Il nuovo Coronavirus sta flagellando l’economia di molte attività commerciali, specialmente quelle della ristorazione, e in una città come Milano che fonda gran parte dei suoi introiti su questo settore, la situazione appare più critica che mai.
Una fotografia attuale vede un netto e importante calo per tutto il settore della ristorazione, e l’ultimo Decreto sottoscritto dal Presidente del Consiglio dei Ministri prima del 4 marzo, poi confermato da quello del 9 marzo, consente “le attività di ristorazione e bar dalle 6.00 alle 18.00, con obbligo, a carico del gestore, di predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”, pena la sospensione dell’attività. Un provvedimento che obbedisce alla necessità di contenere una situazione di emergenza, scoraggiando la frequentazione di luoghi affollati, e che ha spinto molti locali alla chiusura.
Prima dell’emanazione del Decreto del 9 marzo, al termine della settimana scorsa, avevamo chiesto ad alcuni di loro come stesse andando la loro attività, e cosa auspicassero per il futuro, tra speranza e realtà.
La movida di Dry quasi paralizzata
Tra i locali più in voga e frequentati di Milano c’è Dry, cocktail bar che accoppia la pizza gourmet ai cocktail ricercati, ed è al centro della movida meneghina.
“Non siamo mai stati chiusi, ma le cose sembrano peggiorare: stiamo subendo una flessione anche del 50%”, ci diceva il direttore generale Giovanni Biagini, la scorsa settimana. “Durante il week-end le cose vanno meglio, ma durante la settimana la situazione è decisamente drastica. Noi vorremmo continuare restando aperti con entrambi i locali ma bisogna capire ciò che è meglio fare. Ad oggi, non abbiamo ancora deciso nulla e il buon senso ci porterà a prendere la decisione più saggia, nonostante le cose continuino ad andar male troveremo la soluzione migliore per Dry e per i nostri affezionati clienti”. Riguardo al futuro, aggiungeva poi: “possiamo resistere un po’, ma secondo me fino a settembre la situazione rimarrà critica. In ogni caso, è difficile fare previsioni, perché è la prima volta che ci troviamo in una situazione del genere”.
Ristoranti del gruppo “MU”: la forza cinese a Milano
I locali del gruppo “MU” – MU dimsum e MU corso Como a Milano, MU fish a Nova Milanese e MU bao a Torino – in un primo momento, dal 24 febbraio, avevano cercato di mantenere aperte al pubblico le attività, fino a quando le disposizioni delle autorità locali e nazionali lo avrebbero permesso. Mentre gran parte dei ristoranti di Milano era stata costretta a chiudere per mancanza di clienti e il Sindaco Sala aveva fatto appello alla ripresa delle attività cittadine, la famiglia Zhou e i loro collaboratori avevano deciso di resistere e di provare a mantenere aperti i loro locali, pur con tutte le precauzioni sanitarie del caso. Inoltre, avevano anche messo in atto una campagna di informazione social su Facebook e Instagram: ogni giorno, raccontavano ai clienti la situazione all’interno dei locali, mostrando anche come i dipendenti stessi affrontassero la situazione e il senso di responsabilità che tutti percepiscono molto forte.
Sono state, infatti, ulteriormente potenziate le attività di sanificazione degli spazi, per assicurare il benessere dei lavoratori e dei clienti, mentre le attività quotidiane continuano senza sosta. “Si tratta di una decisione di gruppo, maturata dopo esserci riuniti e aver valutato i pro e i contro”, ci spiegava la scorsa settimana Liwei Zhou, titolare di MU Fish. “Restare aperti si sta rivelando un impegno importante (da un -80% si è “risaliti” a un -50% di affluenza) in termini economici e naturalmente abbiamo modificato i turni del personale. Ma la scelta di mantenere i nostri ristoranti aperti, nonostante tutto, deriva da un senso di responsabilità verso i dipendenti, verso i clienti fidelizzati e anche verso noi stessi, che da sempre puntiamo su una cucina cinese di qualità, controllata, con materie prime biologiche italiane, rispetto per l’igiene. Non abbiamo nulla da temere”.
