Giornale del cibo

Campania Stories 2017: i volti e i luoghi che stanno dietro le etichette

Una regione vinicola che non ti aspetti, la Campania, ricca di esperienze enoiche sorprendenti e di buone bottiglie da stappare. È vero che si bevono i vini e non i produttori ma durante la valente rassegna Campania Stories si è avuta non soltanto la possibilità di assaggiare grandi vini ma anche e soprattutto di conoscere alcuni dei volti che si celano dietro le etichette.

Campania Stories 2017: le anteprime del vino

Campania Stories 2017 location

In Italia annualmente vengono organizzate le cosiddette “anteprime del vino” durante le quali consorzi e produttori danno la possibilità alla stampa specializzata di assaggiare le ultime annate dei vini prodotti nelle proprie regioni. La rassegna campana 2017, promossa ed organizzata con merito da Miriade & Partners S.r.l., si è tenuta a Napoli nell’affascinante cornice dell’Hotel Palazzo Caracciolo MGallery by Sofitel. Centinaia di vini in degustazione tramite i tasting divisi tra vini bianchi e rossi organizzati in un luogo assolutamente d’eccezione come è il museo diocesano di Napoli, visite in azienda e alla scoperta dei territori lungo i percorsi didattici delle cinque province della regione.

Cantine Astroni

Siamo nei Campi Flegrei, sulle pendici esterne del cratere Astroni, un tempo riserva di caccia borbonica e oggi Riserva Naturale Statale gestita dal WWF. Da un lato Napoli e dall’altro i 250 ettari di verde sconfinato, tra Pianura ed Agnano sorge questa piccola azienda che sulle carte risulta essere entro i confini del capoluogo campano. Quarta generazione dedita al vino oggi più viva che mai nella coppia Gerardo Vernazzaro ed Emanuela Russo. Ribadiamo il concetto per cui sono i vini ad essere bevuti e non chi li produce ma questi ragazzi hanno energia da vendere e donano al mondo del vino un apporto davvero speciale. Ma veniamo ai vini, dai 25 ettari (12 di proprietà e 13 in conduzione diretta) in cui la vite trova alloggio su dei terrazzamenti paesaggisticamente attraenti, si ottengono numerose etichette tra cui ben 4 diverse espressioni di Falanghina e tre di Piedirosso.

Assolutamente da assaggiare: Strione, Falanghina.

Le uve macerate con le bucce per circa metà della fermentazione alcolica la rendono una portatrice sana del territorio Flegreo. È profonda e ampia, potente ma elegante, complessa e profumata di frutta matura. Sorso lungo e persistente.

Colli di Lapio

Qui si producono solo Fiano ed Aglianico, e che coppia vini. L’azienda vitivinicola Romano Clelia si trova a Lapio, paese Irpino situato a circa 550 metri d’altitudine che con il suo clima secco e ventilato caratterizza i vini qui prodotti. “È uno dei pochi comuni a vantare la doppia denominazione sia del Fiano che del Taurasi”, ci tiene a sottolineare il marito Angelo Cieri. Più precisamente siamo in Contrada Arianiello nella provincia di Avellino, qui negli spazi della vecchia masseria di proprietà lavora unita la famiglia Romano da sempre.

Clelia non è soltanto una vignaiola ma anche un’ottima cuoca. Se visiterete l’azienda non fate complimenti qualora dovesse invitarvi a pranzo.

Assolutamente da assaggiare: Fiano di Avellino. Colpisce l’intensità fruttata e la ricchezza di note speziate dolci bilanciate da una nervo acido che mantiene la freschezza e l’eleganza anche durante la bevuta. Più si va indietro con le annate e più sorprendente appare.

