Tutto ebbe inizio da Noè, naturalmente, che, come narra la Torah, scampato al diluvio universale pianta la prima vite.
Non sappiamo che caratteristiche avesse il vino prodotto da quella prima vite, ma sappiamo che attualmente un vino per essere bevuto dai discendenti del patriarca, ebrei osservanti, deve essere Kosher.
Solo se sono state rispettate le precise regole della Kasherut, sia nella coltura della vite che nella vinificazione, possiamo definire un vino Kosher.
La Kasherut, infatti, è l’insieme delle norme che insegnano quali sono i cibi permessi e il modo in cui devono essere preparati, seguendo gli insegnamenti della Torah.
Le regole di coltivazione e vinificazione
Quali sono queste precise regole che assicurano di bere un vino kosher?
I grappoli non possono essere raccolti finché la pianta non ha raggiunto il 4° anno di vita (Orlah) e ogni 7 anni la vite deve essere lasciata a riposo, per un anno sabbatico (Shmitah).
Tra i filari del vigneto non devono essere coltivate altre piante orticole o frutticole (Kilai Hakerem).
Fin dal raccolto possono essere utilizzati solo strumenti kosher e dal momento in cui l’uva arriva in cantina solo gli ebrei osservanti shabbat possono lavorare il vino. Naturalmente anche i prodotti necessari alla vinificazione devono essere Kosher.
Una parte del vino (cerimonia del Trumat Maser) viene gettata e non utilizzata, in memoria della decima di raccolto che i contadini erano tenuti a versare ai sacerdoti guardiani del Tempio di Gerusalemme.
Garantisce l’etichetta
Per garantire che il vino sia stato lavorato come indicato dalle sacre scritture, in etichetta viene riportato il nome del Rabbino che ha eseguito il controllo e sul tappo viene apposto un segno di riconoscimento o marchio del Rabbinato.
E’ l’Autorità Rabbinica a fornire ogni volta il numero di etichette o tappi necessari per tutta la produzione annuale e a rilasciare un certificato, registrato presso il Rabbinato Centrale d’Israele, necessario per l’esportazione.
Vitigni e zone vitivinicole
Come ci spiega l’AIS, in un articolo, i vitigni autoctoni sono praticamente inesistenti, poichè estirpati sotto il dominio islamico, quindi si coltivano vitigni internazionali, tra i quali Barbera, Sangiovese e Nebbiolo.
Nell’ultimo trentennio la coltivazione ha potuto lasciare la zona costiera, in cui era confinata per la guerra, per concentrarsi nelle zone effettivamente vocate. Quindi, le aree di Golan, alta Galilea e Gerusalemme sono particolarmente idonee alla viticoltura per le loro alture, mentre Samaria è la regione vinicola più estesa.
Eccellenze kosher
Ma volendoci concentrare sulla storia moderna della viticoltura, in Israele tutto inizia dal Barone Edmond de Rothschild, che nel 1882 fonda l’azienda Carmel, la prima di Israele. Cento anni dopo, nel 1983, nasce la Golan Heights Winery, e dagli anni ‘90 si assiste alla nascita di molte piccole e medie aziende, come Margalit, Castel e Flam e Recanati.
La storia vitivinicola israeliana è sostanzialmente molto recente, ma fatta di piccole aziende che coltivano con grande passione per produrre vino kosher di eccellenza.