A seguito dei provvedimenti stringenti, presi dal nostro Governo nelle ultime ore, il gruppo dei ristoranti MU ha deciso di fronteggiare l’epidemia chiudendo alcune sedi: riapriranno il 3 aprile la sede milanese di MU dimsum e quella torinese di MU bao, che sul proprio account Instagram ha però annunciato di essere a disposizione per tutti i torinesi che dovessero avere bisogno di aiuto per commissioni varie, pur nel rispetto delle distanze di sicurezza.
Restano aperto MU Fish, a Nova Milanese (solo a pranzo e rispettando norme accessi e distanze di sicurezza) e Mu di Corso Como: essendo un ristorante per lo più a vocazione take away e delivery, il servizio resta attivo pur con tutte le precauzioni previste dal decreto.
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I ristoranti cosmopoliti Spica e Cittamani, a seguito degli ultimi provvedimenti legislativi, hanno deciso di prendersi una pausa fino al 3 aprile.
“L’attività continua comunque con i normali menù alla carta, ma sicuramente i due locali risentono anche dell’impossibilità di usare i banchi bar molto attrezzati per cocktail e aperitivi, ripiegando sul servizio al tavolo” – raccontavano qualche giorno fa – “Anche nel nostro caso la diminuzione dell’affluenza c’è stata ed è stata importante, direi una media del -50/-60%, ma varia molto di giorno in giorno”.
Analoga decisione è stata presa dai frequentatissimi ristoranti di cucina italiana La Griglia di Varrone e Casa Lucia, che resteranno chiusi fino al 3 aprile. Infatti, come riportavano la scorsa settimana le addette stampa di [A + A] marketing and co, “il primo la settimana scorsa ha chiuso a pranzo ed è rimasto aperto a cena, mentre da questo lunedì ha riaperto sia a pranzo che a cena. Anche in questo caso il calo si sente, siamo sempre nell’ordine del -50% negli ultimi giorni, in miglioramento rispetto alla settimana scorsa. Finché le scuole resteranno chiuse e i dipendenti lavoreranno in smart working, le difficoltà persisteranno. Il secondo ha riscontrato un calo considerevole la settimana scorsa e ora pare essere in ripresa. Il fine settimana ha fatto bene alla ristorazione, le persone sono stanche di restare in casa e sono uscite un po’ di più, ma il perdurare dello stato di allerta naturalmente non permette una ripresa completa”.
Il tempio della cucina cinese in città
In uno dei ristoranti cinesi più famosi in città, Bon Wei, cosa sta accadendo? Lo abbiamo chiesto allo chef Zhang Guoqing e al direttore Zhang Le: “dopo aver fatto con il Capodanno Cinese un discreto successo, sono cominciate le prime defezioni, nonostante la materia prima da noi utilizzata sia sempre tracciabile e spesso italiana. A un certo punto, abbiamo deciso di chiudere come anche gli altri colleghi di fascia alta, perché non aveva alcun senso economico restare aperti. Abbiamo dato le ferie ai dipendenti come potevano. Ne abbiamo approfittato per fare lavori di restyling, come i pavimenti che richiedevano il locale vuoto per alcuni giorni, riapriremo mercoledì prossimo 11 marzo. Cercheremo di distribuire i coperti nelle tre sale il più distanti possibile. Ogni norma vigente verrà ovviamente osservata con scrupolosità” ci raccontavano la scorsa settimana, ma oggi, dopo la nuova ordinanza, comunicano che il locale resterà chiuso fino a nuovo avviso.
