Quali sono i cibi più contaminati sulle nostre tavole? La black list di Coldiretti e il rapporto del Sistema di allerta europeo 

 

Anche quest’anno, si torna a parlare di sicurezza alimentare in Europa e in Italia, con due documenti che fanno luce sulla situazione comunitaria e su quella nazionale: la black list dei cibi più contaminati formulata da Coldiretti e l’ultimo rapporto RASFF, il Sistema di allerta rapido europeo che registra le notifiche per i rischi alimentari causati da residui chimici, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine e altre sostanze.

Vediamo di cosa si tratta e cosa c’è da sapere riguardo ai cibi pericolosi.

La black list di Coldiretti sui cibi più contaminati in Italia 

Peperoncini dolci provenienti dalla Cina o dalla Repubblica Dominicana, bacche di Goji cinesi, riso del Pakistan, fagioli secchi brasiliani: la lista stilata da Coldiretti dei dieci cibi considerati più pericolosi a causa della presenza di insetticidi, si concentra unicamente sugli alimenti importati dall’estero. E ne sottolinea la mancata conformità rispetto ai limiti di legge stabiliti dall’Unione Europea che, in alcuni casi, si traduce anche nella presenza di sostanze vietate nei paesi comunitari, tra cui: Dicofol, Acephate, Permethrin, Chlorfenapyr, Methamidophos, Tricyclazole, Isoprothiolane e Fenpropimorph, Procymidone e Propoxur.

Qui l’elenco completo:

Black list cibi pericolosi Coldiretti
colditeretti.it

Una situazione molto diversa, prosegue l’Associazione di imprenditori agricoli, se comparata ai prodotti nostrani che, invece, registrano un livello di irregolarità pari allo 0,6% dei campioni esaminati, 3 volte inferiore a quello degli alimenti importati (1,9%). Percentuale che sale notevolmente se si considera quelli extra-europei (5,8%). Scopo della black list non è la semplice condanna ma la richiesta di controlli ulteriori da parte degli Organi comunitari per far sì che “dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali” (si legge in una nota del presidente della Coldiretti Ettore Prandini), ci sia “la garanzia di un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.

La classifica è stata elaborata a partire dagli ultimi rapporti dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui Residui dei Fitosanitari in Europa e dal Ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui dei prodotti fitosanitari degli alimenti”.

Ma, oltre a quanto già evidenziato da Coldiretti, esistono ulteriori fonti che possano darci una fotografia più estesa in termini di contenuto e territorio presi in esame?

Il Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi 

Cibi pericolosi verdure
KYTan/shutterstock.com

Il RASFF, lo si diceva all’inizio, è il Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi sviluppato in ambito europeo (l’acronimo sta per Rapid Alert System for Food and Feed) ed è composto da:

  • la Commissione europea (membro e gestore del sistema);
  • gli Stati membri dell’Unione europea;
  • l’EFSA (Autorità per la sicurezza alimentare europea dell’UE);
  • l’EFTA (Associazione europea di libero scambio);
  • La Svizzera in modo parziale;
  • i 3 paesi membri dell’EEA – European Economic Area (Associazione europea di libero scambio di mercato, al di fuori dell’UE), che sono la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.

I suoi membri, attraverso uno scambio rapido di informazioni, riescono a trasmettere in tempo reale segnalazioni riguardanti rischi per la salute pubblica (umana e animale) derivati da alimenti, mangimi, ma anche oggetti o materiali destinati al contatto con gli alimenti (detti MOCA). Tali segnalazioni sono state distinte in diverse categorie, a seconda del grado di pericolo che comportano. Si va quindi dalle Notifiche di Allerta, livello più alto di allarme, che possono coincidere con il ritiro o il richiamo del prodotto alimentare dal mercato (come nel caso delle uova contaminate al Fipronil di qualche anno fa), alle meno preoccupanti “Information notification” che riguardano alimenti non ancora commercializzati o con rischio lieve. Le Notifiche “originali” (dette anche “madre”) sono trasmesse quando vengono riscontrate irregolarità in cibi e mangimi a cui possono seguire aggiornamenti ulteriori sull’evoluzione del rischio e la tracciabilità dei prodotti (Notifiche di Follow-up).

Il Rapporto RASFF 2019

Il RASFF elabora quindi un Rapporto annuale in cui raccoglie tutte le segnalazioni ricevute nei dodici mesi precedenti: il 30 giugno di quest’anno, il Ministero della Salute ha pubblicato la versione in italiano relativa al 2019.

