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In Italia cresce il trend dei cibi proteici: perché e quali sono quelli più ricercati?

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I cibi proteici, sempre più richiesti, costituiscono ormai un trend commerciale a sé stante, accostato a quello degli alimenti salutistici, anche se non necessariamente legato a questo filone sul piano concettuale. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1, come vedremo nel dettaglio, indica chiaramente l’ascesa delle proteine tra le preferenze nutrizionali degli italiani, aspetto che sta gradualmente modificando il profilo della dieta media nel nostro Paese. Ma perché si cercano cibi ricchi di proteine? E quali possono essere gli effetti sulla salute? Considerando l’andamento delle vendite e le ultime novità proposte dal mercato, cercheremo di saperne di più.

Cibi proteici: il mercato si allarga

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla forte ascesa dei nuovi trend salutistici, sull’onda dei quali cibi di nicchia e spesso di origine esotica, prima poco conosciuti, hanno aumentato vertiginosamente il loro spazio di mercato. In linea di massima, le sostanze per le quali questi prodotti vengono ben reputati sono le vitamine, i minerali e gli antiossidanti, in particolare i flavonoidi, ma anche gli acidi grassi omega 3 e i cosiddetti smart nutrients, indicati per l’efficienza cerebrale.

Oltre a questo importante filone, però, se ne aggiunge un altro, non pienamente ascrivibile all’ambito salutistico, ma più legato al mondo delle diete, siano esse dimagranti o finalizzate alle prestazioni sportive. Chi modella la propria alimentazione in base a questi due aspetti ricerca innanzitutto le proteine con interesse preminente, nell’ottica di praticare diete chetogeniche o mirate all’aumento della massa muscolare. Del resto, l’attenzione talvolta eccessiva per la forma fisica e la volontà di mantenere una buona tonicità anche in età avanzata portano quasi inevitabilmente a profilare il proprio piano su questi nutrienti.

Cibi proteici trend
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In termini di categorie merceologiche, la disponibilità è ampia e molto variegata, perché ai cibi proteici per natura si affiancano quelli arricchiti – come abbiamo visto in un approfondimento dedicato – e gli integratori veri e propri. In passato acquistati quasi esclusivamente da atleti e appassionati di fitness, queste ultimi due tipi di prodotti recentemente hanno raggiunto un target molto più largo, generando un aumento della domanda anche nella grande distribuzione, e non solo nelle rivendite specializzate.

Aumenta il consumo di cibi ricchi di proteine: i dati dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1

La propensione all’acquisto per i cibi proteici è provata dai dati dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 relativi al 2019 che evidenziano almeno 215 etichette di prodotti commercializzati come fonti di questi nutrienti. Negli ultimi anni, infatti, l’industria alimentare ha recepito il trend, lanciandosi in questa particolare fascia di vendita, anche sulla scia di dinamiche già consolidate nel mercato alimentare statunitense.

Rispetto al 2018, l’anno scorso in Italia è aumentato il consumo di cibi proteici comuni e mediamente dal prezzo accessibile, quali formaggi, affettati, hamburger e soprattutto uova, che recentemente hanno fatto registrare una netta crescita nei consumi. Nella prima fase dell’emergenza Covid-19, infatti, le vendite nella grande distribuzione è aumentata del 60%, anche a causa delle circostanze legate al lockdown, perché congeniali per la preparazione di ricette domestiche.

A farsi apprezzare, però, sono anche prodotti assai meno popolari fino a poco tempo fa, tra i quali l’albume liquido in brik e lo yogurt greco (+9%). Grazie alla loro quota proteica, inoltre, ne sono stati riscoperti altri, come i fiocchi di latte (+15%).

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Nel complesso, la domanda di alimenti proteici e iperproteici dal 2015 è più che raddoppiata, con un incremento negli ultimi cinque anni del 245%. L’ampliamento di questo mercato si è accompagnato a una leggera flessione dei prezzi, pari a circa il 6%.

Il trend dei cibi proteici di origine straniera

La voglia di proteine che stiamo descrivendo sta portando a volgere lo sguardo anche verso cibi estranei alle tradizioni gastronomiche nazionali. In particolare, sono diversi i latticini freschi di recente diffusione che attirano l’attenzione sia dei consumatori focalizzati sui cibi proteici e poveri di grassi, sia di quelli interessati a sperimentare nuovi gusti. In questo senso, il caso più emblematico è quello già citato dello yogurt greco, la cui ascesa nelle preferenze degli italiani ha contribuito ad aprire la strada altri prodotti, come lo yogurt colato islandese, il latte fermentato svedese, lo skyr islandese o il kefir orientale.

