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Il re dell’inverno: il Carciofo romanesco IGP

Non è famoso per l’aspetto particolarmente bello e accattivante, e il suo nome può essere anche utilizzato come appellativo poco educato: è il carciofo, un ortaggio dal gusto deciso considerato il “Campione d’inverno”, grazie anche ai suoi valori nutrizionali e alle sue mille proprietà benefiche. Tra tutte le varietà, il Carciofo Romanesco del Lazio IGP occupa senza dubbio un posto d’onore: è per questo che, oggi, ci addentriamo tra le pianure e le colline laziali per andare alla scoperta di questa meraviglia!

La lunga tradizione del carciofo romanesco

Noto anche come “cimarolo” o “mammola”, il Carciofo Romanesco del Lazio IGP vanta di una lunga tradizione alle spalle. Si ritiene che il merito di averne iniziato la coltivazione sia degli Etruschi: infatti, come riportano alcune raffigurazioni parietali rinvenute nella necropoli di Tarquinia, era diffuso già dall’antichità negli orti domestici, a dimostrazione del fatto che il carciofo faceva parte della cultura culinaria rurale delle popolazioni del centro Italia. Ma per le prime testimonianze certe dobbiamo aspettare il ‘400, quando da Napoli (dov’è stato introdotto da Filippo Strozzi) arriva prima in Toscana, e poi in tutto il resto della penisola. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, infine, la produzione del carciofo aumenta e si diffonde rapidamente: le cultivar più pregiate trovano l’habitat ideale nelle terre laziali.

cuori di carciofo
Roberta Canu/shutterstock.com

Caratteristiche e disciplinare del Carciofo Romanesco del Lazio IGP

Come abbiamo spiegato, il carciofo è coltivato in tantissime regioni d’Italia, ma il fiore all’occhiello di tutte le varietà è solo uno, che nel 2002 ha ottenuto anche l’indicazione geografica protetta: è il “Carciofo Romanesco del Lazio IGP”.

Se vi state chiedendo perché sia così speciale, come per il Carciofo di Paestum IGP, il disciplinare di tutela riporta tutte le caratteristiche che non possono mancare in questa eccellenza. Vediamole insieme.

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Zona di produzione del Carciofo Romanesco del Lazio IGP

Come lascia intendere il nome, è nelle fertili terre laziali che il Carciofo Romanesco del Lazio IGP ha trovato la sua casa ideale: infatti, col tempo la regione si è dimostrata particolarmente adatta alla coltivazione di questo ortaggio, permettendo di avviare una produzione intensiva. Le ragioni di questa fortuna sono da ricercare nei terreni argillosi e nel clima temperato, che non presenta temperature troppo rigide con grossi sbalzi termici da una stagione all’altra. Ancora oggi, la zona di produzione è più o meno la stessa di un tempo, e il disciplinare identifica i Comuni di Montalto di Castro, Canino, Tarquinia (provincia di Viterbo), quelli di Allumiere, Tolfa, Civitavecchia, Santa Marinella, Campagnano, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Roma, Lariano (provincia di Roma) e, infine, quelli di Sezze, Priverno, Sermoneta, Pontinia (provincia di Latina).

Usi in cucina del Carciofo Romanesco del Lazio IGP

Elena.Katkova/shutterstock.com

Le proprietà dei carciofi sono tantissime e perciò questi ortaggi non possono di certo mancare nelle nostre tavole invernali! Ma come gustare al meglio queste bontà? Per prima cosa, si consiglia di consumarlo subito dopo l’acquisto, ma è comunque possibile conservarlo in frigorifero per alcuni giorni. Se è molto giovane e dal cuore tenero, allora servitelo così, crudo, tagliato a fettine sottili: condito soltanto con un filo d’olio e un pizzico di sale e pepe, una fetta di Prosciutto Amatriciano IGP e delle scaglie di Parmigiano Reggiano DOP, è l’antipasto perfetto da presentare alla prossima cena con parenti o amici. Ma non solo, perché questo prodotto è molto versatile e si presta per essere integrato in mille ricette, dalle torte salate agli immancabili carciofi “alla romana”, da quelli ripieni fino ai famosissimi carciofi fritti “alla giudía”. Sul come cucinare i carciofi c’è solo l’imbarazzo della scelta, basta lasciare libera la creatività.

 

Dal cuore tenero e gustosissimo, il Carciofo Romanesco del Lazio IGP è un ortaggio tutto da scoprire e, come dice un detto popolare romanesco… panza mia fatte capanna!

 

Fonti:

qualigeo.eu
agraria.org

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