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Junk food e allergie alimentari nei bambini: uno studio italiano evidenzia un legame

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Torniamo a parlare di junk food, il cosiddetto cibo “spazzatura”, che di recente è finito nel mirino a causa di uno studio italiano del Ceinge Biotecnologie avanzate Franco Salvatore di Napoli. In questi anni gli alimenti ultra-processati e zuccherati sono stati evidenziati come i primi responsabili di un aumento del sovrappeso e dell’obesità infantile, che continua a essere un’emergenza per il nostro Paese con uno dei tassi più alti a livello europeo, vicini al 40%. Colpevoli sono la diffusioni di cattive abitudini alimentari, uno stile di vita sedentario e anche la forte la forte influenza che il marketing esercita sui comportamenti alimentari dei più piccoli esaltando cibi troppo zuccherati, salati o grassi e poveri dal punto di vista nutrizionale. Ma questi non sarebbero solo responsabili di obesità e sovrappeso: secondo un nuovo studio, al consumo di questo tipo di prodotti, è associato una crescita delle allergie alimentari nei bambiniVediamo com’è stato svolto lo studio e quali sono i risultati emersi. 

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Allergie alimentari nei bambini: i dati 

L’allergia alimentare (identificata come FA) è uno dei disturbi allergici più comuni in età pediatrica ed è considerata un problema di salute globale, in particolare nel mondo industrializzato. Sono più di 170 gli alimenti identificati che possono provocare reazioni allergiche. Purtroppo, come evidenziano diversi rilevamenti a livello mondiale, si è registrato un trend negativo: l’incidenza di queste forme allergiche sarebbe aumentata nei bambini, con una conseguente crescita della prevalenza, della gravità delle manifestazioni cliniche e del rischio di persistenza in età avanzata. Non solo: secondo alcuni dati epidemiologici, dal 2010 è stato evidenziato un aumento fino a sette volte dei ricoveri ospedalieri per reazioni allergiche gravi agli alimenti nei bambini nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Italia e in Australia. 

Lo studio del Ceinge Biotecnologie avanzate Franco Salvatore di Napoli ha notato che i casi di allergia alimentare sono aumentati in maniera significativa negli ultimi dieci anni (circa il 34 %), con una prevalenza tre volte maggiore nei bambini di età inferiore ai 3 anni. Dati preoccupanti, che hanno spinto i ricercatori a indagare le cause di una crescita così consistente e rapida. 

Cibo spazzatura e allergie: cosa emerge dallo studio italiano 

Le cause delle allergie alimentari non sono chiare e da tempo vengono indagate. Secondo alcuni studi, queste sarebbero da individuare in un mix di genetica e di fattori ambientali, mentre la nuova ricerca italiana ipotizza un possibile legame tra junk food e FA, andando ad aggiungere un importante tassello in questa indagine.

Lo studio è stato condotto da Roberto Berni Canani, ordinario di Pediatria, Direttore del Programma di Allergologia Pediatrica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, e Direttore del Laboratorio di ImmunoNutrizione del CEINGE, su una popolazione totale di 105.151 bambini della Regione Campania. A finire nella lente dei ricercatori sono proprio questi alimenti ultra-processati, a basso valore nutrizionale e ad elevato contenuto di grassi o zuccheri tipici di alcune preparazioni industriali. Come sottolinea il prof. Berni Canani, si tratta di cibi che contengono troppi zuccheri, sale, carboidrati e grassi idrogenati e sono invece poveri di fibre, proteine, vitamine e minerali, nutrienti preziosissimi per la salute dell’organismo.

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Perché i cibi spazzatura favoriscono lo sviluppo di allergie?

Fin qui niente di nuovo, insomma. L’aspetto di novità è che lo studio – condotto su una popolazione di pazienti pediatrici affetti da FA e in una di bambini sani – ha evidenziato come il consumo di questi alimenti “spazzatura” era quasi il doppio nei bambini con allergia alimentare rispetto ai loro coetanei sani. “In più, con una tecnica non invasiva che permette di studiare l’accumulo delle sostanze dannose presenti in questi alimenti nella pelle dei bambini, utilizzata per la prima volta in età pediatrica in questo studio, abbiamo dimostrato un accumulo molto maggiore di queste sostanze nei tessuti dei bambini affetti da allergia alimentare” spiega il prof. Berni Canani.

