Dopo 50 anni riparte la filiera delle arachidi italiane, prodotte al 100% sul territorio della penisola. L’iniziativa che nasce dalla collaborazione tra la Società italiana sementi, Noberasco e Coldiretti ha dato i suoi primi frutti: proprio nel mese di settembre ha preso il via la prima stagione della raccolta in Emilia-Romagna. Non tutti sanno che la storia di questa leguminosa si intreccia con quella della tradizione agricola del Belpaese. Ed è proprio per recuperare questi saperi e, contemporaneamente, rispondere alla domanda di arachidi che è promossa la filiera 100% Made in Italy.
Arachidi 100% italiane, al via il primo raccolto
La maggior parte delle arachidi che oggi vengono consumate e commercializzate in Italia provengono dal mercato estero e, in particolare, da Israele, Egitto e Stati Uniti. Tuttavia ci sono testimonianze relative alla coltivazione di questa pianta in Italia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Le coltivazioni erano concentrate, in particolare, in Veneto ed Emilia, e proprio da quest’ultimo territorio parte l’idea di recuperare questo sapere da 50 anni ormai abbandonato per modificare il tipo di coltura di alcuni campi della regione.
Nella primavera del 2019, dunque, la Società italiana sementi, con la collaborazione di Noberasco e Coldiretti, ha dato il via al progetto che in questi mesi vede i primi risultati. Intervenuto durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini ricorda che “il primo raccolto di arachidi 100% tricolori dal seme allo scaffale dimostra la grande capacità di innovazione dell’agroalimentare Made in Italy e risponde alla domanda di quell’82% di italiani che cercano sugli scaffali prodotti nazionali per sostenere l’economia e l’occupazione del Paese”. Aggiungendo come Coldiretti abbia osservato una progressiva crescita dei consumi della frutta secca in Italia negli ultimi dieci anni.
Recuperare la filiera per arricchire il Made in Italy
Le arachidi italiane verranno poi distribuite grazie alla collaborazione con Noberasco, storica azienda del settore, con l’obiettivo di ritagliarsi una parte del mercato. La priorità, nell’ottica dei promotori, è portare al consumatore un prodotto di qualità che sappia rispondere ad esigenze nuove e in costante evoluzione. Lo spiega il Presidente di SIS, Mauro Tonello, che dice, a proposito della filiera, che “farla rinascere significa far ripartire un insieme di competenze, know-how, investimenti in ambito agricolo, industriale e di ricerca applicata fondamentale in un contesto di ripresa economica”.
Si tratta, dunque, di un tassello di un più ampio processo di riorganizzazione ed evoluzione dell’agricoltura italiana che si trova, sempre più spesso, nelle condizioni di doversi ripensare. Ciò accade per molteplici e intrecciate ragioni, dagli effetti del cambiamento climatico fino all’evoluzione dei gusti dei consumatori: il recupero di tradizioni o l’innovazione, come nel caso dell’avocado in Sicilia per esempio, diventano strategie di sopravvivenza e sviluppo.
Caratteristiche delle arachidi italiane
Dal punto di vista nutrizionale, le arachidi italiane presentano un profilo assimilabile alle altre arachidi coltivate all’estero e, quindi, le stesse proprietà, ma hanno alcune peculiarità. Si presentano, infatti, leggermente più piccole e più scure, e il gusto è definito dalle realtà coinvolte nel progetto “particolare”. Le fasi di coltivazione e lavorazione del prodotto partono nel mese di aprile con il deposito in campo del seme dell’arachide, mentre il raccolto avviene all’inizio dell’autunno, attorno alla fine del mese di settembre. Successivamente si procede con l’essiccazione che avverrà per la maggior parte “in campo”, riducendo tempi e costi degli spostamenti.
Sis, Noberasco e Coldiretti sottolineano inoltre che, quando il prodotto verrà commercializzato, rappresenterà anche un’alternativa sostenibile alle arachidi importate. Lo sforzo è quello di costruire una filiera corta, 100% Made in Italy, che riduca l’impatto ambientale della coltivazione attraverso la riduzione delle emissioni dovute al trasporto di sementi, raccolti e prodotti da distribuire nei supermercati.
Questo progetto non è il solo esempio di realtà agricola che, in questi anni, ha scelto di dedicarsi alle arachidi italiane. Troviamo altri esempi in Toscana, in Veneto, in Sicilia a testimonianza del fatto che i terreni e il clima sono adatti, ma anche di un crescente interesse del consumatore verso un prodotto “locale” a 360°.
Voi conoscevate già le arachidi italiane?