di Silvia Salomoni. La parola Cocktail in inglese significa letteralmente coda di gallo. Meno letteralmente indica una miscela di distillati di liquori e altri liquidi. Il senso del Cocktail è la ricerca dell’equilibrio tra ingredienti diversi: la base è sempre un distillato importante (leggasi whisky, cognac, acquavite, gin, etc.), a cui si aggiungono elementi modificanti che danno il gusto amaro, dolce, acido, aromatico, dissetante, o tonico. Il ghiaccio non manca quasi mai, perchè contribuisce ad amalgamare e allunga leggermente la miscela. Si possono aggiungere poi elementi decorativi, i più ricorrenti sono olive, ciliegie, cipolline, scorze di arancia e limone, foglie di menta. La preparazione di un Cocktail è un’operazione molto precisa, che coinvolge strumenti specifici: secchiello e pinza per il ghiaccio, shaker, mixing glass o mixer, passino per il travaso nel bicchiere, palettina per mescolare, coltellini e cucchiai di varia misura, cavatappi e pinza per tappo di spumante e champagne. Ogni cocktail poi richiede un bicchiere dedicato: si va dal semplice calice alla provetta, dalla flûte alla coppetta da cocktail, dall’old-fashioned al tumbler, dallo highball al collins.Ci sono tanti modi per classificare i Cocktails. A seconda di quando si consumano si parla di Pre dinner e After dinner. I primi sono aperitivi, moderatamente alcolici, di solito effervescenti e amarognoli, da servire con qualche stuzzichino. I secondi arrivano nel dopo cena, da non confondere con i digestivi, più decisi in quanto ad alcol, con parti di liquori e creme. Oppure si può distinguere per volume, tra Short e Long drinks. Gli Short drinks sono ad alta gradazione alcolica, per questo si servono in quantità ridotte (tra 6 e 9 cl). I Long drinks sono misture, talvolta persino analcoliche, da servire quasi sempre ghiacciate, in notevoli quantità (oltre i 13 cl) e in bicchieri capaci. In mezzo ci sono ovviamente i Medium drinks, mediamente alcolici e mediamente abbondanti (appunto!).Storicamente il Cocktail nasce assai prima dell’invenzione dell’Happy Hour e dell’istituzione dell’aperitivo. Già gli antichi Romani facevano delle misture di vino e di sostanze aromatiche (miele, anice e altre), abitudine che continuò anche nel Medioevo. I primi esempi di vero e proprio bere miscelato risalgono però all’inizio del XIX secolo, con i cosiddetti sling, liquori addizionati di acqua e zucchero. Comunque, l’idea della miscela alcolica è di stampo anglosassone, infatti è inglese tutto il lessico che ne deriva. Però rimangono dei dubbi sull’etimologia del nome: Cocktail è indubbiamente una parola inglese, ma l’origine forse viene dai cugini d’oltremanica. Si racconta che un medico francese, tale Antoine Peychaud, avesse sperimentato una miscela con cognac, amaro di erbe, zucchero e spezie, emulsionandola in un portauovo, il coquetier, vi dice niente? Un’altra pista conduce al coquetal, bevanda diffusa nel XIX secolo nella zona di Bordeaux, preparata con vino aromatizzato.Il destino e la fama di un cocktail sono direttamente proporzionali alla moda e alle tendenze, soprattutto quelle che ci arrivano via cavo. L’esplosione del Martini, è risaputo, si deve al tenebroso James Bond, che ne consumava quantità industriali rigorosamente shaken not stirred (agitato, non mescolato). Il Cosmompolitan e il Manhattan, invece, sono spesso sulla bocca (e nello stomaco) di Carrie e compagnia, del telefilm cult Sex and the City. Per il Grande Lebowski solo White Russians, mentre per Richie dei Tenenbaum solo Bloody Mary. Per non parlare di Tom Cruise, giovane Flanagan alle prese con le circonvoluzioni di bottiglie nel film Cocktail del 1988, che ha sollevato l’interesse per l’Exibition Flair (l’arte del barman che con le bottiglie si esibisce in numeri acrobatici durante la preparazione del cocktail). Non solo cinema e televisione: da quando Cuba ha aperto le sue frontiere al turismo siamo invasi dal Mojito e la popolarità del calore brasiliano ha contribuito di gran lunga alla diffusione della Caipirinha. Tra tutte le ricette, alcune vengono decretate come le più popolari e aggiunte all’albo dei cocktail internazionali registrati: una lista ufficiale in continuo aggiornamento a cura della IBA (International Bartenders Association).Senza andare troppo lontano, ecco dal nostro Ricettario alcune idee per i vostri aperitivi estivi! Martino suggerisce: ,Martini Dry, Martini Perfect, Martini Sweet, Caipirinha, Manhattan, Margarita e Mimosa.Mentre questi sono i cocktails che hanno proposto i nostri lettori: Rob-roy, Americano, Tintoretto, Continental Cocktails, Bellini, Rossini e Adam’s Delight di Annapz; Screwdriver e Alexander di Debora, Cosmopolitan e Vesper Martini di Rumiko, Apple Martini e Martini Pleasure di Nutella e Spritz di Joja.Ricorda: Bevi bene, bevi poco… E mai prima di guidare!
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Direttore Responsabile Elena Rizzo Nervo - Data Protection Officer (DPO): Avv. Silvia Stefanelli 051/520315Â privacy@cirfood.com
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