Giornale del cibo

Bepi Tosolini: la grappa che ha molto da raccontare…

L’eleganza del suo gusto e la tradizione fanno sì che non manchi in ogni casa italiana:, parliamo della grappa Tosolini, azienda che da 70 anni realizza prodotti di qualità e che in fatto di grappe e distillati ha molto da raccontare. La sua, infatti, è soprattutto la storia di una famiglia e di un’attività inaugurata dal patriarca, Bepi Tosolini.

A raccontarcela in un’intervista sono i suoi successori…
Giovanni, figlio di Bepi Tosolini, dal 2002 presidente dell’azienda, affiancato dai suoi tre figli, Giuseppe, Bruno e Lisa, la terza generazione. Attivissimi econsci di avere in mano un’eredità preziosa che deve essere rinnovata, i nipoti di Bepi si sono suddivisi i compiti: Giuseppe segue la parte commerciale, Bruno, il naturalista di famiglia, si occupa della produzione dalle uve al prodotto finito e Lisa del marketing, delle pubbliche relazioni e del commercio con l’estero.

Famiglia Tosolini

Giovanni, primogenito di Bepi Tosolini, chiedo a lei di raccontarci la storia di suo padre e la nascita della vostra azienda…

Giovanni Tosolini: “Comincio raccontandovi un aneddoto. Quarant’anni fa, a Conegliano, nella serata conclusiva della Mostra della Grappa, tenutasi a fine novembre 1974, il cavalier Giuseppe Tosolini, chiamato affettuosamente Bepi, ricevette il riconoscimento di Mastro Distillatore per “meriti acquisiti in oltre trent’anni di attività appassionata”. Allora si era già ritagliato uno spazio importante sul mercato ed era presidente della distilleria Camel,dai primi anni 80 conosciuta come Distilleria Bepi Tosolini, marchio nato in omaggio al fondatore, che racchiude tutta la linea di grappa e distillati e amari.

L’attività di Bepi risale al 1943, anno di nascita dell’azienda con una prima sede ad Udine, spostata poi a Marsure di Povoletto, ad una manciata di chilometri dalla città e attuale sede aziendale. Lui aveva già avuto esperienza sull’arte della distillazione operando nella piccola realtà produttiva della mamma.

All’inizio si distillava anche frutta, un po’ come si faceva tutti, e vino per ottenere Brandy…E la grappa, ritenuto prodotto povero, aveva un ruolo marginale. Mio padre però aveva sempre creduto in questo distillato e aveva intuito che per le sue caratteristiche di naturalità, da una materia prima semplice e umile, quale la vinaccia, avrebbe avuto successo. Acquistò negli Anni ’50 un numero sempre maggiore di botti di frassino per contenere il distillato e realizzò una cantina di invecchiamento forse la più grande d’Italia per allora.”

 

Quali idee innovative affermarono Bepi Tosolini sul mercato?

Giovanni: “Fu uomo pratico, ottimizzò i movimenti della materia prima disponendo le fasi di lavorazione in senso circolare e fece fabbricare le caldaie tipo Charente, le stesse utilizzate in Cognac, modificandole per la distillazione della grappa e rendendole così ambivalenti. Fu uomo lungimirante, primo a credere nell’importanza della comunicazione e sicuramente tra i primissimi a realizzare spot televisivi, agli inizi degli Anni ’60, puntando sulla grappa bianca anche se invecchiata, in quanto l’uso del legno di frassino, in botti grandi, lasciava sul distillato una tonalità così leggera da apparire impercettibile.”

 

Per un prodotto unico non si poteva che pensare ad un packaging prezioso: parliamo di ciò che più vi rappresenta, il Most. Si distingue dalle classiche grappe di vinaccia perché è ottenuto dal mosto d’uva e per il suo particolare packaging…

G.: “Il nome Most è un marchio registrato nei primi Anni ’80, quando uscì un nuovo modo di intendere la distillazione dell’uva che utilizzava il mosto partendo da grappoli interi. Un prodotto così prezioso richiedeva un contenitore che ne esaltasse il valore. Allora mi venne in mente di far realizzare una bottiglia dalla bocca svasata e dal collo lungo, rivoluzionaria e dalla forma di calice rovesciato, ormai diventata quasi un marchio di fabbrica.

L’idea ebbe un seguito ancora più importante. Nel 1990 uscì la Serie Storica di Most, bottiglie limitate, soffiate dai maestri vetrai di Murano, disegnate da noti stilisti della moda e contenenti il distillato d’uva Ribolla nera, un raro vitigno friulano, unendo in un solo prodotto tre aspetti significativi dell’arte italiana: la distillazione, il vetro soffiato a bocca e la moda.”