Per trovare un nesso causale tra esposizione a cibi ultra-processati e sviluppo di allergia alimentare, i ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti su cellule umane. Ne è emerso che i cibi spazzatura sono dei “potenti induttori di allergia alimentare in quanto in grado di determinare severe alterazioni della barriera intestinale, infiammazione e forte risposta allergica”. 

Il ruolo degli AGE

Gli alimenti ultra-processati contengono infatti alti livelli di prodotti finali della glicazione avanzata (Advanced Glycation End-products, i cosiddetti AGE): si tratta di una serie di composti chimici che si producono quando gli zuccheri si combinano con proteine o grassi tramite un processo che si chiama glicazione o glicosilazione non enzimatica. In parte, queste molecole sono prodotte anche con il nostro metabolismo (a livelli non nocivi), ma per la maggior parte vengono assunte con la dieta in quanto si creano durante la fase di cottura degli alimenti, soprattutto ad alte temperature. Si possono trovare quindi sulle superfici dorate o abbrustolite di cibi fritti, grigliati o tostati, e nei cibi ultra-lavorati come snack, cereali e altri alimenti. Ma non solo: queste sostanze spesso vengono aggiunte a livello industriale ad alcuni prodotti per esaltare i sapori e gli aromi. 

Purtroppo, negli ultimi anni si è registrato un aumento del consumo di AGE che si accumulano all’interno e all’esterno delle cellule interferendo con le loro funzioni. Sempre più studi stanno evidenziando come queste sostanze, in quantità elevate, siano correlate a una crescita preoccupante di processi infiammatori e di stress ossidativo nocivi per la nostra salute. Gli AGE possono legarsi alle proteine, alterandone struttura e funzione, o attivare attraverso dei recettori dei segnali nelle cellule che portano alla produzione di radicali liberi e molecole infiammatorie. Tra questi recettori, i ricercatori hanno indagato su RAGE (Receptor for Advanced Glycation End Products): quando viene attivato, questo stimola la produzione di molecole che scatenano l’infiammazione e coinvolte nelle reazioni allergiche.

Il ruolo di RAGE era già noto da tempo alla comunità scientifica in quanto legato a una serie di condizioni gravi, come il diabete. Lo studio italiano ha sottolineato come nei bambini con FA siano stati osservati un apporto alimentare di AGE e un accumulo cutaneo significativamente più elevati rispetto ai controlli sani di pari età. Non solo: i meccanismi di infiammazione e stress ossidativo sono “mediati almeno in parte dall’interazione con i loro recettori sulla superficie cellulare per i prodotti finali della glicazione avanzata (RAGE)”, come specifica lo studio. Questi dati, a sostegno di un potenziale ruolo degli AGE alimentari nel facilitare l’insorgenza di FA, suggeriscono l’importanza di limitare l’esposizione agli AGE nei bambini come strategia preventiva contro questa condizione comune.

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Più alimenti freschi e cotture a bassa temperatura

È bene specificare che piccole quantità di AGE non costituiscono un danno. Il problema emerge quando si ha un accumulo di queste sostanze, dovuto a una dieta scorretta e ricca di cibi eccessivamente lavorati e poveri dal punto di vista nutrizionale. Basti pensare che, stando ad alcune rilevazioni condotte negli Stati Uniti, il 67% delle calorie della dieta di un bambino proviene da alimenti ultra-processati. Una tendenza che, come sottolinea il prof. Berni Canani, è in aumento anche nel nostro Paese.

Lo studio ha quindi una grande rilevanza proprio per comprendere le cause dell’aumento così preoccupante delle allergie alimentari nella popolazione pediatrica che, come abbiamo visto, rappresenta un problema di salute non solo nazionale ma globale. Proprio per cercare di prevenire le FA e quindi invertire il trend negativo, il prof. Berni Canani consiglia di “ridurre drasticamente il consumo di alimenti commerciali ultra-processati e favorire il consumo da parte dei nostri bambini di alimenti freschi e ricchi di frutta, verdure, olio d’oliva, pesce e legumi”. Il tutto meglio se cotto a basse temperature o a vapore, in quanto abbiamo visto come gli AGE si producono quando c’è un’eccessiva lavorazione e cottura ad alte temperature degli alimenti.

 

Fonti:

ceinge.unina.it

thesis.unipd.it


Immagine in evidenza di: margouillat photo/shutterstock.com

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