La Sicilia è quella magica Regione che, per estensione, storia, cultura e cibi tipici non si finisce mai di conoscere davvero a fondo. Da Nord a Sud, da Est a Ovest, per apprezzare al meglio questa terra bisognerebbe prendersi una bella vacanza e girarla in lungo e in largo per riempirsi gli occhi (e la pancia!) delle meravigghie che vi sono custodite.
Vediamo allora insieme quali sono i 10 cibi tipici siciliani che dovete assolutamente provare!
Cibi tipici siciliani, 10 specialità da non perdere
Andare in Sicilia e assaggiare i piatti locali significa intraprendere un viaggio gastronomico che parte dal passato: un mix unico di influenze culturali che, nel corso dei secoli, hanno lasciato ricche tracce nella cucina siciliana. Dagli antichi Greci e Romani, agli Arabi, Normanni e Spagnoli, la Sicilia ha saputo assorbire e reinterpretare ingredienti e ricette, dando vita a una tradizione enogastronomica davvero unica. Pronti a un tuffo nel gusto?
Arancino (o arancina?)
Cominciamo subito con un quesito esistenziale: si dice arancino o arancina? Se vi trovate nel palermitano e fate questa domanda agli abitanti, vi risponderanno senza alcun dubbio che “l’arancina è fimmina”. Questa gustosa palla di riso, impanata e fritta, è infatti chiamata “arancina” a Palermo e nella zona della Sicilia occidentale, mentre è detta al maschile, “arancino” a Catania e nella parte orientale dell’Isola. Un derby senza fine dove a vincere, però, è sempre il gusto: che sia la variante palermitana, quella “bianca” in cui il riso viene cucinato insieme allo zafferano, o la versione catanese, “rossa”, in cui il riso viene condito con il pomodoro, questa pietanza è ormai un classico, uno degli street food più amati e più caratteristici di tutta la regione.
Pane, panelle e crocchè: uno dei cibi tipici siciliani “di strada” più conosciuti
A proposito di street food, nella cucina tipica siciliana si possono trovare tantissimi piatti e prelibatezze da poter mangiare in strada: è il caso di pane, panelle e crocchè: un panino ripieno semplice ma davvero gustoso. Le panelle sono delle sfiziose frittelle formate da un impasto di farina di ceci, acqua, prezzemolo e sale che vengono inserite all’interno di un panino al sesamo insieme alle crocchè, piccole crocchette di patate aromatizzate con prezzemolo e pepe. Una bontà da gustare passeggiando, mentre i vostri occhi si perderanno tra le bellezze barocche di Palermo.
Pasta alla Norma
Uno dei primi piatti più famosi della Sicilia è senza dubbio la pasta alla Norma! Nata a Catania, la sua bontà e la facilità di preparazione, unite alla semplicità degli ingredienti, ne hanno fatto un piatto diffuso in tutta l’isola. La pasta alla Norma si condisce con un sugo di pomodoro fresco, melanzane fritte e basilico ricoperto da una cascata di ricotta salata. Viene preparata sia con maccheroni che con altri tipi di pasta corta.
Ma perché si chiama “alla Norma”? Sembra che il riferimento dietro questo nome sia l’omonima celebre opera del compositore Vincenzo Bellini, anch’egli originario di Catania. La storia vuole che questo nome nasca dal commediografo catanese Nino Martoglio che, estasiato dal piatto, esclamò: “Chista è ‘na vera Norma!”. Come dargli torto, effettivamente? Questo piatto è una vera sinfonia di sapori per il palato!
Granita e brioche (con tuppo!)
Se la vostra idea di granita è di una bibita piuttosto annacquata composta da ghiaccio tritato aromatizzato alla frutta, allora non avete mai assaggiata una in Sicilia – e soprattutto state completamente ignorando i 10 comandamenti della granita siciliana. Diffusissima in tutta la Regione ma tipica del messinese, la granita è un liquido dalla consistenza granulosa e densa a base di acqua, zucchero e l’aroma principale, che principalmente può consistere in caffè, limone, mandorla, pistacchio o gelso. Spesso consumata a colazione, la granita siciliana viene accompagnata dall’immancabile brioche col tuppo: un piccolo dolce con una morbidissima pasta lievitata assolutamente da provare.
Cibi tipici siciliani tutti da gustare: il cannolo
Parliamo ora del re della pasticceria siciliana e sicuramente il dolce più famoso di tutta la Regione: il cannolo. Composto da una cialda di pasta fritta e croccante e da un ripieno di ricotta fresca di pecora, il cannolo siciliano viene arricchito con pezzetti di arancia candita, gocce di cioccolato e granella di pistacchio. Questo dolce è oggi considerato il pezzo forte di tutta la pasticceria siciliana, ma la storia e la ricetta del cannolo si dice che abbiano origine a Caltanissetta, nel periodo di dominazione araba.
Sapevate che il nome di questa città in arabo significa proprio “castello delle donne”? La storia del cannolo parte proprio da qui: si dice infatti che a inventare questo dolce siano state le donne presenti negli innumerevoli harem che popolavano la città, e che passavano il loro tempo a preparare sfiziose pietanze, tra le quali il cannolo: un dolce tipico saraceno riproposto con gli ingredienti presenti in Sicilia. Con l’arrivo dei Normanni la popolazione si convertì al cristianesimo e gli harem si svuotarono: la tradizione culinaria, però, rimase la stessa, e a Caltanissetta si continuò a produrre cannoli.
