Regione che vai, tradizioni culinarie che trovi. Soprattutto nel periodo invernale, quando le giornate si accorciano e sono più fredde, le festività si avvicinano e la voglia di comfort food diventa irresistibile… Non è un caso che proprio in questo periodo, sulle tavole e nei negozi, abbondino dolci di qualunque tipo, da quelli più elaborati, opulenti e lunghi da preparare, come il fiordilatte o il certosino bolognese, a quelli più semplici ma comunque ricchi di gusto, capaci di riscaldare gli animi. Oggi, ti parliamo proprio di un dolce presente nella tradizione romagnola, che sa di casa, di camini accesi e mani indaffarate in cucina. Si chiama bustrengo, e già il nome è di per sé un piccolo mistero: curioso di scoprire il perché? È un dolce di umili origini, che si preparava proprio in questo periodo e ideale da portare in tavola durante le festività natalizie. Ma la cosa ancora più affascinante è che si tratta di una sorta di torta “svuota-dispensa”, nata per non sprecare nulla e trasformare gli avanzi in qualcosa di nuovo. Continua allora a leggere per conoscere la sua storia e, ovviamente, la ricetta!
La storia del bustrengo: alle origini del nome
Il bello della cucina è che, spesso, è difficile risalire alle origini certe ed esatte delle pietanze e dei loro nomi. Soprattutto in Italia, un Paese con una cultura gastronomica smisurata, le ricette si perdono nel tempo e variano di famiglia in famiglia, rendendo difficile questa operazione “archeologica” di recupero. Come nel caso del bustrengo romagnolo, anche conosciuto come bustrenga, bustrèng, o ancora bostrengo. Con la sua durezza, il nome di questo dolce richiama assonanze “barbare”: secondo alcuni esperti, le origini sarebbero da rintracciare nelle popolazioni celtiche, secondo altri, invece, bisognerebbe collocarle ai tempi dell’Impero romano e delle invasioni barbariche. Per altri esperti ancora questo strano termine indicherebbe una modalità di cottura che avveniva in larghe teglie rotondeggianti di rame chiamate “role”, poste sul focolare con fuoco sopra e sotto e provviste di coperchio.
Fatto sta, che il mistero rimane ancora oggi, e non è certa nemmeno la localizzazione: per alcuni è una ricetta proveniente dalla Romagna collinare, per altri dall’area della pianura, per altri ancora della Romagna montuosa. Quel che è certo, però, è che si tratta di un dolce povero e, soprattutto, contadino.
Le radici del bustrengo: un dolce contadino e versatile
Che l’Emilia-Romagna abbia un’anima contadina, lo sappiamo bene. In altri articoli, abbiamo raccontato delle tradizioni culinarie e delle pietanze che hanno tutto il sapore delle campagne e della semplicità, dai passatelli, nati per non buttare via il pane, al friggione, fino alla pinza bolognese. Del resto, quale regione più di altre ha fatto suo il motto “del maiale non si butta via niente” o “di far necessità virtù”? Anche il bustrengo è l’espressione perfetta di questa cultura. Questo dolce, che si presenta a metà tra una torta e una focaccia dolce, è nato nelle cucine di chi sapeva fare miracoli con quello che c’era per riutilizzare il pane raffermo avanzato: è uno di quei piatti che parlano di donne che inventavano ricette per sfamare la famiglia con ciò che offriva la stagione e la dispensa. Era infatti preparato durante il periodo invernale e sotto le festività con ingredienti poveri, o meglio: con tutto ciò che c’era in dispensa, per non buttare via nulla.
Ingredienti e varianti del bustrengo
Un po’ di farina, il pane avanzato grattugiato, ammollato nel latte, sbattuto con uova e zucchero e cotto con qualche ingrediente stagionale: questi dovrebbero essere gli ingredienti di base del bustrengo. Usiamo il condizionale perché il dolce varia da zona a zona a seconda dei prodotti a disposizione, e non solo: ogni famiglia aveva – e ha – la sua versione, e ancora oggi non esiste una ricetta “ufficiale” del bustrengo.