 

La Serie Storica di Most rappresenta una delle punte di diamante di una scelta produttiva che parte da uno standard alto anche per i prodotti di base. Bruno Tosolini, l’hanno definita il “naturalista di famiglia”, è lei che si occupa delle materie prime, quanto fanno la differenza nella vostra azienda?

Bruno Tosolini: (ride) Sì, mi chiamano proprio così. Le materie prime fanno decisamente la differenza se si mira ad un prodotto di alta qualità, è per questo che dedichiamo una grande attenzione a questo aspetto.r In questo, i nostri fornitori hanno grande esperienza, le vinacce fresche, grondanti di mosto sono per noi una necessità quotidiana. Diamo loro contenitori per un massimo di 500 chili l’uno che ci permettono un controllo completo della vinaccia e dell’uva. Abbiamo circa una cinquantina di contenitori provenienti dai Colli Orientali e dalle Grave del Friuli, alcuni lo sono da quarant’anni.”

 

L’importanza ed i valori dell’azienda sono chiari, parlando di quantità, potrebbe darci un po’ di numeri?

B.: “In due mesi e mezzo, tre, di vendemmia, arrivano a Marsure di Povoletto 5 mila quintali d’uva che danno circa 600 mila bottiglie di distillato d’uva e 20- 25 mila quintali di vinacce tra bianche e rosse per circa 300-400 mila litri di grappa commercializzati. Sono quantitativi che rimarranno tali per consentire una perfetta gestione della distilleria anche perché la nostra scelta è stata di portare avanti la cultura friulana del metodo discontinuo e tradizionale. In questo modo possiamo trattare ogni partita di vinaccia o di uve come singolo distillato e qui diventa fondamentale l’intervento dell’uomo e l’esperienza del mastro distillatore.”

 

Continuiamo a parlare di quantità con Lisa Tosolini, responsabile dell’area marketing, delle pubbliche relazioni e dell’estero. Lisa, l’azienda Bepi Tosolini, tre generazioni di storia per un prodotto italiano che sa come distinguersi anche nel mondo: un po’ di numeri…

Lisa Tosolini: “Esportiamo circa 60 mila bottiglie all’anno, il nostro primo mercato in Europa è l’Inghilterra mentre nel mondo stiamo puntando sugli Stati Uniti ed il Canada, là c’è una comunità di friulani numerosa, nella sola città di Toronto saranno circa un milione di persone. Loro preferiscono sicuramente la grappa tradizionale mentre i nuovi mercati tendono a scegliere il distillato d’uva Most.”

 

Giuseppe Tosolini, lei porta un nome importante, quello del fondatore. La vostra azienda ha apportato delle novità in risposta ad eventuali esigenze del mercato? Quali sono le varietà e i sistemi che vengono utilizzati oggi?

Giuseppe Tosolini:L’impronta del mastro distillatore si evidenza nei prodotti dotati di forte personalità in una gamma che racchiude sia distillati ricavati da più varietà di vinacce sia da monovitigni. Si preferiscono le varietà friulane e quelle aromatiche per il Most, in cui è più facile ritrovare la ricchezza dei profumi della materia prima, mentre le varietà internazionali seguono la strada della Grappa.


Risale a circa 10 anni fa,  la linea ‘I Legni’, distillati stagionati in barrique di rovere. Per la nostra realtà che aveva fatto una bandiera della grappa bianca si è trattato di una piccola rivoluzione. Anche se non si inventa niente di assolutamente nuovo, ma si può solo puntare a migliorare i prodotti, siamo riusciti a dare al cliente un distillato straordinario che ha ottenuto un enorme successo. Ad oggi non riusciamo a soddisfare le continue richieste, un fatto normale per un’azienda di dimensioni artigianali, un aspetto che se da un lato può limitare dall’altro permette al cliente il contatto diretto con la produzione.

In azienda si utilizzano i tre sistemi attualmente noti: le caldaiette a vapore indiretto, per la lavorazione delle vinacce, le caldaie Charente, sostanzialmente per la distillazione del mosto e un innovativo tipo di caldaia, sempre per la distillazione del mosto, a bagnomaria, che consente di ottenere prodotti di maggior raffinatezza e di esaltarne i profumi.”

 

Forse, avremmo dovuto cominciare l’intervista specificando che la grappa è una bevanda che va assunta con moderazione, anche perché questo viaggio all’interno dell’azienda Bepi Tosolini fa venire un certo languorino, anche a chi di grappe non se ne intende particolarmente. E voi, siete amanti della grappa?

 

Articolo sponsorizzato da Bepi Tosolini

Exit mobile version