Quello di quest’anno è stato il decimo appuntamento che, nell’ambito della M.I.A. (Mostra Internazionale dell’Alimentazione) diRimini, ci vede coinvolti come CCPB srl (Consorzio Controllo Prodotti Biologici) e Consorzio il Biologico accanto a Rimini Fiera nell’organizzazione del convegno che ormai è diventato un appuntamento atteso dell’occasione fieristica riminese.
Abbiamo cominciato trattando di biologico in termini culturali e generali nel 2001, di certificazione nel 2002 e di capitolati di fornitura nel 2003. Nel 2004 si sono approfondite le problematiche nelle diverse forme di ristorazione, mentre nel 2005 abbiamo fatto il punto sulle conseguenze operative a seguito delle modifiche introdotte nel Reg. CEE 20992/91. Nei due anni successivi abbiamo posto le basi per una definizione compiuta del “bio catering” affrontando anche il tema “spinoso” del capitolato e del bando di gara.
L’anno scorso, dopo aver trattato il tema dell’educazione e dell’informazione, abbiamo ripreso il tema delcatering analizzandone le sfide future e, anche grazie al coinvolgimento della Regione Emilia Romagna, abbiamo pensato di proporre un concorso per le scuole elementari: cosa ne sanno del biologico i bambini e le loro famiglie, e cosa dovrebbero sapere.
Ma non abbiamo trascurato, anche questa volta, le tematiche “tecniche”: la mancanza di una chiara definizione di “cosa è biologico” nella ristorazione, sia essa scolastica o meno; se sia ormai giunto il momento di parlare più correttamente di “piatti bio” piuttosto che di “ristorazione bio”, considerando che l’introduzione degli ingredienti convenzionali debba avvenire nel rispetto di quanto stabilito nel Reg. CE 834/07, ed una maggiore attenzione delle gare d’appalto rivolta solamente agli ingredienti piuttosto che ai prodotti finiti. Inoltre, come cambierà il quadro normativo e giuridico dal 2011 per quanto riguarda l’attività di controllo e di certificazione, coinvolgendo tutti gli altri operatori del settore, tutti punti da analizzare in modo approfondito.
Il ruolo del “Bio” nel pasto fuori casa
Se valutiamo il peso del “fuori casa” anche in altri Paesi europei notiamo come l’Istat censisca un peso del segmento in Irlanda per il 51,7%, in Spagna per il 50 %, nel Regno Unito per il 48,1%, in Austria per il 42,7% ed in Grecia per il 49,1% sui consumi alimentari complessivi. Si tenga presente che a livello europeo la spesa media pro-capite per il “fuori-casa” ammontava nel 2005 a 245 euro ed il fatturato complessivo si collocava ad 80 miliardi di Euro.
Secondo una ricerca condotta da “Gira FoodService nei 15 Paesi occidentali dell’UE dal 2000 al 2006 il numero dei pasti offerti dalla ristorazione collettiva è passato da 4,3 miliardi di pasti a 5,1 con una proiezione al 2010 a 5,6 miliardi; in questo panorama l’Italia si colloca rispettivamente da 725 milioni a 798 per passare al 2010 a 850 milioni di pasti offerti. Il giro d’affari dei 15 è passato nel 2000 da 16,5 miliardi di Euro ai 20,1 del 2006, mentre per il nostro Paese dai tre ai 3,6 miliardi di Euro nel medesimo periodo, con una penetrazione di mercato che è passata dal 38,4 al 44,7%, mentre a livello dei 15 si è passati nello stesso periodo dal 25,1 al 29,8%. Sempre nell’ambito di questa indagine, nel 2006 il mercato si era così suddiviso: 53% dedicato all’aziendale, 24% alla socio-sanitaria, 20% alla scolastica e 3% ad altri settori.
di Fabrizio Piva e Luciano Didero.