di Joja.
Sono chiamati bruscandoli i gettiti spontanei del Luppolo selvatico (Humulus lupulus), che in Veneto si raccolgono in primavera. Pianta avvolgente, nei boschi incolti forma intrichi invalicabili e cresce di 5 o 6 metri l’anno. L’erboristeria usa i fiori femminili “coni” che sono delle infiorescenze gialle, per usi vari specialmente contro l’insonnia.
Sono invece usatissimi in cucina, per il loro delicato sapore, gli apici vegetativi colti a primavera (i bruscandoli, appunto) per frittate, minestre e altri usi e, se non si trovano, si possono sostituire con asparagi verdi sottili.
Hanno molte proprietà rinfrescanti e diuretiche, come tutti i turioni primaverili. A sottolineare le caratteristiche ipocaloriche di questo alimento, si ricorda il modo di dire di chi, incontrando una persona particolarmente magra, la si appellava così: “Mo ss’a màgnat, di bruscànduli?” (“Ma cosa mangi, dei bruscandoli?”).
Un tempo, nei giorni di mercato, si vedevano ragazzini che vendevano piccoli mazzetti di bruscandoli, ai crocicchi delle strade di campagna.
Personalmente con il termine bruscandoli identifico erroneamente gli asparagi selvatici e non i germogli del luppolo, (mi hanno sempre insegnato così) che si raccolgono nelle siepi lungo le strade, i viottoli di campagna o i fossi. Gli asparagi selvatici, invece, in altre zone del Veneto, vengono detti “sparasìne” . Non bisogna poi confonderli con i getti dell’arbusto del pungitopo, che si raccolgono nei boschi e molti scambiano proprio per asparagi selvatici: “bruscànsi” o “bruscàndi” è il termine con cui spesso vengono definiti, ma altre volte, anche in questo caso, ho sentito parlare di bruscandoli.
Quando si parla, dunque, di bruscandoli si dovrebbe spiegare se s’intende il germoglio del luppolo, come è stato detto qui, oppure il vero asparago selvatico o il diffusissimo (e dicono buono) germoglio del pungitopo.
Dove lo posso trovare?
Attorno ai fossi per l’appunto oppure al mercato, ma sono piuttosto cari.