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Carbone vegetale: alimento ricco di proprietà o tocco di colore nel piatto?

Il carbone vegetale ha proprietà benefiche che lo rendono protagonista di diete depurative, amato da molti chef e pizzaioli e noto sin dall’antichità. È, infatti, un ingrediente inusuale sempre più diffuso, anche in virtù del suo colore che, in cucina, non passa certo inosservato. Negli Stati Uniti, per esempio, viene impiegato spesso come base per succhi, frullati ed estratti, mentre in Italia viene usata più spesso la farina di carbone vegetale per realizzare pizze gourmet e dal sapore insolito, nonché per preparare altri panificati, anche se, come abbiamo specificato qualche anno fa in un nostro articolo, per il pane prodotto con questo additivo, non può essere utilizzata la denominazione pane al carbone vegetale.

Il successo di questo alimento risiede nella convinzione che abbia numerosi effetti benefici, ma quali sono in particolare? Siamo sicuri che faccia davvero bene? Scopriamo di più sul carbone vegetale: proprietà, controindicazioni e usi in cucina per fare chiarezza.

Carbone vegetale: proprietà e caratteristiche

carbone vegetale pane

Il carbone vegetale è un additivo di tipo naturale che viene ottenuto bruciando del legno, in particolare betulla, bambù e pioppo. A proposito, il Ministero della Salute ha specificato in una nota che è un elemento polivalente che può essere utilizzato negli alimenti sia come colorante che come sostanza attiva, proprio per via degli effetti benefici che ha sull’organismo.

Aiuta la digestione, ma a che condizioni?

Sin dall’antichità il carbone vegetale è conosciuto per le proprietà depurative e digestive. Viene utilizzato anche per disintossicare l’organismo nel caso di intossicazione alimentare o di avvelenamento.

Tuttavia mangiare una pizza al carbone vegetale o introdurre nella dieta alcuni smoothies a base di questo ingrediente non risolverà i nostri eventuali problemi. È vero, infatti, che il carbone ha la capacità di assorbire le tossine ed eliminarle, ma non esistono sufficienti prove scientifiche per garantire che questa funzione sia al 100% benefica e, soprattutto, che la quantità utilizzata per le preparazioni alimentari sia sufficiente.

A tal proposito, si sono espressi anche l’Unione Europea e il Ministero della Salute chiarificando che il carbone vegetale può essere impiegato “nella dose quantum satis secondo le buone pratiche di fabbricazione, in quantità non superiore a quella necessaria per ottenere l’effetto desiderato e a condizione che i consumatori non siano indotti in errore.” Il regolamento UE, inoltre, evidenzia che possono essere pubblicizzate le proprietà salutistiche del carbone vegetale solo in riferimento a un integratore alimentare a base dell’elemento attivo. La quantità di minima della sostanza che dev’essere presente in un integratore perché questo possa essere promosso come salutare è 1 grammo per porzione quantificata, da consumare 30 minuti prima di un pasto e almeno 30 minuti dopo il pasto. Solo in questo caso, può effettivamente rappresentare un sostegno concreto in caso di gonfiore, flatulenza e cattiva digestione.

Troviamo, dunque, il carbone vegetale nella maggior parte delle erboristerie, venduto in capsule, polvere oppure tavolette, e utilizzato per contrastare in modo naturale il gonfiore addominale. L’effetto è ancora più efficace se viene abbinato ad una tisana al finocchio che, di per sé, ha la capacità di facilitare la digestione.

Viene consigliato, inoltre, a chi soffre di colite, gastrite, reflusso gastrico o acidità di stomaco.

Il carbone vegetale ha controindicazioni?

Sì, sebbene il carbone vegetale rappresenti un integratore naturale, ci sono alcuni casi in cui è sconsigliato. In particolare, prima di assumerlo in gravidanza è utile consultarsi con il medico di fiducia per valutare il proprio caso specifico. In generale, il suggerimento degli esperti è quello di assicurarsi che il carbone vegetale non alteri l’assimilazione di alcuni farmaci o sostanze nutritive su base soggettiva.

Inoltre, questo additivo può avere in alcuni casi un effetto lassativo, può causare nausea o vomito, e sono state segnalate anche alcune forme allergiche: motivo per cui è bene utilizzarlo con prudenza. Ricordando che, soprattutto nelle quantità ad uso alimentare, è difficile che possa concretamente avere un effetto sull’organismo, ma può, piuttosto, arricchire con una nota di colore i nostri piatti.

Carbone vegetale per uso alimentare: dal pane ai drink

Il carbone vegetale ha un uso in cucina tutto dedicato alla creatività più che alla salute. Le prime ricette che utilizzano questo elemento mescolato con le farine risalgono al 1800 quando, in Inghilterra, andavano di moda dei biscotti dall’impasto simile a quello dei famosi digestive, ma scuri, proprio perché preparati anche con le polveri del legno bruciato. Si racconta che venissero serviti per il classico tè delle 5, abbinati sia con la frutta che con i formaggi stagionati.

Oggi viene utilizzato, invece, soprattutto per preparare pane, focacce e crackers: non è raro trovarlo nel menu di ristoranti gourmet abbinato al caviale oppure ai frutti di mare. La creatività ha portato alcuni chef ad impiegare il carbone vegetale anche per “colorare” gli oli vegetali, compreso l’extravergine di oliva: lo scopo in questo caso è aromatizzare il condimento e aggiungere una nota cromatica inaspettata alla decorazione del piatto.

La versatilità del carbone vegetale fa sì che sia alla base anche di alcune preparazioni dolci. Mescolato con liquirizia e bacche di vaniglia, è l’ingrediente principale di un particolarissimo gelato nero, mentre in Francia c’è chi ha già pensato di utilizzare il carbone per innovare una delle ricette più classiche della tradizione, quella del croissant.

Infine, sorprendentemente, alcuni bar tender hanno scelto proprio il carbone vegetale come protagonista delle loro creazioni: tra i primi, il barman del Mission Chinese Food di New York che ha inserito nel menù un cocktail “all black” a base di carbone, mezcal, sakè e miele.

Per chi vuole provare ad utilizzare il carbone vegetale in casa, suggeriamo di aggiungerlo alle classiche farine in quantità limitata, circa 10/15 grammi per ogni kg per dolci e salati, mentre vegani e vegetariani lo possono utilizzare al posto del nero di seppia per preparare riso o spaghetti.

 

Se volete realizzare un filoncino, però vi consigliamo di leggere il nostro approfondimento che risponde alla domanda se il pane al carbone vegetale fa male oppure no. Conoscevate questo ingrediente?

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