Alcune varianti sono più ricche, soprattutto quelle provenienti dalle aree collinari della Romagna, dal momento che le coltivazioni erano più abbondanti e variegate, mentre si “impoverivano” man mano che si saliva di quota. C’è chi aggiunge le mele e l’uva passa, ingredienti presenti nella maggior parte delle ricette, chi usa la scorza di limone, chi lo profuma con un tocco di miele o con la frutta secca, come noci e mandorle, o dà quel tocco in più con i fichi secchi. La magia del bustrengo sta proprio nella sua versatilità: non c’è un’unica ricetta per prepararlo, ma tante varianti che si tramandano di generazione in generazione.
Ad esempio, nella Valle del Marecchia la farina classica viene sostituita con quella di castagne, mentre spostandosi nelle Valli dell’Uso e del Savio troviamo la farina di ceci; in pianura e nella media collina la farina di grano e quella di mais (l’equivalente più moderno del pane raffermo). Esistono, inoltre, anche varianti fortemente speziate o che prevedono l’aggiunta di cacao, decisamente più recenti. Esiste poi una variante, chiamata bustrengh di Beurgh caratteristico di Borghi, un paesino situato sulle colline del cesenate: qui, ogni anno, c’è anche una sagra che si tiene in onore del bustrengo, la seconda domenica di maggio. Pare che questa variante del dolce preveda l’utilizzo di 32 ingredienti, di cui però alcuni sono segreti e gelosamente custoditi dai paesani. Quelli di dominio pubblico sono la farina di mais, la farina bianca, il latte, le uova, il miele, l’olio d’oliva, l’uva passa, i fichi secchi, il pangrattato, la scorza di arancia e limone e le mele.
Concludiamo con due ultime curiosità: esisteva anche una versione di bustrengo salato, ma solo in poche zone della Romagna è rimasta viva questa tradizione, che prevedeva l’aggiunta di formaggio e si consumava come piatto unico. Un’altra particolarità è che il bustrengo dolce è diffuso anche nelle Marche, che ha come ingrediente principale il riso, o a San Marino.
Ricetta del bustrengo
Ma come si prepara il bustrengo? Come ormai avrai capito, non esiste una ricetta “definitiva”, perché ogni famiglia ha il suo segreto. Quindi, ti lasciamo una versione “base”, che ci è stata data da una nonna romagnola, che puoi prendere come punto di partenza per creare il tuo personale bustrengo.
Ingredienti
- 100 g di farina bianca
- 150 g di farina gialla di mais (meglio se macinata fine)
- 50 g di pane grattugiato
- 150 g di zucchero
- 500 ml di latte tiepido
- 2 uova
- 1 mela grande grattugiata (in alternativa, a pezzetti)
- 50 g di uvetta (ammollata in acqua per almeno 5-10 minuti)
- 30 g di olio d’oliva
- la scorza grattugiata di un limone non trattato
- 1 cucchiaino di sale
Procedimento
- In una ciotola capiente, mescola gli ingredienti secchi: la farina bianca, la farina gialla di mais e il pane grattugiato. Aggiungi poi lo zucchero e il pizzico di sale, mescolando bene per distribuire uniformemente il tutto.
- Aggiungi poi le uova intere, l’olio, la scorza di limone e la mela grattugiata (o a pezzetti) e mescola con cura.
- Versa il latte a filo, continuando a mescolare fino a ottenere un composto omogeneo, ma non troppo liscio: il bustrengo è un dolce rustico e deve mantenere quella consistenza “casalinga” che lo rende unico.
- Unisci infine l’uvetta scolata dall’acqua, versa l’impasto in una teglia imburrata e infarinata, e cuoci in forno a 180°C per circa 40-50 minuti, a seconda del forno. Il risultato? Un dolce dorato, profumato e perfetto da gustare con una tazza di tè o di vin brulé.
Il bello del bustrengo è che puoi personalizzarlo come vuoi, adattandolo ai tuoi gusti o agli ingredienti che hai in casa. Ad esempio, hai delle pere troppo mature? Usale al posto delle mele. Hai del pane raffermo che non vuoi buttare via? Taglialo a pezzi e lascialo ammollare nel latte caldo fino a quando sarà morbido e facile da lavorare.
Insomma, il bustrengo ti insegna a guardare gli avanzi con occhi nuovi e a trasformarli in qualcosa di speciale. Ti piacerebbe provarlo?
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