L’aumento dei prezzi ha messo in discussione le dinamiche della «filiera lunga» e le politiche della grande distribuzione. Persi nel labirinto delle filiere, c’è chi indica la vendita diretta come unica via d’uscita. È questa una delle cause del grande successo dei mercati del contadino che, dal forcone alla forchetta, promettono di portare prodotti di qualità dai campi direttamente sulla tavola. Tra la le tante varianti, ecco la proposta di Coldiretti.
I Farmer’s Market patrocinati da Coldiretti
I farmer’s market sono nati negli Stati Uniti nel 1943, attualmente se ne contano più di 3.000 e il valore delle vendite ha superato i 550 milioni di dollari l’anno. In Italia piccoli mercati di vendita diretta degli agricoltori esistono da molto tempo, ma è stato grazie al Decreto del 1 gennaio 2008, emanato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che per la prima volta sono stati regolamentati i farmer’s market.
Ma cosa spinge il consumatore a preferire questi piccoli mercati alla grande distribuzione? I fattori che concorrono sono molti e tra questi spicca la volontà di ricercare prodotti di qualità, il desiderio di riavvicinarsi ai «buoni sapori di una volta» e , non meno importante, la ricerca del risparmio.
Una delle spinte che ha contribuito al successo dei mercati del contadino è la volontà di portareproduttore e consumatore a contatto diretto limitando al minimo i passaggi della filiera che, a quanto pare, contribuiscono all’aumento dei prezzi e alla distorsione dei mercati.
I mercati del contadino costituiscono una fonte di reddito immediata per i produttori locali e in questo modo tutelano anche l’agricoltore stesso che non è più obbligato a sottostare alle politiche della grande distribuzione. A volte infatti può succedere che l’agricoltore sia costretto dalla grande distribuzione a vendere a un prezzo inferiore rispetto a quello di produzione (e questo è il caso dei cosiddetti prodotti «civetta», ossia quelli venduti sottocosto nei grandi supermercati) o a lasciare in campo le coltivazioni che, in un dato momento e per ragioni di mercato, non risultano più convenienti (perché magari possono essere acquistate a prezzo inferiore da un altro continente), obbligando così il coltivatore a buttar via un raccolto o a sotterrarlo. Liberando il produttore dai vincoli della grande distribuzione, la filiera corta contribuisce anche a ridurre gli sprechi e a rispettare l’ambiente.
Su www.campagnamica.it si possono trovare tutti i farmer’s market riconosciuti da Coldiretti, il sito www.mercatidelcontadino.it ne raccoglie molti altri.
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