Vi rendo conto del dialogo tra sordi che ho intrattenuto di recente con una mia amica ex bravissima pasticciera. – Ho fatto una torta bellissima – mi dice. – Che torta era? – Era per il compleanno di un’amico guida alpina, ho fatto una baita con la pasta di zucchero – Sì, ma che c’era dentro? C’era un’abete, le stelle alpine, un prato… – Ma ci hai messo panna, crema, ricotta… – Ci ho messo anche il ruscello con il suo ponticello – Vabbè, lasciamo perdere…
Morale: L’orribile moda americana degli orribili design cake sta rovinando la gloriosa arte italiana della pasticceria. Quello che conta è l’apparenza, quindi l’immangiabile ma ben modellabile pasta di zucchero, i coloranti artificiali di tutte le tonalità e un preciso progetto scenografico. E chi se ne frega di quello che c’è dentro! è una vera sconfitta per la nostra raffinata sapienza pasticciera e una regressione di secoli ai banchetti nobiliari rinascimentali e barocchi, quando contava esclusivamente l’apparenza delle pietanze, sontuose ma spesso ai limiti della mangiabilità. Che tutto questo abbia a che fare con il il culto dell’apparenza?
Articolo di Martino Ragusa