Cibi contaminati
Alexander Raths/shutterstock.com

Nel complesso, lo scorso anno sono state trasmesse attraverso il RASFF 4.000 notifiche originali (il numero più alto degli ultimi vent’anni) di cui 3.506 riguardanti l’alimentazione umana, 322 quella animale e 172 i MOCA. Tra i principali pericoli notificati al RASFF ci sono soprattutto:

  • contaminanti microbiologici, con un elevato riscontro della Salmonella e Listeria monocytogenes;
  • micotossine;
  • metalli pesanti, come mercurio e cadmio;
  • allergeni non dichiarati in etichetta;
  • corpi estranei, OGM non autorizzati e Novel Food non autorizzati.

Il primato per maggior numero di notifiche inviate nell’anno 2019 spetta alla Germania (525), mentre l’Italia risulta al quarto posto (373, ovvero il 9,3% del totale) e al nono per quelle ricevute (146). I paesi di origine più frequenti nelle segnalazioni italiane sono stati, nell’ordine, la Spagna, l’Italia stessa (con prodotti Made in Italy destinati all’esportazione) e la Cina, poi Turchia, Francia, Polonia, Stati Uniti d’America, Egitto e Argentina.

Ma quali sono, nello specifico, i cibi a cui dobbiamo prestare particolare attenzione?

Cibi pericolosi: frutta secca e fresca, verdura, carne di pollo e pesce 

Cibi contaminati
ronstik/shutterstock.com

Nel complesso, gli alimenti che hanno riscontrato la maggior parte delle segnalazioni sono:

  • frutta secca e semi (668)
  • frutta e vegetali (517)
  • cibi dietetici e integratori (339)
  • carne di pollame (339)
  • pesce (301).

Delle frodi alimentari, e in particolare di quelle ittiche, vi avevamo già parlato raccontandovi come riconoscere il pesce fresco e ponendo l’attenzione sull’uso del Cafodos, sostanza chimica utilizzata, ad esempio, in Spagna e Senegal anche per migliorarne l’aspetto. Proprio la Spagna rimane sul disonorevole podio del primo Paese per prodotti ittici non conformi, spesso perché contaminati da metalli pesanti; mentre è l’Italia quello da cui proviene il numero più elevato di notifiche in questo particolare segmento (99).

I prodotti della pesca sono però un punto debole anche per il Made in Italy che registra 25 notifiche per molluschi bivalvi, 24 per la carne escluso il pollame e 20 per i cereali e i loro derivati. Le irregolarità sono legate soprattutto a contaminazioni microbiologiche (soprattutto Escherichia coli, in 63 molluschi e prodotti a base di latte; Listeria monocytogenes in prodotti a base di latte e preparazioni a base di carne; Salmonelle in molluschi, semi per germogli e preparazioni a base di carne), corpi estranei e allergeni non dichiarati in etichetta.

Quindi i controlli funzionano?

Controlli cibo
Sergey Ryzhov/shutterstock.com

In conclusione, c’è da preoccuparsi? Sembrerebbe di no, perché il sistema di sicurezza alimentare europeo funziona e vigila come confermato anche dai numeri: delle 4.000 notifiche raccolte, oltre 1.300 sono derivate da controlli ai confini, 1.233 da controlli ufficiali sul mercato, 728 da autocontrolli aziendali e 192 da segnalazioni dei consumatori, mentre le restanti si suddividono variamente in altre forme di verifica a più livelli, testimonianza di un sistema capillare e articolato di scansione della qualità e salubrità dei prodotti.

E tuttavia, come suggerito in conclusione del report RASFF 2019, “è evidente la necessità per gli Operatori del Settore Alimentare di porre una maggiore attenzione alla riduzione dei pericoli negli alimenti attraverso una più efficace attività di autocontrollo compresa la verifica dei fornitori e delle materie prime”.

 

Ciò è previsto dalla nuova legislazione alimentare che, infatti, nel regolamento dell’Unione Europea 178/2002 riporta: “operatore del settore alimentare è la persona fisica o giuridica responsabile di garantire il rispetto delle disposizioni della legislazione alimentare nell’impresa alimentare posta sotto il suo controllo.”

Il nostro Paese è impegnato in prima linea nella tutela della sicurezza alimentare del consumatore e nella promozione della qualità “made in Italy”, con una serie di leggi e iniziative, tra le quali l’obbligo di origine nelle etichette di pasta e riso. Inoltre, per i casi più gravi, sono presenti canali istituzionali in costante aggiornamento e facilmente consultabili online, come la sezione dedicata ai Richiami dei prodotti alimentari del sito del Ministero della Salute.

 

Cosa ne pensate?

 

Fonti:

Ministero della Salute
Coldiretti
RASFF

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