Quali sono le principali sfide della filiera agroalimentare e dell’evoluzione del rapporto tra uomo, pianeta, alimentazione e tecnologia?
A partire da questa domanda, CIRFOOD, una delle maggiori imprese italiane della ristorazione collettiva, ha coinvolto 15 esperti ed esperte – nell’ambito delle attività dell’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT –, appartenenti a diversi campi di ricerca tra cui scienza, innovazione, medicina e mondo accademico, le cui riflessioni sono diventate il cuore del Saggio CIBO2050: un progetto che come Giornale del Cibo abbiamo avuto il piacere di curare, realizzando interviste e editing.
Il cibo, che è nutrimento e sostentamento, cultura, identità e linguaggio, è anche riflesso e protagonista di molte sfide globali, tra cui la più pressante oggi è trovare soluzioni a livello sistemico per nutrire il pianeta in modo sano, equo e sostenibile.
In occasione del lancio del Saggio, abbiamo intervistato Lorenzo Minin, Marketing & Digital Communication Manager CIRFOOD, per condividere le idee, le visioni e gli scenari che potremmo aspettarci rispetto a tre domande chiave: cosa, come e dove mangeremo nel 2050? Tra carne coltivata, vertical farming e un ritorno ai valori della Dieta Mediterranea, emerge un quadro affascinante e complesso del cibo del futuro.
CIBO2050: il futuro del cibo è il futuro di tutte e di tutti noi
La pubblicazione CIBO2050, presentata al CIRFOOD DISTRICT a dicembre 2024 al termine del TEDxReggioEmilia Salon Food for Future, si pone come occasione per riflettere oggi sui modelli con cui produrremo, consumeremo e penseremo il cibo domani, come sottolinea anche Lorenzo Minin in questa intervista.
CIBO2050 esplora il futuro della nutrizione e della produzione alimentare. Qual è stata la scintilla che ha spinto l’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT a realizzare questo progetto? Qual è il messaggio principale che volete trasmettere?
Lorenzo Minin: “CIBO2050 rappresenta a pieno la mission dell’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT, ossia indagare l’evoluzione degli stili di consumo e delle abitudini per garantire il benessere delle persone e offrire soluzioni e servizi al passo con le loro esigenze. L’obiettivo che ci poniamo attraverso il Saggio è di esplorare e riflettere su come produrremo, consumeremo e penseremo al cibo in futuro, per capire come adattarci alle possibili sfide del domani e indirizzare l’attività di progettazione del CIRFOOD DISTRICT verso nuove soluzioni orientate al miglioramento dei modelli alimentari e dei servizi a essi connessi, partendo dalle necessità delle comunità. Questo perché vogliamo essere in grado di assicurare, anche in futuro, un’alimentazione accessibile, sostenibile, personalizzata e che sia parte integrante del sistema educativo e di welfare del Paese”.
I contributi del Saggio sono multidisciplinari. In occasione della presentazione, al CIRFOOD DISTRICT in conclusione del TEDxReggio Emilia Salon, ha mostrato degli highlights, ovvero una sintesi e una panoramica di punti comuni emersi dalle interviste. Ci racconta le principali evidenze emerse?
L. M.: “Partendo dal presupposto che, i temi legati a demografia, tecnologia, salute e sostenibilità caratterizzano e continueranno a caratterizzare il sistema della nutrizione con una prospettiva che guarda al 2050, il Saggio esplora le direzioni che daranno forma all’alimentazione di domani. Ad esempio, emerge come i cambiamenti climatici possano influire su alcune produzioni per come le conosciamo oggi: prodotti come caffè e cacao potrebbero mutare a causa degli impatti degli eventi climatici senza tuttavia sparire dalla nostra alimentazione grazie al ricorso a pratiche di coltivazione più sostenibili. Al contempo, l’alimentazione del futuro sarà certamente sempre più orientata alle proteine alternative e ai prodotti plant-based, mantenendo come base la dieta mediterranea.
A giocare un importante ruolo saranno anche le nuove tecnologie: biotecnologie, robotica, intelligenza artificiale, genetica e automazione potranno sia dar vita a nuove filiere di approvvigionamento, che rendere più efficienti le attuali supply chain, per aumentarne l’efficienza e riuscire così a fronteggiare una domanda di cibo in progressivo aumento ed evoluzione”.
Nella pubblicazione si parla di carne coltivata, vertical farming, proteine alternative come alghe e insetti. Rispetto a queste innovazioni per la nutrizione, ad alto contenuto tecnologico, quali sono le principali sfide e qual è l’approccio della ristorazione collettiva?
