Se è vero che il turismo del futuro è enogastronomico, lo è altrettanto il fatto che l’emergenza da Covid-19 ha però stimolato nuovi modi di viaggiare che conciliano sempre di più le esigenze di svago con quelle di lavoro, soprattutto se telematico. E così, negli ultimi mesi si è sentito parlare di South Working o di Workation: soluzioni che consentono di lavorare da remoto, da luoghi diversi e spesso lontani dall’ufficio, quando non tipicamente vacanzieri. Il confinamento domestico e il necessario distanziamento sociale a cui la pandemia ci ha costretto a più riprese, ha inoltre incentivato una rinnovata “passione per il verde” (come l’ha definita Nomisma in un recente rapporto) tanto che il contatto con la natura sembra essere una delle prerogative degli italiani nel post-lockdown.
Tra le forme ibride più innovative nate proprio in questo periodo c’è anche Borgo Office che mette insieme “Smart working” e “Farm supporting”, offrendo soggiorni (quasi) gratuiti in cambio di supporto alle aziende agricole ospitanti.
Una formula originale che scardina le logiche del turismo classico da entrambe le parti – domanda e offerta – e che, a quanto pare, funziona. Ecco come.
Smart working + farm supporting: come funziona Borgo Office
Le istruzioni sul sito ufficiale di Borgo Office sono piuttosto semplici e per soggiornare in una delle aziende agricole aderenti basta:
- selezionare una tra le 15 strutture coinvolte;
- verificare le smart working facilities (servizi per il lavoro da remoto) di cui è dotata, tra cui connessione wi-fi, stampante e persino postazione con vista panoramica;
- informarsi sulle colture del posto;
- recarsi nel luogo prescelto e comprare uno o più dei “pacchetti di sostegno”, ovvero cesti di frutta, verdura e altri prodotti a km 0 come vino, olio, miele, formaggi dell’azienda agricola ospitante.
Attualmente i soggiorni possono durare da un giorno fino a massimo una settimana e i pacchetti variano in proporzione dai 100 fino a 400 euro.
E proprio qui che viene il bello – l’acquisto dei prodotti non è obbligatorio, ma volontario. Quindi, alloggio garantito e contributo libero: una scommessa non da poco per le aziende. Eppure, “il 90% degli smart workers che hanno richiesto il soggiorno gratuito acquistano i pacchetti di sostegno” ha spiegato a RAI RadioUNo Federico Pisanty, ideatore del progetto. Questo perché, secondo la sua esperienza, chi riceve un regalo è più propenso a ricambiare e quindi naturalmente disponibile a supportare economicamente i propri ospiti.
I vantaggi della formula di Borgo Office
Si tratta di una novità che “capovolge il modello commerciale tradizionale” degli agriturismi, ha proseguito Pisanty nella stessa intervista, perché “normalmente l’offerta includerebbe ospitalità e, in aggiunta, vendita di produzioni.” In questa fase difficile, invece, “abbiamo dovuto convincerli che bisogna fare il contrario, cioè ospitalità gratuita e invece vendita di produzioni e coltivazioni”. Il risultato? “L’indotto per le aziende agricole in realtà è molto superiore con questa formula rispetto a quella tradizionale perché si va ad attivare tutta una serie di acquisti aggiuntivi che consentono agli agriturismi di generare degli introiti importanti”. In ogni caso, per le strutture convenzionate che non dovessero essere soddisfatte dei risultati ottenuti, rimane sempre aperta la possibilità di ritirarsi dal progetto.
La generosità spontanea è quindi la leva su cui si regge il meccanismo, ad oggi virtuoso, instaurato da Borgo Office che nel nome solletica già l’interesse dei cosiddetti “nomadi digitali”, professionisti soprattutto del settore terziario che possono portare avanti la propria attività lavorativa da qualunque posto, purché dotati di un computer portatile e di una buona connessione. Dopo un anno di (intermittente) confinamento domestico, infatti, ad attirare queste figure sono soprattutto località rurali, spesso più vivibili di grandi città o metropoli, i borghi appunto. Questo il principale desiderio degli smart workers: stando a un recente sondaggio condotto da Airbnb su un campione di 2.000 impiegati italiani, infatti, il 60% di loro ha in programma un trasferimento, anche solo temporaneo, lontano dalla propria residenza (1 su 4 in campagna) con l’intento di unire dovere e piacere. O, per dirla all’inglese, per dedicarsi al bleasure (combinazione di business + pleasure).
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Oltre ai benefici per ospiti e visitatori, quindi, la proposta di Pisanty comporta anche un vantaggio indiretto per le comunità in cui l’agriturismo si inserisce, che godono così della presenza di turisti anche in periodi atipici come quello presente. Non a caso, tra le possibilità offerte dalle aziende agricole, ci sono anche le classiche “esperienze” dedicate alle eccellenze enogastronomiche del posto, come degustazioni, visite guidate in aziende produttrici e brevi gite nei dintorni alla scoperta del territorio e delle sue specialità.
Gli agriturismi convenzionati
Sono circa una ventina le aziende agricole in cui è possibile richiedere un soggiorno gratuito per lavoro, e sono dislocate in tutta italia, isole comprese.
Si va dall’antica villa sui colli tortonesi (nei pressi di Alessandria) dotata di piscina e specializzata nella coltivazione di alberi da frutto, alla residenza nella borgata medievale in provincia di Reggio Emilia, che offre prodotti tipici dell’enogastronomia locale. Ci sono poi le numerose tenute toscane, al momento la regione con il maggior numero di agriturismi aderenti (sei in tutto). Qui si trovano, ad esempio, strutture immerse nella rigogliosa natura della Val d’Orcia, o nei pressi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, o ancora nel paesaggio collinare fiorentino. E non mancano le proposte in Umbria, di cui sono coperte le province di Gubbio, Umbertide e Pieve D’Agliano.
Segue la Puglia con due agriturismi a Martina Franca (Taranto) e Cerignola (Foggia). Anche Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna trovano rappresentanza nel progetto, il cui obiettivo è quello di crescere ancora per aumentare l’offerta su tutto il territorio nazionale ed estendere così questa nuova forma di supporto all’agricoltura e al turismo locali.
Nel frattempo, a chi decide di recarsi in uno dei “Borghi-Ufficio” consigliamo di lasciare spazio in valigia: oltre a laptop e indumenti, non mancheranno infatti i souvenir enogastronomici da godersi anche una volta rientrati.
E voi avete mai provato un’esperienza simile a quella di Borgo Office?