Donna Chiara

Sempre in Irpinia, poco più in basso fino a Montefalcione, si incontra la sontuosa Donnachiara. Fondata nel 2005, tutto ha avuto origine da mamma Chiara che ha fatto innamorare del vino la figlia Ilaria Petitto, oggi bel capitano dell’azienda. Si iniziò con 7000 bottiglie ed attualmente se ne contano ben 200 mila, segno di grande crescita non solo quantitativa. Un’azienda al femminile che produce esclusivamente vini da vitigni autoctoni caratterizzati dalle montagne che tutt’attorno circondano e da microclimi speciali. Fiano di Avellino, Taurasi e Greco di Tufo (le tre Docg irpine), Aglianico, Falanghina e Coda di Volpe. La cantina rispecchia la personalità di Ilaria, ammaliante produttrice vinicola che sarà ben lieta di raccontarvi la storia di famiglia e farvi assaggiare i numerosi vini prodotti.

Assolutamente da assaggiare: Taurasi di Umberto Docg. 100% Aglianico per un vino dalle spalle larghe e dalla grande longevità. Al naso sono spiccati i sentori di confettura di frutti rossi come more e ribes, seguiti da aromi terziari di tostato e cuoio che continuano ad evolversi nel calice. In bocca è suadente, caldo con un tannino non aggressivo che lo rende ancor più piacevole. I 18 mesi in barrique di rovere francesi e i 24 in bottiglia lo rendono mansueto e adulto.

Salandra

Sei ettari vitati e circa 100 arnie che vuol dire migliaia di piccole api che svolazzano tra i filari e si alternano con il loro instancabile lavoro. Giuseppe Fortunato e Alessandra Castaldo facevano altro nella vita finchè la vita contadina non ha stregato entrambi tanto da dedicarsi alla produzione di vino, e non solo, in Contrada Salandra. Qui, non lontani dal centro di Pozzuoli, avviene qualcosa di sobrio e stupendo che inneggia alla Natura.

In realtà prima si iniziò con il miele e soltanto dopo con il vino: sei ettari di Falanghina allevata a guyot e di Piedirosso a sylvoz, in vigne a piede franco che Giuseppe rigenera selezionando le migliori piante. I vini di Contrada Salandra affinano in acciaio, le bottiglie sono pochissime, e dal primo sorso è percepibile la sensibilità dei produttori.

Assolutamente da assaggiare: entrambi i vini sono molto freschi e con una entusiasmante acidità. Il Piedirosso è speziato e saporito, longevo ed umile contraddistinto da una buona bevibilità anche nelle annate meno recenti. La Falanghina è dissetante e ha un frutto ben definito ed una mineralità da fare invidia. Poi ci sono i mieli…

Agnanum

“Vorrei farvi immergere nella mia storia che racconta di una terra baciata dal mare, scaldata dal sole e da sempre vocata ad una viticoltura “eroica”, svolta sugli ardui terrazzamenti posti sulle storiche colline vulcaniche del  Parco Naturale degli Astroni, dove il duro lavoro manuale, la bassa resa per ettaro e la vendemmia tardiva, producono questo vino”. Raffaele Moccia è un personaggio che nel mondo del vino non si può non conoscere. È un vignaiolo prima di tutto, un uomo di cultura enoica, un contadino e un gran lavoratore.

Tutto partì grazie al papà nel lontano 1960 all’interno della suddetta oasi naturale con quasi quattro ettari arrivati oggi a poco più di dieci.

Terrazzamenti da lui costruiti risalenti al 1850 quando le prime forme venivano date dai cosiddetti “vutcar” (gli addetti alla costruzione delle terrazze) di cui lui oggi rappresenta uno degli ultimi esemplari rimasti. Su terreni vulcanici Raffaele coltiva la terra insieme al figlio e al padre che a 87 anni continua a vivere la vigna. Tutte viti ultra centenarie e tutte piede franco. Diverse espressioni di Falanghina e Piedirosso che donano emozioni continue.

Assolutamente da assaggiare: Vigna del Pino, una Falanghina strepitosa ancor di più se bevuta dopo 6-7 anni dalla vendemmia. Piena espressione di un’agricoltura eroica, di bassa resa per ettaro e della vendemmia tardiva. È armonica e bilanciata, precisa e persistente senza mai eccedere.

Questi sono i nostri consigli su alcune valide cantine da visitare in Campania però se prima di partire voleste dedicarvi ad un breve ripasso vinicolo allora leggete la nostra mini guida per degustare il vino.

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