Italiani, “popolo di poeti, artisti ed eroi” e di… bevitori di caffè. Questa bevanda fa parte della nostra identità culturale e gastronomica e, se la moka resta il suo simbolo per eccellenza, negli ultimi anni il consumo di caffè in capsule è cresciuto rapidamente, soprattutto in casa e negli uffici. Questa possibilità piace agli appassionati, perché permette di gustare un caffè molto simile a quello del bar, e il consumatore può scegliere liberamente tra diverse tipologie e gusti, prediligendo una miscela più corposa, più morbida o magari aromatizzata.
Le capsule del caffè hanno però un forte impatto ambientale: sono costituite da alluminio, plastica, fondi di caffè e sono quindi un prodotto difficile da differenziare e smaltire. Come fare, quindi, a non incidere negativamente sull’ambiente? Di cosa dobbiamo essere consapevoli come consumatori?
Approfondiamo insieme questo argomento, andando alla scoperta delle caratteristiche delle capsule e del perché alcune tipologie non sono riciclabili e altre invece sì, con una panoramica delle aziende che producono capsule del caffè riciclabili ed ecologiche.
Consumi di caffè in capsule: gli ultimi dati
Le capsule del caffè vengono prodotte dai primi anni ‘90, e si sono diffuse in Italia nel decennio successivo, con un boom tra il 2011 e il 2014: si stima infatti che in quel periodo il consumo sia passato da 1,5 a 2,6 milioni.
Oggi, l’acquisto delle capsule è in crescita esponenziale, anche perché viene effettuato prevalentemente tramite e-commerce, modalità rapida e comoda soprattutto per le grosse quantità di prodotto.
L’acquisto online incentiva questa scelta, e proprio per questo è importante essere consapevoli, poiché, secondo gli ultimi dati, forniti dallo studio europeo Pla4Coffee, le capsule di caffè vendute nel mondo sono 10 miliardi e generano 120 mila tonnellate di rifiuti: una quantità che permette di fare 12 volte il giro del mondo.
Di questa produzione, 70 mila tonnellate sono vendute in Europa e 1 miliardo di capsule solo in Italia. L’impatto ambientale è notevole: 12 mila tonnellate finiscono in discariche e inceneritori. Se pensiamo che per smaltire una capsula di caffè classica (quindi non riciclabile, biodegradabile o compostabile) ci vogliono almeno 500 anni, comprendiamo bene che stiamo parlando un prodotto molto inquinante.
Non ci sorprende, quindi, che in alcune città europee, tra cui Amburgo, il caffè in capsule sia vietato negli uffici dell’amministrazione comunale, insieme alle bottiglie e a tutti i contenitori di plastica, in attesa che si affermi la produzione di capsule di caffè riciclabili.
Capsule di caffè: sono pericolose per l’ambiente?
Prima di parlare delle capsule riciclabili, analizziamo nel dettaglio perché quelle tradizionali sono così inquinanti. I motivi sono principalmente due:
- essendo composte di plastica, alluminio e residui organici di caffè, il loro smaltimento andrebbe effettuato in maniera differenziata, dividendo quindi le parti della capsula al momento in cui viene gettata nell’immondizia: se ciò non avviene, la capsula va inserita nella raccolta indifferenziata, generando così un rifiuto impossibile da riciclare.
- Per smaltire l’alluminio presente si producono dei residui – arsenico, mercurio, titanio, piombo, cromo, vanadio – estremamente dannosi per l’ambiente.
Un altro dato di cui tenere conto è il consumo energetico della torrefazione del caffè: se le polveri tradizionali vengono trattate a circa 200°C, per la miscela delle capsule, dove sono presenti anche grassi e additivi, ne servono 1000°C.
Il progetto Pla4Coffee sta cercando di risolvere anche questo problema, basandosi proprio sull’utilizzo dell’acido polilattico (PLA), che permetterebbe di ridurre moltissimo le emissioni a seguito dello smaltimento.