L.M.: “La sfida principale sarà legata all’accoglienza di tali innovazioni e all’educazione dei consumatori. Le mense, la ristorazione collettiva in generale, sicuramente giocheranno un ruolo cruciale in questa direzione perché consentono un contatto diretto con usufruisce dei servizi e al contempo permettono di diffondere una cultura dell’alimentazione sostenibile, in grado di abbracciare le novità e soprattutto accessibile a tutti. Su questo punto, inoltre, è importante chiarire un concetto: in futuro, continueremo bene o male a mangiare le stesse cose di oggi. La pasta alla carbonara, i rigatoni all’Amatriciana, le lasagne – solo per citare alcuni dei piatti simbolo della nostra tradizione gastronomica – continueranno ad arrivare sulle nostre tavole. Quelle che invece potrebbero cambiare sono le materie prime che utilizzeremo in cucina, che potrebbero includere, ad esempio, proteine alternative, ottenute attraverso la fermentazione di precisione. Per chi fa ristorazione, la sfida sarà quindi quella di capire come integrare questi nuovi “ingredienti” nei propri processi di approvvigionamento e trasformazione, rispettando le caratteristiche sensoriali, nutrizionali e di food safety delle ricette prodotte”.
Il Saggio sottolinea, grazie a numerosi contributor, l’importanza dell’educazione alimentare. Quale ruolo possono giocare la scuola, la ristorazione scolastica, aziendale e socio-sanitaria in questa direzione?
Il sistema scolastico e di conseguenza la ristorazione scolastica sono il luogo deputato in cui le future generazioni vengono educate su tutti gli aspetti della vita e la dimensione alimentare, in quanto fondamentale, non deve essere da meno. Per noi, garantire un servizio e un pasto sicuro e sano, e al contempo educare le nuove generazioni su un tema strettamente legato alla salute e al benessere rappresenta una responsabilità. Strutture sociosanitarie e imprese sono luoghi altrettanto importanti in cui diffondere i valori legati all’educazione, specialmente quando a contatto con persone fragili o con esigenze particolari”.
Il Saggio esplora anche gli scenari demografici e come impatteranno sul sistema alimentare. In un futuro in cui le famiglie saranno sempre meno numerose e i pasti si consumeranno spesso fuori casa, un’azienda come CIRFOOD in che modo si prepara a rispondere alle nuove esigenze?
L.M.: “L’evoluzione demografica del nostro Paese pone il settore della ristorazione collettiva di fronte a diverse sfide e opportunità. Una popolazione tendenzialmente più anziana potrà esprimere una richiesta di nuovi prodotti e servizi legati alla nutrizione. Pensiamo, ad esempio, agli alimenti per persone con difficoltà di deglutizione oppure ai servizi di ristorazione domiciliari o per le nuove comunità di anziani autonomi che, in futuro, potrebbero nascere nelle nostre città. A scuola, invece, ci saranno meno bambini, ma – per contro – più tempo e più spazio per consumare i propri pasti. In tal senso, i servizi di ristorazione dovranno essere ripensati tenendo conto di questo nuovo contesto. Al contempo, inoltre, nel 2050 saranno probabilmente diverse le strutture famigliari nelle nostre società così come le conosciamo oggi. In questa direzione, nel futuro si assisterà a un aumento delle famiglie monogenitoriali e dei nuclei unipersonali, con un conseguente ricorso al consumo fuori casa, a piatti pronti e prodotti mono-porzione. Con questa prospettiva, sarà per noi importante creare servizi e soluzioni che rispondano a queste esigenze e che siano in grado di incrementare il benessere e la salute delle persone”.
Per la pubblicazione avete coinvolto esperte ed esperti di scienza, economia, demografia e tecnologia: c’è stata una proposta o uno scenario che ha sfidato le vostre aspettative o un’idea o citazione particolarmente sorprendente?
L.M.: “Premettendo che ogni singolo contributo delle esperte e degli esperti che hanno partecipato alla stesura del Saggio è stato per noi uno stimolo a scoprire e a ragionare sul futuro del cibo, la cosa che più ci ha sorpresi è che quasi tutti hanno citato la Dieta Mediterranea come modello alimentare del futuro. Come a sottolineare che, nonostante tutte le evoluzioni e i cambiamenti che interesseranno in futuro le persone, la società e i sistemi di approvvigionamento, la soluzione è già qui, a portata di mano. Ovviamente, in questo caso il concetto è che – al di là di come la chiameremo nel 2050 – la Dieta Mediterranea non è altro che l’espressione di tutti quei valori di sostenibilità, salubrità e accessibilità che saranno i principi guida del cibo del futuro. Una strada che già conosciamo e che dovremo probabilmente riscoprire, tenendo conto di tutte le evoluzioni tecnologiche, ambientali e sociali che ci aspettano da qui ai prossimi anni”.
Le sfide che attendono la filiera agroalimentare globale richiedono, quindi, un cambio di paradigma, in cui l’innovazione si integra con gli impegni rivolti alla sostenibilità e alla salute, per costruire un sistema alimentare più resiliente e accessibile. Un sistema capace di adattarsi e di contrastare i cambiamenti climatici, di rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più diversificata, che aumenta e invecchia, e di educare le nuove generazioni a un rapporto consapevole, curioso e rispettoso con il cibo.
Vuoi saperne di più? Sul sito dell’Osservatorio CIRFOOD DISTRICT puoi scaricare gratuitamente CIBO2050 e leggere cosa ci hanno raccontato i 15 contributor sul cibo del futuro.
Immagine in evidenza di: CIRFOOD
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