La Xylella e l’insetto che trasporta questo batterio da un olivo all’altro continuano a fare danni. Non si tratta solo della gran quantità di olivi già infettati, dell’avanzare dell’epidemia, delle perdite che di annata in annata la fitopatologia provoca al settore olivicolo salentino, pugliese e italiano. Il batterio è riuscito in pochi anni – tre, da quando i suoi effetti sono stati scoperti nel Leccese – ad aggiungere ai danni tangibili un’altra serie di imprese degne di un tornado:
- catalizzare su di sé l’attenzione generale
- creare un corto circuito tra Italia e Unione europea
- mettere in seria difficoltà la Regione Puglia
- far litigare tra di loro le istituzioni e accapigliarsi scienziati e comitati popolari
Alle porte della nuova stagione, eccola penetrare ancora nelle cronache, tra attesa per la reazione dell’Italia alla nuova bacchettata di Bruxelles, provvedimenti legislativi in arrivo, magistratura che torna sui suoi passi. E ovviamente, come se tutto questo non bastasse, nuovi focolai dell’epidemia nel Salento.
Caso Xylella: ultime dall’Europa e i nuovi Casi italiani
Le bacchettate UE sveglieranno l’Italia?
C’è l’Europa alle calcagna dell’Italia, che già nel cercare di tenere a bada il batterio e il malcontento popolare ha le sue rogne. La Commissione europea non gradisce la lentezza italiana nell’approccio al problema, e per la seconda volta in meno di un anno il commissario per la Salute Vytenis Andriukaitis ha fatto pervenire a Roma la sua tirata d’orecchi: “Commission asks Italy to fully implement decision to stop progression of xylella fastidiosa”, recitava il 22 luglio il rapportino periodico, dal messaggio stavolta piuttosto chiaro.
L’Italia, secondo Bruxelles, non avrebbe rispettato gli impegni presi per arginare il fenomeno, cioè il monitoraggio costante del fenomeno, l’eradicazione del batterio, il contenimento dell’epidemia: è meritevole per questo della messa in mora, con 30 giorni di tempo (la metà dei canonici 60) per fornire una spiegazione alla sua negligenza, pena l’apertura di una procedura d’infrazione. È la seconda volta che accade (in prima battuta la Commissione aveva scritto all’Italia a dicembre, con le stesse motivazioni), ma stavolta almeno l’Italia ha risposto, dopo un tavolo d’urgenza (ad agosto) al quale erano presenti tra gli altri il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Se L’Ue non gradisse la spiegazione pervenuta da Roma scatterebbe il deferimento alla Corte di giustizia europea. Il succo della richiesta di Andriukaitis, e il vero nodo della questione in Italia, è questo: lo sradicamento degli alberi infetti e anche di quelli in prossimità delle zone più a rischio. Una procedura drastica che nella penisola si scontra con una serie di fattori che forse Bruxelles non prevedeva.
Xylella fastidiosa: cos’è?
Il killer di migliaia di ulivi nel Salento ma anche di un gran numero di piante nel resto d’Italia e in Europa è un microscopico batterio con quattro diverse sottospecie: è un esemplare alloctono, ossia proveniente da una zona diversa da quella in cui prolifera e fa danni, nella fattispecie il Costarica (il suo nome è pauca), che si diffonde attraverso alcuni tipi di insetti dei quali il principale è la cicala sputacchina. Un vero e proprio killer, che quando individua la vittima non conosce ostacoli: è responsabile, secondo gli studi, del cosiddetto co.di.ro., acronimo di “complesso del disseccamento rapido dell’olivo”, contro il quale sinora non è stato trovato un valido rimedio. Un flagello capace di danni difficilmente calcolabili, che già a inizio emergenza, nel 2014, erano stati stimati in 230 milioni di euro, e che ora sono ulteriormente saliti: niente male per un settore, quello olivicolo salentino, che vale oltre mezzo miliardo di euro e rappresenta un terzo dell’intero movimento italiano.
Pasticcio all’italiana
Il caso Xylella è esploso nel Salento tre anni fa, ma non è detto che il batterio non sia arrivato sul versante jonico del “tacco d’Italia” qualche anno prima. Dal 2013 a oggi è stato un susseguirsi di provvedimenti, marce indietro, ricerche, polemiche. Il Governo due anni fa, acquisiti i risultati delle ricerche affidate al Cnr di Bari – che avevano indicato nella Xylella la causa del disseccamento degli ulivi – ha deciso per la distruzione di quasi un milione di piante, scelta approvata dall’Unione europea. Un anno dopo, dicembre 2015, proprio mentre Bruxelles cominciava a chiedere conto all’Italia dei ritardi nella messa in pratica del provvedimento, ecco l’inchiesta della Procura di Lecce: 10 indagati – tra cui il commissario straordinario Giuseppe Silletti e alcuni scienziati – per devastazione ambientale, ulivi sotto sequestro.
Mentre in Italia esplode il dibattito e ci si chiede se veramente sia la fastidiosa a causare l’immane danno agli olivi salentini, ancora una volta l’Europa dà segnali inequivocabili: un dossier Efsa, l’autorità europea sulla sicurezza alimentare, ascrive chiaramente al batterio proveniente da Oltreoceano la responsabilità del danno. A luglio ecco l’aut aut di Bruxelles, e mentre maggioranze, opposizioni, comitati, associazioni e scienziati discutono sul da farsi persino la magistratura è costretta a tornare sui suoi passi, dissequestrando una parte degli alberi oggetto del provvedimento. I comitati e le associazioni di categoria, contrari agli abbattimenti, stanno dalla parte della Procura, criticando al contempo la ricerca svolta dal Cnr.
Le soluzioni tampone
La Regione Puglia, in attesa che Roma sbrogli la matassa europea, ha varato una soluzione almeno temporanea. Tra resistenze locali, pareri divergenti di studiosi e professionisti, gli interessi di produttori olivicoli e fornitori di fitofarmaci, il presidente Emiliano ha deciso di prendere di petto il problema e provare a costruire qualcosa di immediatamente attuabile: ecco quindi, pronta a passare l’ultimo scoglio, quello dell’assemblea, una legge regionale che con misure diverse dall’eradicazione proverà a contrastare il fenomeno. Si proveranno quindi impianti di nuove cultivar, si cercheranno tecniche di contrasto innovative, si lavorerà permanentemente mediante un’apposita agenzia regionale anti-Xylella, che finita l’emergenza potrebbe sostituire l’attuale tavolo istituzionale. Una legge, va da sé, osteggiata dalle opposizioni, che la vedono troppo morbida e inadatta alla portata del problema.
Emergenza continua
Mentre le istituzioni lavorano a ritmo scandito da intoppi e polemiche, l’attualità riserva di giorno in giorno nuove notizie: sul finire dell’estate ecco l’emergenza piombare anche nel Brindisino, per la precisione nella zona di Francavilla Fontana, con nuovi focolai in un’area densa di oliveti. E ancora, nel Leccese gli agricoltori protestano dopo le 250 multe comminate a causa del mancato rispetto della quarantena imposta da un decreto regionale.
Un pasticciaccio brutto, lo avevamo già definito nell’aprile del 2015, quando per la prima volta ci occupammo della vicenda. Un continuo rimpallo di responsabilità, coi produttori salentini, i piccoli in particolare (stiamo parlando di un movimento di oltre 250 mila imprese) nei panni delle vittime e un intero sistema produttivo che rischia il collasso.