Cosa succede durante una “cena narrativa”? Si consumano piatti provenienti da tutto il mondo, ma si ascoltano anche le loro storie, si scoprono le loro ricette e si conosce un po’ di più chi ha preparato i manicaretti. Questo il format lanciato lo scorso 22 ottobre a Palermo dal Centro Astalli, capofila del progetto “Voci del verbo viaggiare”, sostenuto dalla Fondazione con il Sud, per stimolare la crescita professionale e l’integrazione dei richiedenti asilo e non soltanto. Sono ben 30, infatti, i giovani di origine straniera e palermitani protagonisti dell’iniziativa che, da gennaio 2020, potrà anche essere replicata. Per conoscere meglio il progetto abbiamo intervistato Giulia Manzella, del Centro Astalli, che ci ha raccontato com’è nato il format della cena narrativa e quali sono le ricette che sono state protagoniste fino ad ora.
Una “Cena narrativa” per conoscersi mangiando
“La cena narrativa – ci spiega Giulia – è stata organizzata come momento conclusivo per percorso di formazione all’imprenditoria per i 30 ragazzi coinvolti nel progetto”. Ragazzi e ragazze di età compresa tra 18 e 30 anni, provenienti da Italia, Senegal, Egitto, Vietnam, Filippine, Gambia, Marocco, Nigeria e Ghana hanno, infatti, preso parte ad alcuni corsi di formazione con l’obiettivo di dar vita, da gennaio, a un’impresa sociale che si occupi di ristorazione ed accoglienza turistica. Non si tratta, però, di una semplice attività commerciale, ma anche di un modo per creare occasioni di dialogo, confronto e integrazione.
“Tra i laboratorio che abbiamo proposto – aggiunge la referente – ce n’è uno dedicato alla narrazione. L’obiettivo era, da un lato, migliorare le competenze linguistiche e, dall’altro, imparare a esprimersi in pubblico, raccontare e raccontarsi”. I corsi sono stati seguiti da tirocini in azienda per tutti, e dalla prima cena narrativa organizzata nel cortile di Palazzo Marchese, sede del Centro Astalli.
Sono state oltre 80 le persone che hanno partecipato alla serata durante la quale sono state servite pietanze da varie parti del mondo, dall’Africa all’Asia, accomunate da un uso peculiare delle spezie. “A partire da questo elemento – aggiunge Giulia – i ragazzi hanno elaborato dei testi, che hanno poi recitato, per far conoscere meglio ai partecipanti sia la propria storia che quella dei piatti che stavano gustando”.
[elementor-template id='142071']Gli ingredienti della Cena narrativa
Le cene narrative, sia quella che è già stata realizzata che quelle che hanno in programma per il futuro i ragazzi del progetto, coniugano due elementi fondamentali: il cibo e il racconto. Entrambi partono dalle emozioni e dalla memoria. Durante l’appuntamento di ottobre, infatti, le ricette e le preparazioni sono state scelte dai partecipanti a cui è stato chiesto di proporre un piatto che rappresentasse il loro paese oppure uno che suscitasse dei bei ricordi.
“Per noi è stato importante questo aspetto – riflette Giulia – perché offriva un primo spunto per creare un contatto con chi si sedeva a tavola. Le ricette stesse proposte sono frutto dei ricordi e dell’esperienza dei ragazzi che le hanno insegnate al gruppo che si occupa della cucina”.
Da qui anche l’ideazione, insieme ad alcuni tutor, di scenette e brani da recitare da alternare alle portate per intrattenere gli ospiti, ma anche condurli nei mondi e nelle culture da cui provengono i cibi e le persone che li raccontano. Così tra caponata, hummus, mafè e dolci al basilico, i ragazzi hanno avuto modo di raccontarsi e farsi conoscere. C’è chi ha raccontato come si consuma una cena tipica nel proprio paese, chi invece ha preferito prendere parte a una piccola rappresentazione della storia delle “Teste di moro”. Tutti sono stati coinvolti e i presenti hanno gradito sia la cena in sé che l’esperienza.
“Condividere il cibo non è soltanto mangiare”
“Di fatto quello che proponiamo è un servizio di catering alternativo che porta, a chi lo desidera, cibo e racconti, e si può adattare alle esigenze di chi ci vuole coinvolgere. Per questo pensiamo che sia un format dagli ingredienti semplici che possa piacere a molte persone”. Le richieste per la prima cena narrativa sono andate oltre le aspettative e al Centro Astalli già si lavora per il futuro: a gennaio 2020 verrà effettivamente aperta l’impresa sociale che permetterà a sei dei partecipanti al progetto di avere un contratto stabile. “Gli altri saranno coinvolti nei periodi di maggiore lavoro che speriamo siano frequenti”, commenta Giulia.
È convinta che funzionerà, anche ascoltando le opinioni di chi ha partecipato. L’ingrediente segreto è proprio mettere al centro della condivisione il mangiare: “il cibo non è solo qualcosa che ti riempie la pancia, ma porte con sé intrinsecamente delle narrazioni che sia la storia di come nasce il piatto o degli ingredienti, ma anche le percezioni e i ricordi”. Il format della cena narrativa sfrutta proprio questa capacità del cibo e permette a ragazzi che si trovano da poco in Italia di mettersi in gioco, condividendo qualcosa di sé di molto personale, ma in un contesto che predispone al dialogo.
Sareste curiosi di provare una cena narrativa?
Foto: facebook.com/VocidelVerboViaggiare