Tra i palati più difficili da conquistare ci sono, spesso, quelli dei bambini. Diffidenti rispetto a quanto non conoscono, non è raro che cambino abitudini repentinamente mano a mano che crescono oppure che rifiutino, con assoluta intransigenza, alcuni alimenti sani. Convincere i bambini a mangiare frutta e verdura, però, è fondamentale perché una dieta salutare sin da piccoli è un investimento sul futuro. Come gestire i “no” e perché è importante insistere? L’abbiamo chiesto alla dietista Nadia Zeoli, Ufficio Qualità Prodotto e Sicurezza – Area Emilia Est di CIRFOOD e curatrice del progetto Dieta di Gusto.
Convincere i bambini a mangiare frutta e verdura: perché è importante?
“Frutta e verdura – spiega la dottoressa Zeoli – sono alimenti imprescindibili della dieta, soprattutto dei bambini, perché consentono l’assunzione di micronutrienti, minerali e vitamine fondamentali che si trovano solo in questi cibi.” Ecco perché si suggerisce di predisporre almeno 5 porzioni al giorno, privilegiando prodotti di stagione e freschi, “ancor meglio se da agricoltura biologica o a lotta integrata.”
È importante, dunque, partire già dalla colazione con un frutto, della macedonia, un succo di frutta. La dietista suggerisce di variare le proposte per non annoiare i bambini e far loro assumere un ampio ventaglio di nutrienti. “A pranzo e cena, invece, consiglio di consumare la verdura prima del pasto principale. Ciò è vantaggioso per due motivi: da un lato, il bambino sarà più affamato e mangerà probabilmente più volentieri la sua insalata o la vellutata. Dall’altro, questione che riguarda più gli adulti, ai quali però spetta dare l’esempio, le fibre hanno un effetto di diminuzione del livello di glicemia, per cui un’insalata mangiata prima della pasta fa sì che la fibra vada a ridurre l’assorbimento dei glucidi, garantendo un migliore equilibrio tra glicemia e insulina.”
Perché evitano proprio frutta e verdura?
Ci sono diverse ragioni, alcune anche soggettive, per cui i bambini tendono a rifiutare proprio frutta e verdura. “Ricordiamo – sottolinea la dottoressa Zeoli – che esistono gusti innati che fanno parte del patrimonio del bambino e che non muteranno mai, e gusti che si possono modificare, magari provando a variare preparazione e presentazione.”
In generale, i bambini evitano ciò che non conoscono o riconoscono, e a tal proposito assume particolarmente rilevanza il colore del cibo. “Durante lo svezzamento – spiega la dietista – si tende ad alimentare i bambini con cibi che ricordano il latte, alimenti chiari e con consistenze morbide. Quanto di più distante dal verde dell’insalata, dal viola delle melanzane, dal rosso di pomodori e peperoni: tutte sfumature cromatiche che successivamente possono risultare strane e venire quindi evitate.”
Inoltre, sembra essere rilevante anche il fatto che la verdura non abbia un sapore particolarmente gradevole e che, inizialmente, può risultare per questo poco gratificante. Per i motivi sopra elencati il bambino può tendere al rifiuto delle verdure: “teniamo in considerazione che a partire dai 2 anni e mezzo circa, i bambini cominciano a mutare i gusti, e quello che inizialmente poteva essere per loro un gusto conosciuto e “buono” non è detto che possa permanere nel futuro.”
I consigli della dietista per i genitori
“Il genitore è lo specchio del bambino” ricorda la dietista per sottolineare quando l’esempio che mamma e papà danno ai figli può essere fondamentale anche in ambito alimentare. “È importante che ci sia coerenza all’interno della famiglia per mostrare ai più piccoli che tutti insieme si mangiano frutta e verdura.”
Che strategie attuare, dunque, per convincere i bambini? La dietista suggerisce di cominciare con la fantasia: “proporre spesso i cibi, senza stancarsi mai, cambiando preparazioni e ricette. Giocate con il piatto, tagliando e disponendo le verdure con creatività. Sicuramente all’inizio è faticoso, ma piano piano non mancheranno le soddisfazioni.”
