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Ape nera sicula: una specie autoctona che produce ottimo miele

Lo sapevate? Ci sono api che sono solo nere, come quella sicula. Ha popolato per anni la Sicilia finché non è iniziata lentamente la sua estinzione, soprattutto a causa dell’ibridazione con la ligustica, l’ape più diffusa in Italia. Anche l’uomo ha contribuito, utilizzando da anni in agricoltura sostanze più vicine alla chimica che alla natura, quali insetticidi, diserbanti e pesticidi, che sono molto dannosi per le api, soprattutto se vanno ad aggiungersi a una serie di malattie e parassiti come la varroa, la peste americana o la vespa velutina che di certo non creano un habitat ideale (anche se l’ape nera, come vedremo, si sa difendere meglio di altre specie). Noi, d’altro canto, continuiamo troppo spesso ad associarle solo al prodotto finale, ovvero a ciò che possiamo consumare, come miele, propoli, pappa reale, ignorando l’importanza di fenomeni come l’impollinazione. Le api, infatti, come forse già saprete, si ricoprono di polline e lo trasportano dall’apparato riproduttivo maschile di quasi l’80% delle piante a quello femminile della stessa specie: in questo senso le api sono esseri sociali, strettamente e anticamente legate alla nostra esistenza, come già intuì Einstein. Per fortuna oggi grazie ad alcune personalità l’ape nera sicula è di nuovo tra noi ed è per questo che abbiamo deciso di raccontarvi la sua storia.

Ape nera sicula: il recupero e la produzione di miele

ape nera di sicilia

Con l’arrivo della primavera ha inizio uno spettacolo stupendo: mentre le api più giovani, sbattendo le ali, si dedicano alla pulizia delle celle, le bottinatrici, cioè le api operaie adulte, raccolgono dai fiori più vicini nettare e polline, il loro bottino appunto. Di ritorno all’alveare, segnalano alle compagne dove si trovano i fiori più rigogliosi con una danza, che è il loro linguaggio, perché la vita delle api è una poesia: una sinfonia di movimenti così armonizzati da sembrare una di quelle opere teatrali grandiose che richiede anni e anni di preparazione. Invece per loro è “semplicemente” natura; natura che solo la pazienza e la sensibilità di chi ha ancora l’onore di conoscerle può cogliere e inevitabilmente amare, come i nostri protagonisti di oggi. Ma prima di parlarvi dell’ape nera, abbiamo deciso di presentarvi Claudio Meli di Trabia, uno degli apicoltori oggi custodi dell’Apis mellifera sicula.

La storia di Claudio Meli e della sua azienda Miele Meli

Claudio Meli aveva un contratto a tempo indeterminato in una ditta di assistenza tecnica alle telecomunicazioni. Seppur consapevole della fortuna di un posto fisso rispetto a tanti amici disoccupati, Claudio non era felice. Non lo era affatto.

Ad animarlo aveva sempre avuto una grande passione: le api. Era affascinato dalla loro società infallibile e gli era sempre piaciuto guardare documentari sul tema; pensate che da piccolo, ogni volta che tutti intorno a lui scappavano da questi insetti, lui invece cercava il contatto e le salvava dalle pozzanghere tenendole in mano per farle tornare a volare. Così, proprio in un momento di crisi acuta a causa del lavoro, inizia a documentarsi approfonditamente sul mondo dell’apicoltura, a leggere articoli e notizie, sempre più colpito dalla loro importanza a livello globale e dalla loro strettissima connessione con la vita umana. Non senza difficoltà, trova un maestro che apprezza la sua tenacia, Giovanni Caronia, noto apicoltore, attuale presidente dell’A.R.A.S. (Associazione Regionale Apicoltori Siciliani) e ricercatore per l’Apis mellifera sicula (Ape Nera Siciliana – volg. Ape Nera). Fu lui a farlo innamorare irrimediabilmente delle api nere.

Per giorni Claudio gli è stato al fianco, imparando l’arte con la ripetuta pratica quotidiana e con una progressiva assunzione di responsabilità. Solo dopo un mese gli fu concesso di toccare il primo telaio pieno di api; un mese di lavoro a mani nude, affinché si abituasse subito alle punture. Finché decise di lasciare definitivamente il suo lavoro per seguire Giovanni tra le sue 150 famiglie di api nelle campagne, per giorni interi. Nel 2011 nasce l’azienda Miele Meli di Claudio Meli: “il nome deriva dalla scoperta che il mio cognome, Meli, in lingua latina, vuol dire miele; ho visto questa curiosità come una cosa magica, un ritorno alle origini e mi sono convinto che i miei avi producevano miele”.

Il recupero dell’ape nera sicula

Il recupero dell’ape nera sicula deve molto agli studi e alle ricerche del professor Pietro Genduso. Fu poi un suo alunno, Carlo Amodeo, a ritrovare in un baglio (cortile tra una casa e l’altra) di Carini, in provincia di Palermo, gli ultimi bugni di ape nera e a conservarli in isolamento sulle isole di Ustica, Vulcano, Alicudi e Filicudi.
Questa ape autoctona, oggi Presidio Slow Food, si distingue per vari aspetti: ha le ali più piccole rispetto alle altre specie, è docile e molto produttiva alle temperature più estreme, tanto che permette di raccogliere il miele anche nei periodi invernali. Inoltre, sviluppa prima la covata, non tende a saccheggiare le altre api e consuma meno miele della ligustica.