Trattoria Masuelli S. Marco: la storica trattoria
Non si poteva non interpellare il locale storico di Milano, la Trattoria Masuelli S. Marco: “la prima settimana di febbraio abbiamo registrato un calo del 60%, e lunedì 2 marzo abbiamo iniziato la settimana molto male, addirittura solo otto coperti! La situazione è difficile, anche perché tutti gli eventi milanesi sono stati posticipati, poi inizieranno le vacanze estive e quindi chissà cosa accadrà e quando la situazione migliorerà. Lavorando meno, però, ho potuto concentrarmi maggiormente sui clienti storici che continuano a venire, soprattutto sul profilo vino e cantina. Secondo me, è sbagliato chiudere e bisogna stare sempre sull’attenti, vedremo come si svilupperà, al momento proprio non so!”, raccontava Andrea Masuelli. Ad oggi, 10 marzo, sulla pagina Facebook della storica trattoria si legge: “Cari amici e clienti, dopo accurate valutazioni, vi comunichiamo che la Trattoria Masuelli È APERTA A PRANZO dal martedì alla domenica dalle 12,30 fino alle 15,00. Abbiamo messo in atto tutte le prescrizioni dettate dalle ultime disposizioni governative: distanziato i nostri tavoli, diminuito il numero di persone presenti in sala, sanificato gli ambienti e messo a vostra disposizione igienizzanti per le mani”.
Il Moro di Monza: le consegne a domicilio per affrontare l’emergenza
C’è poi anche il ristorante che aveva adottato un servizio di consegne a domicilio per continuare a lavorare e a servire la propria clientela. È il caso del ristorante Il Moro di Monza, che ci raccontava: “siamo sicuramente in un momento di emergenza e grande difficoltà, soprattutto per le regioni del Nord Italia come Lombardia e Veneto. Ma una peculiarità che da sempre ha caratterizzato gli italiani è quella di saper reagire con forza. I problemi non si subiscono passivamente con paura, ma si affrontano con volontà, idee e professionalità. Noi fratelli Butticè avevamo deciso, quindi, di andare incontro ai nostri clienti e di organizzarci per fornire un servizio unico nella nostra zona.” Anche loro, però, ad oggi si sono fermati aspettando nuove disposizioni.
Oltre ai ristoranti: qual è la situazione per le gelaterie?
Cosa è successo, invece, a un prodotto come il gelato? Lo abbiamo chiesto alla gelateria più famosa di Milano, Artico, che con i suoi due punti vendita detiene il record di coni venduti in città: “in Duomo, abbiamo avuto un -70%. La botta è molto pesante ed è legata al calo drammatico di presenze turistiche in zona e alla chiusura degli uffici: la formula smart working (tantissimi in zona Duomo) ha eliminato tutta le fetta di lavoratori nostri clienti. Solitamente in questo periodo ci prepariamo all’arrivo della primavera e dell’estate lavorando sulle assunzioni stagionali, e al momento siamo fermi restando con lo staff attuale, più avanti decideremo il da farsi.” Così raccontava Fabrizio Fioretti, socio fondatore di Artico Gelateria, che aggiungeva: “nel punto vendita storico nel quartiere Isola, invece, devo dire che il fatturato è rimasto più o meno invariato, perché la clientela è composta prettamente da milanesi e non turisti, che quindi continuano come sempre a entrare in gelateria, comprare il proprio cono e mangiarlo in strada. Una via che vogliamo percorrere più di quanto già non facciamo è quella di potenziare le consegne a domicilio con Deliveroo, Glovo, Cosa Porto. Tutto sommato, il gelato sta sopravvivendo a questa tragica epidemia!”.
Oggi, all’indomani dell’ordinanza straordinaria del Ministero, ci dice: “non sappiamo cosa fare, incentiviamo l’asporto e le consegne a domicilio, entrano due clienti alla volta. Stiamo comunque pensando di chiudere, ma vedremo di giorno in giorno cosa fare”.
Insomma, si fa quel che si può ma sempre con cognizione di causa e stringendo i denti, nel rispetto delle normative. Di fatto tenere aperto quando possibile, prendendo tutte le precauzioni del caso, ma cercando in ogni modo di non mollare, anche per dare un segnale sia ai clienti abituali sia alla città stessa. Forza Milano, forza Italia.