Qualcuno ci aveva già provato, con lo champagne per esempio, a emulare gli invecchiamenti dei rum dei pirati che spesso, e neanche per scelta, sostavano per anni sui fondali dei mari caraibici, racchiusi nei forzieri carichi d’oro. E siccome si sa quanto la storia e le leggende legate al mare e ai suoi segreti siano forti nell’animo umano, ecco che dalla Germania arriva la birra invecchiata in fondo al Mare del Nord, la “birra dei pirati”. Scopriamo di cosa si tratta insieme a Oliver Köhn, birraio della Bassa Sassonia che, oltre ad essere l’inventore di questa curiosa “tipologia”, ci ha anche rilasciato una breve intervista in lingua tedesca (che noi però abbiamo tradotto per voi).
La realtà brassicola in Germania e l’idea “non convenzionale” di Oliver Köhn
Il numero di birrifici in Germania è in aumento da anni; secondo l’associazione tedesca dei birrai, attualmente ci sono oltre 1500 aziende. Ciò è dovuto principalmente all’avvio di piccole imprese: micro birrifici e birrerie con birre artigianali che, con una produzione annua non superiore a 100.000 litri, rappresentano ben oltre la metà di tutti i birrifici in Germania.
Tra queste realtà, c’è anche Oliver Köhn, un birraio della Bassa Sassonia, che nella vita fa il pompiere, ma ama anche la birra. È proprietario, insieme al fratello e alla cognata, del birrificio (e ristorante) Cuxhavener Bierbrise, ha 51 anni e dice di avere una grande passione birraria: “bevo birra dal 1985 e produciamo le nostre birre dal 2016. Dapprima per uso familiare, ma dopo poco tempo la domanda è diventata piuttosto alta, quindi abbiamo registrato un’attività. Dal 2017 ci è venuto in mente di creare una birra davvero ‘poco convenzionale’”, come vedremo tra poco.
E anche Jürgen Keipp, amministratore delegato del gruppo “Die Freie Brauer”, importante realtà nazionale legata alla birra, trova interessante l’idea e afferma di non conoscere nessun altro birrificio che offra qualcosa del genere. “I piccoli birrifici devono essere innovativi e creativi, altrimenti non hanno alcuna possibilità” dice, “questo vale non solo per il prodotto, ma anche per il marketing e l’intero concetto alla base del progetto”.
La birra “dei pirati”: come nasce la barnacles beer e in cosa si differenzia
Comunemente conosciuta come “Pirates Edition 2020”, in realtà il suo nome è “Barnacles Beer” per via dei crostacei marini, i cirripedi (in inglese barnacles), che attaccandosi al vetro della bottiglia ne denotano un aspetto unico e antico, alquanto “piratesco”. Oltre 12 settimane di affinamento nei fondali marini dove il Mare del Nord incontra l’Elba: così maturano e affinano le 100 bottiglie in edizione limitata prodotte esclusivamente con l’acqua pura di Cuxhaven. Una volta ripescate, vengono messe al sicuro nel porto di Cuxhaven, alla foce del fiume non troppo distante dai confini danesi.
“Abbiamo iniziato a far maturare alcuni piccoli lotti in mare dal 2017. Ci occupiamo del processo di maturazione: temperatura e movimento sono costanti (le bottiglie vengono appese in cassette di ferro sopra il fondo del mare). Infatti, l’oscillazione di entrambi i parametri è molto ridotta a quelle profondità” racconta Oliver.
Ma cosa accade alle bottiglie di birra a questa profondità? “Il lievito di birra reagisce al movimento marino e si crea un gusto molto particolare che si differenzia dalla birra maturata in cantina, oltre che un aspetto torbido dato dal continuo moto” continua. Il gusto finale, quindi, “è delicatamente aspro, fresco e fruttato con un finale piccante, racchiuso in bottiglie da 0,75 l con gradazione alcolica di 5,9% vol.”.
Una birra “limited edition”
Il lotto 2020 è ormai esaurito da tempo. Ogni bottiglia è unica, firmata e numerata a mano, presenta il suo aspetto “marino” con tanto di crostacei che la decorano; viene venduta in cofanetto in legno alla cifra di circa 60 €.
Sono però appena 100 per anno, un gioco quindi al momento che non può soddisfare le numerose richieste che arrivano da Europa e non solo. “Una richiesta di acquisto è arrivata persino dagli Stati Uniti” afferma Köhn. “Ci hanno scoperti sui social media, ma la spedizione all’estero era troppo dispendiosa a causa delle condizioni doganali e la mia attività brassicola al momento è più un hobby che un business. La maggior parte delle bottiglie va via con amici e colleghi, ma una tale richiesta ti rende comunque felice!” sorride.
Insomma, di storytelling e poesia ce n’è in abbondanza, ma non ci si può ancora esprimere sul profilo gusto-olfattivo della Barnacles Beer, forse il prossimo anno saremo più fortunati, maree permettendo. “Stiamo pensando a un esperimento per la nostra ‘Music Edition’ e l’idea è già proiettata al futuro” anticipa… non resta che attendere!
E voi avete mai provato a bere qualcosa che ha lo stesso affinamento negli abissi del mare?