Se la parola d’ordine di questi nostri tempi è innovazione, anche il settore alimentare deve adeguarsi, e spingersi addirittura oltre i confini della Terra. Ebbene sì, perché se le missioni spaziali non sono più solo trame dei romanzi di fantascienza ma progetti concreti, emerge la questione cruciale del cibo per lo spazio. Come garantire pasti nutrienti, salutari e persino gustosi a coloro che si apprestano a diventare i pionieri della nuova frontiera, quella interstellare?
In questo scenario avveniristico e affascinante, l’Italia gioca un ruolo da protagonista grazie a SuiteFood, una startup innovativa al femminile che si è lanciata nella sfida di elaborare soluzioni alimentari plant-based destinate a rispettare i principi di sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale ma anche a supportare le esigenze degli astronauti. Attraverso le parole di Emmanuela Alesiani, CEO e founder, scopriremo come il cibo sia un ambito che richiede creatività, innovazione e una profonda conoscenza delle necessità umane, anche nelle condizioni più estreme.
Una startup innovativa tutta al femminile che guarda allo Spazio
SuiteFood nasce a ottobre del 2020 grazie all’esperienza di innovation manager di Alesiani. “La nostra mission è stata sin da subito quella di connettere persone e culture attraverso il cibo”, spiega. L’idea iniziale verteva sull’esplorazione a tutto tondo del gusto e della biodiversità alimentare, “che non è solo quella europea” sottolinea Alesiani. “Abbiamo analizzato più di 36.000 specie di vegetali ed erbe orientali diverse, creando anche una community per capire necessità e gusti delle persone, e individuare quali di questi sapori fossero più affini a quelli europei – il nostro mercato di riferimento”.
“Nello stesso periodo sono diventata membro del consiglio direttivo dell’Italian Institute for the Future – racconta Alesiani – il che mi ha spinto a progettare prodotti alimentari che possano nutrire sia gli abitanti della Terra ma anche, perché no, i futuri abitanti della stazione spaziale internazionale”. La startup milanese ha quindi sviluppato una serie di prodotti, plant based e waterless, dal volume e peso ridotti.
Ma andiamo ad approfondire meglio come si creano questi alimenti, e perché può essere una soluzione valida anche per noi qui sulla Terra.
La tecnologia che guarda al futuro del cibo per lo spazio (e per la Terra!)
“Sono una grande appassionata delle tecnologie legate al mondo dell’alimentazione” racconta Alesiani “tra queste ce n’è una, la crioessiccazione, che avevo già conosciuto quando ero innovation manager in azienda e mi aveva sempre incuriosito, perché permette di creare dei cibi che non sono solamente buoni, che non solo mantengono inalterate tutte le caratteristiche nutrizionali ma che, riducendo il volume, diminuiscono anche i costi di trasporto”.
Quella dell’impatto ambientale è infatti una questione critica per il nostro pianeta. “Siamo figli della Via della Seta” spiega Alesiani “che ci ha regalato prodotti, erbe e spezie che dall’Oriente sono entrati nelle tradizioni culinarie di tutta l’Europa, sviluppando anche una ricca biodiversità. Al giorno d’oggi, però, trasportare cibo da un continente all’altro ha un impatto ambientale notevole”.
E anche scegliere il cibo fresco, a chilometro zero, rappresenta un potenziale rischio. “I prodotti freschi, purtroppo, sono soggetti a un enorme spreco alimentare e inquinano tantissimo. Pensiamo a quando mangiamo una banana o un avocado: da dove arrivano? Quale viaggio hanno fatto per arrivare fino alla nostra tavola? Senza contare poi quanto cibo sprechiamo gettandolo via direttamente dal frigorifero”. In questo contesto, l’innovazione in campo alimentare è un sicuro vantaggio: vediamo in che modo.
[elementor-template id='142071']Crioessiccazione e spray drying, quando la tecnologia incontra l’alimentazione
La tecnica della crioessiccazione (o freeze drying) permette di liofilizzare cibi e bevande mantenendone però il gusto. È un processo per cui i prodotti vengono abbattuti a -200/300°: tutte le particelle di acqua si disperdono e quella che rimane è l’essenza degli ingredienti.
