Bloody Mary

Bloody Mary, storia e ricetta del cocktail ispirato (forse) a Maria la Sanguinaria

Mara D'Angeli
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    Di cocktail famosi ne esistono tanti, ma ce n’è uno particolarmente iconico non solo per gli ingredienti di cui è composto, ma anche per il nome davvero evocativo e un tantino… inquietante! Stiamo parlando nientepopodimeno che del famoso Bloody Mary, drink dal colore rosso acceso e dal gusto leggermente piccante. Diciamolo subito, non è da tutti. Il Bloody Mary non è sempre apprezzato: c’è chi lo adora e chi non lo ama particolarmente. In ogni caso, vi invitiamo alla scoperta della sua storia e delle origini del suo nome, di cui esistono diverse versioni, alcune delle quali dalle sfumature horror. E chissà che, dopo questo viaggio, non vi venga voglia di riprovarlo, se lo avete già fatto, oppure di assaggiarlo per la prima volta! 

    Bloody Mary: la storia e le ipotesi sulle origini del nome

    Bloody Mary

    Charles Brutlag/shutterstock

    Se alla parola “cocktail” vi vengono in mente dolci e succosi drink alla frutta, il Bloody Mary appartiene a tutt’altra “religione”: i suoi principali ingredienti, infatti, sono succo di pomodoro e vodka, mentre la salsa Worcestershire e il tabasco conferiscono al drink la tipica nota piccante. D’altronde, da una preparazione che porta un nome tanto particolare non ci si poteva nemmeno aspettare una bevanda dal gusto anonimo e uguale tutte le altre… 

     

    A proposito di nome, perché si chiama così? Le teorie sono diverse, in realtà, e non tutte macabre. Partiamo, quindi, da quelle meno “orrorifiche”. Secondo una prima versione, il drink prenderebbe il nome da una certa Mary che lavorava come cameriera in un bar di Chicago denominato “Bloody Bucket”. La donna pare venisse soprannominata proprio “Bloody Mary”, da qui dunque l’associazione. Un’altra storia, invece, vuole che il drink sia stato chiamato così ispirandosi a una celebre attrice del cinema muto, Mary Pickford, in onore della quale era già stato creato un cocktail di colore rosso. 

    Ma ora i toni si fanno più dark e arriviamo a un’altra leggenda. In base a un’altra teoria, infatti, il Bloody Mary si chiamerebbe così in riferimento alla famigerata Maria Tudor, regina d’Inghilterra dal 1553 al 1558, denominata “Maria la Sanguinaria” per via della violenza con cui cercò di riportare il cattolicesimo in Gran Bretagna, condannando a morte oltre duecento protestanti durante il suo breve regno. Infine un’ultima ipotesi, che sa molto di storie di fantasmi raccontate dai ragazzini intorno al fuoco: il nome del cocktail si ispirerebbe a un fantasma del folclore occidentale chiamato appunto “Bloody Mary” che, a seconda della versione, fa riferimento a una ragazza, a una bambina o a una strega assassina. Questa entità verrebbe evocata se si compie un preciso rituale davanti allo specchio. 

    Chi ha inventato il Bloody Mary?

    Al di là delle storie più o meno sinistre sull’origine del nome, chi ha inventato questo cocktail tanto particolare? Anche qui, come per tante altre preparazioni e ricette, esistono varie teorie. Partiamo col dire che il drink sarebbe stato ideato negli anni Venti o Trenta. Secondo una prima versione, il suo inventore sarebbe Fernand Petiot, barista che negli anni Venti lavorava presso l’Harry’s New York Bar di Parigi. Inizialmente pare che gli ingredienti fossero solo vodka e succo di pomodoro e che solo successivamente Petiot abbia aggiunto anche altri elementi, come la salsa Worcestershire, tipici del Bloody Mary che conosciamo oggi. Un’altra teoria, invece, vuole che sia stato l’attore George Jessel, negli anni Trenta a Palm Beach (Florida, Stati Uniti), a creare questo curioso mix. 

    Vodka, pomodoro e un tocco di piccantezza: ecco la ricetta del Bloody Mary

    Bloody Mary e peperoncino

    YARUNIV Studio/shutterstock

    Per preparare il Bloody Mary i professionisti generalmente utilizzano la tecnica del throwing, metodo molto scenografico che consiste nel versare il liquido da un primo a un secondo tin creando un effetto “a cascata” (i tin sono i bicchieri miscelatori usati dai baristi per i cocktail). Dato che non tutti hanno a disposizione questo strumento a casa o sanno mettere in pratica questo sistema, vi proponiamo un procedimento più semplice che consiste nel mescolare delicatamente gli ingredienti all’interno di un tumbler alto, per poi versare il tutto nel bicchiere in cui verrà servito il cocktail (dopo averlo filtrato). 

    Prima di conoscere più da vicino la preparazione del drink, vediamo i suoi ingredienti. Per preparare un Bloody Mary serviranno: 

    • 9 cl di succo di pomodoro
    • 4,5 cl di vodka
    • 2 gocce di salsa Worcestershire
    • 1,5 cl di succo di limone
    • q.b. di sale 
    • q.b. di pepe 
    • q.b. di tabasco

    A questo punto non dovete fare altro che versare tutti gli ingredienti all’interno di un tumbler alto con del ghiaccio, e mescolare delicatamente usando un bar spoon, ossia un cucchiaio miscelatore con il manico lungo. Fatto questo, potete versare il drink all’interno di un altro tumbler alto, filtrandolo mediante un colino oppure uno strainer, tipico accessorio da bar che serve proprio per rimuovere il ghiaccio dai cocktail dopo averli miscelati. Se lo si gradisce, comunque, si può aggiungere del ghiaccio al drink. 

    Come si serve il Bloody Mary e con cosa si abbina

    Bloody Mary con gambo di sedano

    Arina P Habich/shutterstock

    Il Bloody Mary di solito viene servito con un gambo di sedano come guarnizione e può essere abbinato a un pinzimonio, a una selezione di formaggi stagionati o a un tagliere di salumi, solo per fare degli esempi. Generalmente, viene consigliato come aperitivo. Un’ulteriore curiosità? Specialmente all’estero, questo drink è spesso usato per riprendersi dopo gli eccessi di alcol della sera precedente… insomma, un cocktail dalle mille sorprese!

    Alcune varianti del Bloody Mary

    Oggi esistono diverse varianti del Bloody Mary che prevedono la sostituzione di alcuni ingredienti. Ad esempio, la versione realizzata con il gin al posto della vodka (Red Snapper), il Bloody Geisha, dove si utilizza il sakè, il Bloody Mary con tequila (detto Bloody Rita o Bloody Maria), ma anche un’alternativa senza alcol, denominata Virgin Mary

    E voi, avete mai assaggiato il Bloody Mary? Se siete fan dei drink salati, perché non date un’occhiata al nostro approfondimento sui cocktail salati?

     


    Immagine in evidenza di: Pixel-Shot/shutterstock

     

    Nata a Rimini, Mara ha iniziato con alcune esperienze giornalistiche per testate locali e oggi si occupa di SEO copywriting e della gestione di progetti editoriali per il web. Durante gli anni universitari a Urbino tra una lezione e l’altra si è innamorata della crescia, ma il suo piatto preferito è la pasta, in tutte le forme e in tutte le salse perché ti cambia la giornata!

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