Plum-pudding letteralmente vuol dire budino alla prugna, anche se quest’ultima, nelle ricette che ho cercato sul web, non compare. E in ogni caso prepararlo è molto laborioso, perciò ometto la ricetta. Buona ricerca (e buona preparazione se, ostinati, vi avventurerete nella realizzazione di questo piatto).
Alla tavola dei Buddenbrook era normale gustare un plum-pudding.
“…di nuovo furono cambiati i piatti. E comparve un enorme prosciutto, rosso mattone, affumicato e bollito, con una salsa di scalogno bruna e acidula e con una tale quantità di legumi ogni piatto sarebbe bastato a saziarli tutti. Lebrecht Kroger si assunse l’incarico di scalcare. Alzando leggermente i gomiti, gli indici distesi sul dorso del coltello e della forchetta, tagliò i pezzi sugosi con molta circospezione. Venne servito anche il capolavoro di Elizabeth Buddenbrook, la terrina russa, un misto di frutta conservata sotto spirito e piccante… e venne in tavola, in due grandi coppe di cristallo, un budino speciale composto di strati di amaretti, di lamponi, di biscotti e di crema; all’altro capo della tavola, invece, si vide guizzare il fuoco, perché i ragazzi avevano ricevuto il dolce preferito, il plum-pudding alla fiamma.”(1)
I Buddenbrook, il racconto di una famiglia
Rileggere i classici dell’Ottocento e del Novecento non mi delude quasi mai, e non solo per le descrizioni dei banchetti! Recentemente ho ripreso in mano i Buddenbrook di Thomas Mann e l’ho letto senza un momento di noia. Scritto alla fine dell’Ottocento e uscito all’inizio del nuovo secolo, il suo sottotitolo è Decadenza di una famiglia.
È il racconto della famiglia dell’autore, i Mann, ed è ambientato tra il 1835 e il 1870. La storia credo sia nota a tutti e non è il caso di improvvisare recensioni per capolavori del genere. La riflessione che sottopongo alla vostra attenzione, con la scusa di un dolce come il plum-pudding, è sul piacere e l’utilità della lettura dei cosiddetti classici.
[elementor-template id='142071']Io provo quasi sempre un senso di stupore. Passano a decine gli anni (in questo caso 120) ma il processo di identificazione nel racconto non è meno potente di quello che posso avere per una storia contemporanea. Mi immedesimo nei personaggi, nei loro scopi, nei risultati delle loro azioni, nei loro sentimenti, negli ambienti e nelle credenze dell’epoca. Sembra quasi che io sia vissuto tra quelle vecchie stanze, abbia preso la carrozza per spostarmi da un quartiere all’altro di Lubecca e attraversato strade lorde degli escrementi dei cavalli.
È senz’altro la capacità di uno scrittore di cogliere, oltre al contingente, anche il permanente del nostro essere. È questa capacità che distingue un grande autore da uno normale.
Thomas Mann scrisse questo romanzo a ventisei anni, non ho commenti a questa informazione.
A chi è consigliato un libro come i Buddenbrook? A chi ama le storie familiari, le narrazioni epiche, e ama vedere davanti a sé, nitidi, i personaggi come se fossero parte della propria famiglia.
(1) Mondadori, 1952