Conclusa la trattativa sul CETA. Qualche ora fa a Strasburgo il Parlamento europeo ha approvato con 408 voti a favore, 254 contrari e 33 astensioni il Comprehensive Economic and Trade Agreement, l’accordo di libero scambio commerciale tra Europa e Canada. Dopo esser stato ratificato, l’accordo dovrà attendere la votazione dei parlamenti nazionali regionali dei 28 stati membri: basterà che un solo paese non lo ratifichi perché non passi.
Cosa prevede il Ceta
“Questo è un accordo che riguarda anche i nostri valori”, ha affermato la Commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem durante la plenaria di Strasburgo che ha preceduto il voto sul Ceta. E ha aggiunto: “Il Canada è un paese democratico che condivide gran parte dei nostri valori, hanno un settore pubblico forte e sono impegnati con noi per lavorare per modellare la globalizzazione”.
Lo scopo dell’accordo tra l’UE e il Canada, che prevede l’abolizione del 99% delle barriere doganali, è infatti quello di favorire il rilancio del commercio, offrire alle imprese europee nuove e migliori opportunità commerciali in Canada e sostenere la creazione di posti di lavoro in Europa.
Gli alti standard di sicurezza alimentare europei verranno salvaguardati dal trattato, in base al quale “i produttori canadesi potranno esportare e vendere i loro prodotti nell’UE solo se essi rispettano pienamente la pertinente normativa europea, senza alcuna eccezione”.
A favore e contro il CETA: Paolo De Castro e Gaetano Pascale
A favore dell’accordo si è espresso Paolo De Castro, vice presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo presente alla conferenza elettiva dell’Ifadn, il quale ha sottolineato che “per la prima volta sono stati riconosciuti 176 prodotti a indicazione di origine”, per poi aggiungere: “anche se i 41 italiani sono una percentuale per qualcuno troppo bassa rispetto ai 230 totali tra Dop e Igp, rappresentano comunque quasi la totalità delle esportazioni agroalimentari in Canada”.
Il CETA rimane un accordo tanto criticato che alimenta non pochi disaccordi: 3,5 milioni di persone hanno manifestato il loro dissenso firmando una petizione diffusa nei mesi scorsi.
Tra le opinioni contrastanti quella di Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia che, a nome del movimento culturale, si appella al Governo italiano chiedendo rispetto per l’opinione dei cittadini, dei produttori locali e dell’ambiente.
“Ancora una volta siamo di fronte a un trattato che intende affermare gli interessi della grande industria, a scapito sia dei cittadini che dei produttori di piccola scala. Ciò di cui abbiamo bisogno è invece l’adozione di un nuovo sistema che ci indirizzi verso una politica commerciale inclusiva, che abbia come punti cardine i bisogni delle persone e del nostro pianeta. Ratificare il CETA ci allontanerebbe sicuramente da questo obiettivo” sostiene Pascale. Mentre Carlo Petrini, presidente dell’associazione, spiega che a causa dell’approvazione del CETA “alcune denominazioni di origine di prodotti legati al territorio e con una tecnica produttiva tradizionale potrebbero essere tranquillamente imitati oltreoceano, senza essere passibili di alcuna sanzione”.
Per capire a fondo cosa prevede il trattato e quali saranno le sue conseguenze, vi consigliamo di leggere un nostro approfondimento a riguardo.