Le aste a doppio ribasso sono state vietate in Italia. Lo stabilisce il Decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 4 novembre 2021 che recepisce un’importante direttiva europea sulle pratiche sleali in agricoltura. L’Italia è la prima, dopo la Francia, a includere tra le azioni non ammesse anche questa prassi che in passato ha coinvolto alcuni cartelli della Grande Distribuzione Organizzata, colpendo a cascata tutti gli attori della filiera dai fornitori agli agricoltori, fino ai braccianti.
Proprio il divieto di realizzare aste a doppio ribasso è stato a lungo al centro dell’attività di denuncia e inchiesta dell’associazione Terra!, ne abbiamo parlato insieme a Francesco Panié, campaigner della ong che si occupa di sostenibilità e ambiente.
Aste a doppio ribasso: vietate in Italia
Il Decreto legislativo che prevede questa novità recepisce la Direttiva europea del Parlamento e del Consiglio UE in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agricola e alimentare. Nell’articolo 5 della norma italiana è aggiunto anche il divieto di vendita di prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a ribasso.
“Una grande soddisfazione – commenta Francesco Panié di Terra! – perché si tratta di un perfezionamento dell’implementazione di quanto richiesto dall’Europa e un segnale importante alla Grande Distribuzione Organizzata. Rappresenta un freno a una serie di tendenze in atto che portano la GDO a dettare i prezzi di tutta la filiera, spesso al ribasso.”
Un tema su cui il Parlamento italiano già si era espresso nel giugno 2019 con un approvazione alla Camera dei Deputati di un disegno di legge dedicato, promosso dalla Deputata Susanna Cenni. “L’obbligo di recepire la direttiva europea ha accelerato i tempi e permesso di inserire questa norma in questo decreto” spiega Paniè che per Terra! si occupa dell’argomento dalle prime denunce.
Aste a doppio ribasso o elettroniche inverse: le caratteristiche
Il meccanismo delle aste a doppio ribasso, chiamate anche elettroniche inverse, prevede che, in una prima fase, tutti i fornitori trasmettano all’insegna di distribuzione alimentare il prezzo di vendita per un determinato stock di merce. A quel punto, si entra nella seconda fase in cui è il distributore a indire un’asta a partire dal prezzo più basso proposto dai fornitori e sceglie così dove acquistare i prodotti da vendere infine al consumatore.
Questa modalità porta i fornitori a proporre prezzi sempre più stracciati per accaparrarsi il contratto e, dall’altro lato, i distributori sono in una condizione di potere e appiattimento del valore dei prodotti acquistati. Come riporta Terra! che ha iniziato a denunciare queste pratiche dal 2016, non esisteva nessun meccanismo legislativo che regolasse questo strumento di vendita, perché si tratta di una relazione business-to-business e non business-to-consumer: pertanto, le tutele sono quasi inesistenti per il venditore. “L’unico vincolo che quest’ultimo ha è che non può vendere al di sotto del prezzo di produzione, indicato in una colonnina all’inizio del foglio excel all’interno del quale si fanno le quotazioni. Un vincolo che, tuttavia, secondo le nostre fonti, potrebbe essere aggirato.”
Questo meccanismo è una pratica di acquisto a cui ricorrono alcuni gruppi della GDO per assicurarsi una fornitura a prezzi bassi e competitivi di alcune tipologie di merci, in particolare passata di pomodoro, olio, caffè, legumi e conserve di verdura.
“Per un fornitore e un produttore agricolo è molto difficile parlare di aste al ribasso” ci racconta Panié, ricordando le prime inchieste di Terra! realizzate da Fabio Ciconte e Stefano Liberti e pubblicate su Internazionale e in alcuni report indipendenti. “Francesco Franzese è stato uno dei primi a parlare chiaramente e chiedere un cambiamento. Progressivamente abbiamo visto che gruppi della distribuzione hanno preso le distanze da queste pratiche, dichiarando di non servirsene e opponendosi. Anche la Coldiretti ha preso posizione. E quando tanti soggetti hanno iniziato (oltre alla FLAI Cgil partner della campagna #ASTEnetevi, ndr) a unirsi alla battaglia abbiamo capito di aver toccato un nervo scoperto e che c’era la necessità di fare qualcosa.”
Un importante segnale per la filiera agricola
Le aste a doppio ribasso, dunque, ormai erano sotto gli occhi di tutti e nella pratica poche insegne della distribuzione vi ricorrevano ancora. Tuttavia il divieto e l’inserimento nel decreto sulle pratiche sleali in agricoltura è un segnale positivo per i piccoli produttori. “I primi a essere colpiti dallo schiacciamento dei prezzi sono proprio coloro che riforniscono i supermercati” aggiunge Panié, “e loro sono, di conseguenza, i primi beneficiari di questa norma. Ma, a cascata, questa norma avrà effetti positivi su tutti gli altri attori della filiera fino al braccianti.”
Sebbene il caporalato in agricoltura sia un fenomeno complesso e determinato da un ampio spettro di cause, Terra! è convinta che ci sia anche la pressione sui prezzi delle insegne della distribuzione tra gli elementi che favoriscono lo sfruttamento. “Se il fornitore deve abbassare il prezzo di un prodotto significa che lo paga di meno al produttore che a sua volta deve scaricare i costi sul lavoro agricolo o sulla qualità del prodotto” riflette il campaigner dell’associazione.
Non solo aste: le prossime campagne per una filiera più equa
Il meccanismo delle aste al ribasso è solo una delle pratiche sleali e permette di evidenziare come i rapporti tra tutti gli attori della filiera agricola siano oggi molto complessi. Secondo Terra! il recepimento della Direttiva UE è un passo avanti in un percorso di riequilibrio della filiera alimentare che, però, si compone di altri passaggi.
“È una delle tante distorsioni lungo la catena di produzione del cibo” commenta Panié, “e continueremo a monitorare chi ha un ruolo di egemonia. Uno dei temi su cui già stiamo lavorando è la tendenza da parte delle insegne di distribuzione ad acquistare dall’estero solo prodotti esteticamente perfetti, mentre potrebbero prediligere frutta e verdura del territorio che ha piccole imperfezioni spesso determinate dagli eventi climatici ormai drammatici e frequenti che interessano la Penisola.” Un tema che diventa sempre di maggiore attualità e nel quale anche i cittadini possono fare la loro parte, come ci raccontava Camilla di Bella Dentro, progetto che punta proprio all’educazione del consumatore a scegliere cibo buono, prima che esteticamente perfetto.
Nel frattempo, l’approvazione del decreto che vieta le aste a doppio ribasso in Italia segna non soltanto un’importante vittoria di una campagna promossa da Terra! e capace di coinvolgere moltissime realtà, ma anche un importante segnale di attenzione e impegno per una filiera agroalimentare sempre più equa e sostenibile.
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