Un’altra soluzione è quella di tagliare frutta e verdura in pezzi che consentano al bambino di mangiare da solo, spingendolo almeno ad assaggiare tutto, senza imporsi in maniera eccessiva per scongiurare il rischio di indurre un rifiuto ancora più ferreo. “Non è semplice convincere il bambino a mangiare frutta e verdura – conclude l’intervistata – ci vogliono tempo e motivazione, ma sforzarsi ad attuare un approccio diversificato porterà dei risultati.”
[elementor-template id='142071']Quale ruolo per la ristorazione scolastica?
Soprattutto tra i 3 e i 10 anni oltre all’esempio dei genitori è fondamentale anche quello di maestre e compagni. Proprio in questa fase sono la scuola e la ristorazione scolastica ad assumere un ruolo cruciale a cui riservare un’attenzione accurata. “Il pasto della mensa – spiega la dietista facendo riferimento a CIRFOOD – viene preparato in base a un menù equilibrato e in condizioni igieniche ideali, prestando attenzione al bilanciamento degli alimenti, scegliendo materie prime controllate, variando costantemente le proposte nella settimana e nel mese.”
L’obiettivo primario che si cerca di proporre durante il pasto della mensa è contribuire all’educazione alimentare dei bambini, magari trasmettendo le informazioni anche alle famiglie. “Durante gli incontri che svolgiamo regolarmente con i genitori – spiega l’intervistata – spieghiamo e suggeriamo a mamme e papà – che piatti preparare a casa per bilanciare la dieta dei bambini con quanto mangiano a scuola durante la settimana.”
Tra le altre cose, proprio a scuola è possibile provare ad aiutare i bambini ad integrare nella dieta gli alimenti che generalmente rifiutano, facendo leva sulla varietà delle preparazioni, sull’esempio dei compagni e su tutte quelle strategie che la dietista propone ai genitori da replicare a casa.
“Dieta di Gusto”, per l’inclusione di tutti gli alimenti
Ampliare la gamma dei cibi che i bambini mangiano è proprio il progetto di “Dieta di Gusto”, un programma che la dietista di CIRFOOD realizza nel Comune di Formigine, in provincia di Modena con i piccoli utenti e con i genitori che usufruiscono del servizio mensa. L’obiettivo è stimolare il bambino ad accettare un’alimentazione più varia e ricca, a partire da quanto accade a scuola e lavorando proprio sui “no” ad alcuni cibi. “I genitori, supportati da una certificazione del pediatra, ci spiegano quali sono le problematiche per cui un bambino rifiuta un determinato cibo e si cerca un accordo per proporgli un menù con i piatti che gradisce di più.” Il “patto” prevede poi che, gradualmente, si inserisca almeno un piatto alla settimana tratto dal menù ordinario, con l’auspicio di stimolare il bambino ad un’alimentazione sempre più varia.
“Fino ad ora i bambini coinvolti sono circa dieci – riflette la dottoressa Zeoli,- e i risultati sono incoraggianti. In un anno si riescono ad integrare circa 3 piatti nuovi, dipende dai casi. Già stimolare il bimbo o la bimba ad assaggiare nuovi piatti o singoli ingredienti è un piccolo successo.” La verifica dei risultati è costante, attraverso un sistema di feedback che coinvolge le famiglie, CIRFOOD e le scuole.
Secondo l’intervistata, il progetto di “Dieta di gusto” funziona perché mette il bambino al centro, accompagnandolo gradualmente all’approccio con alimenti nuovi o inizialmente ostici, e contemporaneamente il genitore, si sente rassicurato, del consumo del pasto da parte del suo bambino. Certo, non si può considerare una panacea contro ogni rifiuto dei figli, ma uno spunto efficace da provare a replicare, se non a scuola, almeno a casa perché, è bene ricordarlo, una dieta salutare sin da bambini li aiuta a crescere sani, riducendo il rischio di sovrappeso e obesità che, a loro volta, possono portare a patologie anche gravi.
Quali sono le strategie secondo voi più efficaci per convincere i bambini a mangiare frutta e verdura?