mi trovo mai a casa a pranzo. Preferisco andare sempre a mensa, e lì decidi tu cosa prendere. Io opto quasi sempre per un secondo con contorno di verdure. La sera, invece, cenando a casa preparo io e normalmente mi piace andare sul semplice. Non faccio mai cose complicate, il tempo preferisco impiegarlo in altro modo”, Matteo, 27 anni, Università di Ferrara.
Diffuso è il consumo di carne giudicata “un alimento semplice da preparare e con mille varianti”, come ci dice Sofia, 20 anni, Università Bocconi.
E se si decide di andare a mangiare fuori con gli amici? “Per quanto riguarda i ristoranti la scelta è tragica”, Vera, 23 anni, Università La Sapienza di Roma, “Spesso si fanno scelte in base al budget. Uno studente non può permettersi granché. Quindi quando si esce, la maggior parte delle volte si opta per la pizza”.
Molto di moda gli aperitivi, spesso a prezzo ridotto a scapito della qualità.
Il quadro che emerge da questa piccola indagine è vario. Ma in linea generica si riscontra che i ragazzi fuor
Caterina Maddi
L’immagine del supermercato è dell’utente flickr www.myfruit.it
L’immagine dell’aperitivo è dell’utente flickr frabattista
L’immagine della mensa è dell’utente flickr Cau Napoli