Cassata
Insieme al cannolo, la cassata è l’altro dolce che non può mai mancare sulle tavole siciliane. Anch’essa composta da ricotta di pecora fresca, pasta di mandorle, pan di Spagna, glassa di zucchero e frutta candita, la sua ricetta vanta anni e anni di evoluzione e di perfezionamento. La prima versione di questo dessert , infatti, sarebbe stata una sorta di involucro di pasta frolla farcito di ricotta zuccherata e cotto al forno: la svolta arrivò con l’introduzione della pasta reale, un impasto a base di farina e mandorle nato in epoca normanna presso il convento della Martorana a Palermo. La pasta reale andò quindi a sostituire la pasta frolla, e si passò dalla preparazione al forno alla coloratissima versione composta a freddo, fino ad arrivare al 1873, anno in cui Salvatore Gulì, pasticcere palermitano, codificò la ricetta che oggi tutti noi conosciamo. Ne ha passate tante quindi, questa delizia , per diventare l’opera che oggi vediamo nei banconi delle pasticcerie di tutto il mondo. Perché si sa, per le cose buone ci vuole tempo. E per la cassata, l’attesa è valsa sicuramente la pena.
Stigghiola
Se addentrandovi per le strade di Palermo – in particolare all’interno del mercato Ballarò – le vostre orecchie saranno colpite dallo scoppiettare della carne sulla griglia e il vostro naso da un profumo inconfondibile, non potrete avere dubbi: state per imbattervi nelle stigghiole, l’esempio perfetto di street food siciliano. Si tratta di un piatto povero della tradizione composto da intestini di agnello, pecora e capretto avvolti in gambi di cipollotti e prezzemolo e sapientemente legati insieme e arrostiti sulla brace dallo “stigghiularu”.
Braciole messinesi
Se nel resto d’Italia con il termine “braciola” si fa riferimento a una fetta di carne (che sia maiale, vitello o manzo) come una bistecca o una costata, nel messinese si intende qualcosa di completamente diverso. Conosciute anche come involtini, le braciole alla messinese sono fettine sottili di carne ricoperte di pangrattato aromatizzato e ripiene di formaggio, tipicamente caciocavallo o provola. Le fettine vengono farcite, arrotolate, infilate in degli spiedini e cotte alla brace, da qui il loro nome”. Attenzione, però, alla cottura: l’involtino perfetto dovrà essere croccante e dorato fuori ma succoso all’interno, con il formaggio filante pronto a uscire a ogni morso per regalare un’esperienza di gusto unica e indescrivibile.
Sarde a beccafico
Come la pasta alla Norma, anche le sarde a beccafico sono un caposaldo di tutta la Regione, servito spesso come antipasto oppure come secondo.
La preparazione prevede che le sarde vengano pulite, arrotolate su sé stesse e farcite con un ripieno di pangrattato, zucchero, aglio, uva passa, prezzemolo e pinoli, fermate con uno stuzzicadenti e poi infornate per pochi minuti.
Un piatto povero nato come alternativa popolare alle pietanze consumate nelle tavole dei ricchi signori: le sarde così chiamate prendono il nome dai beccafichi, uccelli canori considerati un tempo cibo di lusso. I nobili, infatti, erano soliti cacciare i beccafichi per poi farcirli e ricavarne un piatto gustoso. Non potendosi permettere questa prelibatezza, la popolazione siciliana ripiegò quindi sulle sarde, un prodotto alla portata di tutti, farcite con pinoli, mollica di pane e pochi altri ingredienti. Un piatto gustoso e destinato a fare la storia.
Pasta con i tenerumi
Ingredienti semplici ma pieni di sapore. Come abbiamo detto, la cucina siciliana non smette mai di stupire, arrivando addirittura a trasformare anche le foglie di verdure in delle preparazioni ricche di gusto. È il caso dei tenerumi, ovvero le foglie più tenere della zucchina lunga, detta anche zucchina pergola o zucca Serpente di Sicilia. La pasta con i tenerumi affonda le sue radici proprio in quella cucina di sopravvivenza tipica della cultura contadina siciliana, che portava a non sprecare e a rendere ogni scarto ingrediente prezioso per ottimi piatti. Di qui la pasta con tenerumi: un’ottima minestra di spaghetti spezzati insaporita con salsa di pomodoro. Un piatto realizzato con pochi ingredienti, ma che ha ancora tanto da raccontare.
Caponata
Concludiamo questo elenco con un altro dei grandi classici della cucina siciliana: la caponata di melanzane. Un intreccio di sapori dal gusto agrodolce la cui ricetta varia di zona in zona: tra gli ingredienti più comuni troviamo le melanzane – rigorosamente fritte – pomodoro, sedano, cipolla, capperi, olive, aceto e zucchero. La caponata è perfetta per essere gustata sia come antipasto che come contorno, ma se accompagnata con del pane diventa un piatto unico.
Storia e tradizione: in pochi morsi è possibile assaggiare la Sicilia autentica e sentirsi a casa in questa bellissima Regione. Dal dolce al salato, la cucina siciliana riesce a incontrare facilmente i gusti di tutti grazie alla semplicità degli ingredienti e alla bontà delle materie prime. E voi conoscevate tutti i cibi tipici?
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