Coltivatori di Emozioni, il progetto che ti permette di adottare un agricoltore a distanza

Coltivatori di Emozioni

 

L’Italia è in larga parte un Paese agricolo, fatto di piccoli centri e centinaia di aziende a gestione familiare in cui i segreti della terra si tramandano di generazione in generazione. Ma parte di tutto ciò è oggi a rischio: l’abbandono dei borghi, soprattutto di montagna, e di ettari terreno oggi incolti mettono a repentaglio la sopravvivenza di questa coltura collettiva. Da questa preoccupazione e con l’ambizione di fare qualcosa di concreto a sostegno della tradizione agricola, nasce Coltivatori di Emozioni, start up e piattaforma che permette di “adottare a distanza” un contadino e la sua azienda, tutelandone il lavoro e la storia. Per conoscere meglio questo progetto abbiamo intervistato Biagio Amantia, co-fondatore della piattaforma.

Coltivatori di Emozioni: l’idea di “salvare” i contadini tramite l’adozione a distanza

Foto di Coltivatori di Emozioni

“Coltivatori di Emozioni” ci racconta Biagio, “nasce nel 2016 da un gruppo di appassionati di agricoltura, natura, tradizioni e tipicità locali che si è domandato come evitare quella che potremmo chiamare estinzione di un certo tipo di cultura contadina in Italia.” L’idea era che, sebbene in un Paese con numerosi prodotti agroalimentari censiti e una storia secolare, fosse necessario agire per tutelare le tradizioni agricole custodite da pochi piccoli produttori che, per i fondatori, ne sono il vero cuore.

La piattaforma, dunque, si pone l’obiettivo di recuperare i terreni incolti, aiutare l’inserimento e reinserimento lavorativo, avvicinare il consumatore alla cultura e alle attività agricole. Per farlo crea un collegamento diretto tra utente/consumatore e contadino utilizzando il modello dell’adozione a distanza. Così nasce la call to action “Adotta una tradizione”, un servizio che si può acquistare direttamente online e permette a chi lo desidera di selezionare e sostenere un agricoltore e ricevere, in cambio, i prodotti della tradizione.

 

“Il progetto non si limita soltanto a fornire un prodotto come ricompensa del sostegno” ci racconta ancora il co-fondatore, “ma abbiamo voluto che ogni adozione generasse un contributo lavorativo per l’agricoltore.” Il consumatore indirettamente dona delle ore di lavoro all’azienda (anche senza acquistare necessariamente un prodotto) che vengono impiegate per svolgere alcune mansioni specifiche o stagionali, “ad esempio in periodo di vendemmia le ore vengono impiegate per assumere un bracciante per la specifica mansione.”

Un ponte tra consumatore, produttore e storie

Coltivatori di emozioni prodotti
ColtivatoriDiEmozioni/facebook.com

Lo scambio tra consumatore e produttore va ben oltre gli aspetti gastronomici e lavorativi. Infatti, per raggiungere il suo obiettivo, Coltivatori di emozioni si impegna a creare anche un ponte di conoscenza tra i due. Sin dalla fase di scelta, direttamente sul sito, l’utente può scoprire le aziende agricole, ascoltando le voci dei produttori, guardando le fotografie scattate nei campi e continuando a seguire l’attività per un anno dopo il momento dell’adozione in sé e per sé.

Biagio aggiunge che “abbiamo scelto questo nome perché il nostro fine non è tanto vendere il prodotto, ma valorizzare quello che ci sta dietro: il racconto delle emozioni che provano gli agricoltori a contatto con la natura.” In questo senso, Coltivatori di Emozioni si definisce un’esperienza di “social farming”, proprio per l’accento posto sulla condivisione e per via del ruolo centrale svolto dal digitale.

Come “adottare una tradizione”

Chi sceglie di adottare una tradizione può scoprire, sul sito, le storie e i prodotti delle 30 aziende che sono coinvolte nella rete. “Sono tutte selezionate da noi, aderiscono a un disciplinare interno a garanzia sia della qualità dei prodotti sia di rispetto, trasparenza e rendicontazione di quanto ricevono, e andiamo direttamente in loco a conoscerle di persona” spiega il co-fondatore, che aggiunge come siano poche realtà attivamente coinvolte nel progetto. “Si tratta di piccole attività a gestione familiare, spesso giovani, attente al mondo digitale e consapevoli dell’importanza della cooperazione, nel mondo dell’agricoltura, per sopravvivere.”

Adotta una tradizione
Foto di Coltivatori di Emozioni

Producono alimenti tipici del territorio come il farro della Garfagnana, il Riso Rosa Marchetti, il Peperone di Pontecorvo DOP, i grani antichi siciliani e molti altri. “È importante che queste realtà spostino appieno il nostro obiettivo” sottolinea Amantia, “e noi ci facciamo garanti rispetto al consumatore. Inoltre, gestiamo anche la logistica, le spedizioni e teniamo aggiornate le persone che hanno scelto l’adozione.”

Il co-fondatore ci spiega, poi, che ci sono anche diverse aziende che hanno scelto di aderire all’iniziativa, utilizzando poi i prodotti per attività di green marketing o come premi per i dipendenti. “Mentre le persone che scelgono di adottare una tradizione sono spesso già sensibili al tema dell’ecologia e della sostenibilità e desiderano sostenere attivamente un nuovo ciclo naturale. Soprattutto durante il lockdown, abbiamo visto una crescente attenzione da parte delle persone, sempre più pronte a sostenere i prodotti tipici italiani e i piccoli produttori che li curano.” L’utente può, per l’appunto, scegliere tra tre opzioni di adozione divise per prezzo, oppure una “box” mista di più agricoltori composta ogni mese dal team di Coltivatori di Emozioni, e riceverà subito i prodotti, il certificato di adozione e la dedica personalizzata di una pianta. Per tutto l’anno successivo continuerà a essere aggiornato sulla vita dell’azienda agricola e potrà, in qualsiasi momento, replicare l’adozione.

 

Avevate mai pensato a questa opportunità?

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