Anche Claudio Meli non poteva che innamorarsi dell’Apis mellifera sicula: della sua appartenenza alla storia del territorio, delle sue peculiarità, della sua fragilità e dei suoi punti di forza. Così decise di acquistare le sue prime venti famiglie da soli apicoltori di Ape nera siciliana e di iniziare a catturare qualsiasi sciame naturale gli si presentasse davanti; lasciò addirittura il suo numero di telefono ai Vigili del Fuoco per essere contattato in caso avvistamento. “Ho perso il conto di quanti sciami ho catturato in quegli anni tra centro storico di Palermo, periferie e campagne”, racconta.

In seguito ad alcune analisi, Claudio scopre di essere in possesso di moltissime famiglie di Api nere: “per questo iniziai fermamente a credere che la razza si potesse salvaguardare in purezza genetica anche sulla terraferma, non più solo sulle isole; erano sufficienti alcune particolari accortezze e degli areali di conservazione che permettessero di mantenere le colonie. Così iniziai un lavoro di selezione dei ceppi più rispondenti, produttivi e laboriosi, resistenti alle patologie e ai parassiti, sostituendo costantemente le regine non corrispondenti con le nuove figlie di famiglie pure in zone prive di possibili ibridazioni. Oltre che per un fatto affettivo, ho scelto l’Apis Mellifera Siciliana anche per la maestosità con la quale mi si è presentata questa magica sottospecie: produttiva al pari, se non più, della ligustica e della altre razze; si acclimata al meglio in condizioni avverse opposte e parallele, sia estremo caldo che estremo freddo; si sa difendere senza l’ausilio di farmaci dai parassiti; è una stacanovista, lavora anche d’inverno consentendomi di produrre mieli impossibili con altre specie”.

Il miele di ape nera sicula

Pare che l’Ape nera sicula sia, infatti, in grado di produrre un miele con una quantità nettamente superiore di polifenoli ed antiossidanti. Inoltre, quello di Meli viene prodotto in zone non urbane, dove non sono presenti industrie e colture massicce, all’interno di parchi WWF, come la Piana degli Albanesi, o la Riserva di Pizzo Cane, o la Grotta Mazzamuto. Dunque, si tratta di un miele dal sapore antico, che ricorda quello dei nonni; genuino, non trattato chimicamente o alterato termicamente, non miscelato, estratto a freddo, che mantiene intatte tutte le proprietà organolettiche, come se fosse appena raccolto.
Consapevole di produrre quantità ad oggi limitate, proporzionali al numero di arnie allevate (250 circa), Claudio ha scelto di soddisfare solo un piccolo mercato: il suo è un miele per veri intenditori, sempre più scelto da grandi cuochi come ingrediente principe di piatti gourmet; un miele ideale anche per chi solitamente non lo ama, infatti porta a ricredersi!

Dal 2014 sono arrivati anche i primi premi: “3 Gocce d’Oro” al concorso “Grandi Mieli d’Italia” con il miele di cardo; “1 Goccia d’Oro” con il millefiori; parte dei Grandi mieli d’Italia; premio niQuea (Expo 2015) per la valorizzazione dell’ape nera sicula da parte della Regione Siciliana. Nel 2017, invece, conquista il titolo di campione nazionale a “L’Ape d’Oro” con il millefiori, mentre a Lazise in Veneto ed è tra le 10 aziende ad avere ottenuto una vittoria su 790 totali circa della Sicilia.

L’idromele Nachè Meli

Nel 2015 Claudio Meli si dedica ad un nuovo progetto: l’Idromele Nachè, la bevanda alcolica degli dei, tra le più antiche del mondo, con origini ancor più remote di birra e vino, già presente nell’antico Egitto durante i rituali magici, nella mitologia Norrena come bevanda adorata da Odino (padre di Thor). Dopo una nuova fase di ricerca, Claudio voleva dare al suo miele la massima espressione nella forma liquida, in una bevanda con un basso regime alcolico; infatti non si tratta di distillato, poiché non vi è alcuna aggiunta di alcol. L’alcol in esso contenuto è solo frutto della semplice, lenta e naturale fermentazione di miele, acqua e lievito. Un mix magico, insomma, capace di dare vita ad una bevanda secca che fa esplodere in bocca tutta l’aromaticità del miele impiegato. Oggi si trova in molte cucine, dove i grandi chef la utilizzano in modi differenti, sia per piatti dolci che per primi e secondi salati. Perché “anticamente si diceva che donasse saggezza e poesia, io credo doni semplicemente piacere”, ci svela Claudio.

E sempre a proposito di sapori dolci e piacevoli, vi ricordate altre grandiose imprese agricole, come il recupero degli antichi frutti siciliani da parte della Cooperativa Petraviva Madonie?

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