Inoltre, le capsule di caffè contengono il furano, un composto organico che si forma durante il processo produttivo di alcuni alimenti, classificata individuata come dannosa per l’ambiente e per l’uomo dall’EFSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare.
Una ricerca condotta dall’Università di Barcellona ha individuato che le capsule di caffè sono tra i prodotti alimentari che contengono la maggior quantità di furano (tra i 117 e 244 nanogrammi per millilitro), perché la chiusura ermetica in alluminio non permette a questo composto volatile di dissolversi. Anche per questo motivo si stanno cercando soluzioni alternative, che non prevedono l’utilizzo dell’alluminio per sigillare il prodotto.
Proprio per questo è importante conoscere la possibilità di scegliere capsule ecologiche, tendenza verso la quale si stanno allineando la maggioranza delle aziende produttrici.
È possibile riciclare le capsule del caffè?
Differenziare le capsule classiche in plastica e alluminio è possibile, con impegno da parte del consumatore finale, che deve separare ogni volta plastica, alluminio e caffè residuo. Anche in questo caso, pur differenziando tutti gli elementi tra loro, la produzione di rifiuti rimane elevata.
Quali sono allora le alternative? Alcune grandi aziende del settore, per esempio, danno la possibilità di riportare nei punti di vendita i vuoti a rendere, così da procedere allo smaltimento differenziato. Non si elimina la produzione dei rifiuti, ma si incentiva la corretta differenziazione.
Negli ultimi anni, poi, è cresciuta la produzione di capsule di caffè riciclabili: si possono scegliere diverse strade per rendere il prodotto sempre più sostenibile, e sta al consumatore finale trovare quella più adatta a lui. Vediamo quali sono le alternative.
È innanzitutto importante sottolineare che le capsule possono essere riciclabili, biodegradabili e compostabili. Ecco le differenze tra queste tipologie:
- Capsule riciclabili. il riciclo dei materiali permette di reinvestire gli stessi in nuovi prodotti.Alcune aziende leader di settore già da tempo sono sensibili al tema e portano avanti un programma di recupero dei materiali che compongono le capsule di caffè riciclabili. L’alluminio viene destinato a fonderie che lo trasformano in nuovi oggetti, e il caffè residuo diviene compost fertilizzante per risaie. Il riso prodotto viene poi riacquistato dall’azienda, che lo dona al Banco Alimentare. Un circolo virtuoso, considerato come buona pratica che lascia sperare in un futuro di capsule di caffè sempre più riciclabili.
- Capsule del caffè ricaricabili. Grazie a un particolare brevetto, è possibile riempire nuovamente il contenitore, che può poi essere smaltito, con un risparmio dell’85% sia sul costo del prodotto che sulla produzione di rifiuti.
- Capsule biodegradabili: queste capsule possono essere gettate direttamente nell’organico, e si decompongono grazie alla naturale azione di batteri e microrganismi nel giro di poche settimane o mesi.
- Capsule compostabili: il caffè residuo e parte del materiale che compone le capsule divengono appunto compost per concimare e fertilizzare il terreno.
Capsule del caffè riciclabili: la lista delle marche che le producono
Ora che abbiamo compreso meglio la situazione riguardo alle capsule del caffè riciclabili, biodegradabili e compostabili, ecco alcune tra le aziende che le producono:
- Aroma di Caffè
- Bahia
- Borbone
- Club Coffee (compostabile)
- Covim (compostabili)
- G-Pack (biodegradabile)
- Just My Coffee
- King Cup (compostabili)
- Lavazza (riciclabile e compostabile)
- Lab Caffè
- My Coffee Star (acciaio inossidabile riutilizzabile)
- Nespresso (riciclabili)
- Paranà
- Selfcap (compostabili e biodegradabili)
- Tintoretto Fior Fiore Coop
- Toro (biodegradabili)
- Vergnano (compostabili)
- Vida Battistino
- Waycap (riciclabili)
Sapevate che esistono capsule riciclabili per il caffè? Le aveta mai acquistate? Scriveteci nei commenti e fateci sapere se conoscete altri marchi che le producono.