“Un altro procedimento che utilizziamo in SuiteFood è lo spray drying: in un’autoclave viene sparata aria calda che fa evaporare l’acqua. Questi due diversi procedimenti tecnici vengono fatti direttamente in situ nei nostri centri di ricerca in Sri Lanka e Vietnam – altrimenti tutto il vantaggio di riduzione dell’impatto ambientale verrebbe meno, dal momento che trasportare liquidi è la cosa che impatta di più” racconta Alesiani.
“In queste tecnologie ho visto la possibilità di creare bevande waterless salubri e piene di gusto che siano facilmente trasportabili e abbiano un volume minimo” spiega Alesiani “e che possano essere reidratate per farle tornare alla loro forma originaria”. Il risultato di queste tecnologie è che bevande e cibi con un ingombro importante di volumi di acqua diventano una polvere impalpabile: l’ideale per essere trasportati in un luogo contenuto come quello della stazione spaziale internazionale.
“La crioessiccazione e lo spray drying ci permettono di avere un impatto minimo sul pianeta, e di andare anche a servire quelli che saranno i futuri abitanti dello spazio: l’era del turismo spaziale è già iniziata” dice Alesiani “e il trasporto del cibo è uno degli interrogativi più pressanti. Certo, ci vorrà del tempo affinché questi viaggi interstellari diventino alla portata di tutti ma non è una prospettiva poi così lontana”.
Prodotti waterless amici dell’ambiente
Un’idea di base forte e una filosofia di rispetto e amore per il nostro pianeta. Ma non solo, perché i prodotti di SuiteFood non contengono additivi alimentari.
“I prodotti che stiamo creando non hanno zuccheri o sali aggiunti, per cui il gusto non risulta alterato” spiega Alesiani. “Noi volevamo creare dei cibi che fossero naturalmente gustosissimi scegliendo le migliori materie prime nel mondo, che seguissero la nostra filosofia e che potessero – e possano – essere quanto più sane possibile”.
Con una precisazione: “Il termine sano non è un termine che trovo adatto, quando si parla di cibo: in fondo, cos’è che non è sano nell’alimentazione? Ciò che non va bene è sempre l’eccesso, e la difficoltà vera è controllare la nostra dieta” precisa Alesiani. “Le persone possono fare fatica a capire se hanno assunto tutti i nutrienti necessari al fabbisogno giornaliero: noi, nel nostro piccolo, diamo loro una mano a non preoccuparsi di questo aspetto”.
Insomma, una visione ampia che cerca di combinare le diverse necessità dei consumatori (terrestri e non!), da un lato adattandosi alle loro esigenze, dall’altro differenziandosi.
I primi a gustare le bontà di SuiteFood potremmo essere proprio noi terrestri: recentemente, l’azienda ha chiuso un contratto con un’importante catena francese. Si tratta di due bevande in polvere completamente waterless, ricche di sali minerali e grassi buoni “che ci aiutano a carburare per tutta la giornata e a fermare la fame: un mix che ci fornisce energia già dal mattino e permette di avere un caffè più gustoso senza dover per forza aggiungere zucchero” spiega Alesiani.
“È essenziale sottolineare che i prodotti con cui lavoriamo sono certificati secondo i più alti standard internazionali. Non solo sono Fair Trade, il che garantisce pratiche equosolidali, ma sono anche biologici” aggiunge Alesiani. Queste certificazioni sono valide a livello internazionale in moltissimi Paesi, compresi Europa, Stati Uniti e Giappone. “Uno degli aspetti di cui siamo particolarmente orgogliose è la certificazione Monkey Free. Questo significa che nella produzione, in particolare quella legata ai cocchi, non vengono sfruttate le scimmie per raccogliere i frutti dalla palma, pratica purtroppo ancora diffusa in alcune parti dell’Asia”.
In un mondo sempre più attento alla sostenibilità e all’ambiente, SuiteFood ha dimostrato nella sua filosofia di brand il suo impegno quotidiano, che si concretizza anche nella logistica a impatto zero. Un futuro sempre più carbon free per la Terra, che è anche a portata di… spazio!
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