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Si tratta di un segmento partito da una nicchia marginale, ma in crescita costante da anni e ormai rivolto a un’ampia fascia di consumatori. La propensione per questi latticini, inoltre, ha incentivato le aziende più strutturate a investire in ricerca e sviluppo, per poter commercializzare in tempi rapidi nuovi prodotti con queste caratteristiche nutrizionali.

A contribuire alla crescita di questo mercato sono anche drink, tipi di latte e pasta arricchiti di proteine e altri cibi a base di albume d’uovo.

I cibi proteici di origine vegetale sono il futuro?

Nell’ambito dell’offerta di cibi proteici, non vanno dimenticati quelli di origine vegetale, un business da tempo in espansione e sempre più accettato se si parla di abitudini alimentari degli italiani. Recentemente, questo settore ha ricevuto un’ulteriore legittimazione dal Parlamento europeo, che ha confermato la possibilità di utilizzare in etichetta, ad esempio, la dicitura “hamburger vegetale”. Da anni questi prodotti sono comunemente in vendita nei supermercati e incontrano il gradimento di molti consumatori, vegetariani e non, in genere sensibili sia al benessere animale e agli stili di vita sani.

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In termini commerciali e finanziari, è significativa la crescita di alcuni colossi della produzione mondiale quotati in borsa, come le californiane Beyond Meat e Impossible Foods. È interessante notare che negli Stati Uniti, mentre l’emergenza coronavirus colpiva importanti impianti di lavorazione delle carni, gli investitori scommettevano sui cibi proteici vegetali. Un altro gigante come Starbucks ha annunciato la volontà di inserire i prodotti di Beyond Meat nel suo menù in Cina, un passaggio fondamentale per l’azienda e ai fini della diffusione delle proteine vegetali a livello globale. Non a caso, altri grandi gruppi come Nestlé e Kellogg hanno raccolto la sfida, con nuovi alimenti proteici di origine vegetale.

Fonti e quantità di proteine: necessarie per l’organismo (ma meglio non eccedere)

Le proteine sono essenziali per la vita, e seguendo i livelli di assunzione di riferimento (Larn) elaborati dalla Società italiana di Nutrizione Umana, ne sono raccomandati almeno 0,9 grammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Questo valore può variare in relazione al grado di impegno fisico e alle circostanze fisiologiche che si stanno vivendo, con un fabbisogno aumentato in caso di attività intensa, sia essa di carattere sportivo-atletico o lavorativo. Ad ogni modo, una quota sufficiente di questi “mattoni” dell’organismo è fondamentale per una dieta sana ed equilibrata. Le proteine sono necessarie per moltissime funzioni dell’organismo, quali fattori di crescita e componenti di ormoni, oltre a essere particolarmente importanti per sostenere il tono muscolare e fisico in generale.

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Come abbiamo visto nei nostri articoli, le proteine non sono tutte uguali, in quanto si caratterizzano per livelli di assimilazione e di ricchezza aminoacidica diversa. Oltre a essere una delle fonti più economiche di questi nutrienti, le uova, ad esempio, hanno un valore biologico pari al 100%, perché presentano tutti gli aminoacidi essenziali nelle giuste proporzioni. In natura, quindi, le proteine che contengono sono quelle utilizzabili meglio e più facilmente, per questo è bene non privarsene nella dieta.

Nelle nostre interviste al professor Enzo Spisni – specialmente in quella dedicata alle diete dannose – abbiamo però approfondito i possibili danni epatici e renali che può provocare un’alimentazione troppo sbilanciata sulle proteine, come la Atkins, la Dukan o la cosiddetta paleodieta. In generale, quindi, il consiglio è di non eccedere e, come sottolinea il professore, sarebbe preferibile ridurre quelle di origine animale nella dieta quotidiana, a favore di quelle vegetali, che causano meno infiammazione all’organismo. Legumi e cereali integrali, ad esempio, sono ottime fonti proteiche, salutari ed economiche, che se abbinate possono offrire un buon profilo aminoacidico.

 

Nella vostra alimentazione che ruolo hanno i cibi proteici?

 

Fonti:

Osservatorio Immagino, osservatorioimmagino.it
Distribuzione moderna, distribuzionemoderna.info
Società italiana di Nutrizione umana, sinu.it
Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura – Fao, fao.org
Organizzazione mondiale della Sanità – Oms, who.int

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