Olio di palma, un anno dopo. Da quando lo scorso dicembre è scoppiato il caso sull’olio di palma, tanti sono stati gli studi e gli approfondimenti in materia. Pareri scientifici, tecnici e super partes si sono scontrati con chi ha dovuto curare interessi d’immagine, generando tra i consumatori il caos.
Il Giornale del Cibo ha seguito la vicenda pubblicando periodicamente delle liste di biscotti e merendine senza olio di palma e consultando esperti di nutrizione per capire se e quanto questo grassi vegetale faccia male. Ma adesso ci siamo chiesti: è cambiato qualcosa tra gli scaffali dei supermercati? Questa campagna contro l’olio di palma ha modificato il comportamento dei consumatori?
Effetti della campagna contro l’olio di palma”
Se i supermercati dicono addio all’olio di palma
Come una reazione a catena, la conseguenza di passaparola, pubblicità, prese di posizione di brand, associazioni umanitarie e dedicate ad aziende da una parte e consumatori dall’altra ha mosso qualcosa. A giugno Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade hanno lanciato una petizione per arginare l’invasione dell’olio di palma negli alimenti raggiungendo le 140 mila firme.
Il caso è anche finito in Parlamento e, mentre il dibattito è ancora aperto, si spera con voci qualificate e oggettive, il brand Misura ha sostituito l’olio di palma con l’olio di girasole e sei catene di supermercati hanno dichiarato di voler togliere l’olio di palma dai loro prodotti a marchio. Si tratta di Coop, Esselunga, Carrefour, Ikea, Ld discount e Md market. Alcune catene hanno già cominciato a vendere sugli scaffali biscotti e fette biscottate senza grassi tropicali. Ne è un esempio il Carrefour, che ha avviato un percorso anche in altri paesi per portare a termine la sostituzione dell’olio di palma entro il 2020.
Una reazione a catena, la parola ai consumatori
Nonostante ciò, tra gli scaffali dei supermercati la situazione sembra essere cambiata di poco. Se in un primo momento la reazione di molti consumatori è stata quella di non comprare più i prodotti preparati con il grasso tropicale, in altri ha lasciato indifferenza. Molti acquistano frettolosamente senza badare all’etichetta, in molti c’è la convinzione che comprare prodotti con olio di palma sia inevitabile.
Il ragionamento più comune è: se le case produttrici di biscotti e fette biscottate modificano semplicemente una dicitura sull’etichetta, perché smettere di acquistare il prodotto a cui si è più affezionati? Altri ritengono che il dibattito sia la solita “fuffa” per generare la corsa agli armamenti di chi ha degli interessi dietro. Gli scaffali dei supermercati continuano a essere pieni di prodotti con olio di palma e i consumatori a comprarli. E magari qualche mamma si è ritagliata un’ora al giorno per preparare dei dolci a mano, forse l’unica garanzia di salubrità.
E voi cosa mettete nel carrello? Siamo curiosi, scriveteci e diteci se la campagna contro l’olio di palma ha cambiato abitudini d’acquisto.