Su iniziativa congiunta interministeriale, il 2018 sarà l’anno del cibo italiano, proseguendo una progettualità già avviata per la promozione e il rilancio culturale del nostro Paese attraverso il Food. Se n’è discusso alla Festa dell’Unità di Bologna in un incontro condotto da Patrizio Roversi, al quale hanno partecipato i ministri Franceschini e Martina, il fondatore di Slow Food Carlo Petrini e lo storico dell’alimentazione Massimo Montanari. Dopo aver approfondito le novità della recente legge sull’agricoltura biologica, oggi vogliamo raccontarvi di questo interessante dibattito, che ha toccato molti degli aspetti sociali e politici legati all’alimentazione nella contemporaneità.
Franceschini: “l’enogastronomia come attrazione turistica”
Il MInistro delle Cultura Dario Franceschini inizia il suo intervento ricordando l’iter che ha portato a eleggere il 2018 come anno del cibo italiano, dopo la proclamazione del 2017 come anno dei borghi. Franceschini sottolinea la necessità di valorizzare il patrimonio culturale nazionale, al fine di incrementare un turismo internazionale di qualità, che eviti il sovraffollamento e la concentrazione di visitatori solo in pochi periodi nell’arco dell’anno. Secondo il Ministro, in questo percorso, le tradizioni gastronomiche rientrano a pieno titolo.
Un’identità storica
Il professor Massimo Montanari, dal canto suo, parla dell’antica tradizione gastronomica italiana, e di come questa sia una delle componenti più fortemente identitarie della nostra cultura. Non a caso, tendiamo a parlare molto spesso di cibo. La ricchezza del patrimonio enogastronomico italiano si basa, prima di tutto, su un’eccezionale varietà e su una qualità diffusa. La cucina italiana, secondo il professore, è da intendere come una rete di diverse tradizioni locali che interagiscono fra loro. Non a caso, già nel Cinquecento si parlava di Italia come territorio d’eccellenza culinaria, un Paese che tuttora esprime la sua cultura attraverso il cibo.
“Ridare orgoglio ai produttori e alle donne”: questo il monito di Petrini
Credits: Sofia Campanini
Nella prima parte del suo intervento, Carlo Petrini critica la visione che si limita a sfruttare l’enogastronomia come leva turistica. “Negli ultimi cinquant’anni si è perpetrata una sistematica distruzione della civiltà contadina, e chi oggi pratica l’agricoltura è in grande sofferenza.” Petrini prosegue puntando il dito contro le tariffe al ribasso dei prodotti agricoli che soffocano i contadini, aspetto che si inserisce in un problema di mercato globale. L’iniziativa che promuove il 2018 come anno del cibo italiano, quindi, deve servire anche per ricostruire la filiera di produzione e consumo, per dare prospettive ai giovani al di là delle mode contemporanee degli chef in tv. Citando Pasolini, il fondatore di Slow Food afferma che senza contadini e artigiani un Paese non ha storia. Pertanto è imprescindibile “ridare orgoglio ai produttori e alle donne”, che spesso la narrazione gastronomica di oggi tende a porre in secondo piano. La grandezza del cibo italiano, peraltro, si fonda sull’artigianalità e sulla sperimentazione empirica, aggiunge Petrini.
Per il Ministro Martina “il tema è politico”
Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole, evidenzia la connotazione politica che caratterizza il tema dell’alimentazione. “Attraverso il cibo e la questione agricola si può comprendere la contemporaneità”, sulla quale pesano criticità legate all’equità e alla giustizia sociale. Se da un lato la globalizzazione ha offerto grandi opportunità, dall’altro ha innegabilmente comportato cambiamenti e nuove sfide da affrontare. Uno dei problemi principali è proprio quello della remunerazione dei lavoratori e dei produttori, soggetti deboli sui quali si scarica il peso dell’economia agricola.
Inoltre, il Ministro aggiunge che non va tralasciata la questione delle regole internazionali, che oggi contrappone al mercato globale pulsioni protezionistiche. In merito a ciò, Martina cita come esempio il caso dell’olio tunisino, seguito da un clamore mediatico che ne ha creato un caso, senza una valutazione oggettiva sui reali quantitativi di prodotto entrati in Europa. Il campo d’azione deve restare il mondo, tuttavia serve un punto di equilibrio per sostenere chi opera alla base della filiera.
Slow Food: “niente protezionismo, ma le economie locali vanno difese”
Carlo Petrini risponde al ministro dichiarando la propria avversione nei confronti del protezionismo, ma denunciando i danni che, a suo dire, i trattati internazionali possono portare, a partire dal CETA. Questi accordi sarebbero a servizio delle multinazionali, mentre invece “l’eccellenza italiana sta nel mantenimento delle piccole produzioni, nell’agricoltura di prossimità, portatrice di qualità e valori identitari”. Viviamo in un’epoca con una concentrazione di ricchezza senza precedenti, per questo, a maggior ragione, le economie locali vanno difese. Parallelamente, è fondamentale che si diffonda un’idea di cittadinanza attiva e di consumo consapevole, aggiunge il fondatore di Slow Food.
Anno del cibo italiano: un progetto aperto per il 2018
Credits: Sofia Campanini
Secondo il Ministro Dario Franceschini, la progettualità che mira a promuovere un turismo enogastronomico di qualità non contrasta con il consumo consapevole, e le previsioni di crescita del settore dei viaggi nel nostro Paese non possono che stimolare l’iniziativa italiana. I grandi numeri vanno governati, attraverso un turismo in cerca d’eccellenza e specificità. Il cibo, pertanto, rientra in questo schema, dove l’identità è attrazione. Il 2018 come anno del cibo italiano, quindi, vuole essere un progetto aperto, una sorta di contenitore per un’ampia gamma di iniziative, con una visione interdisciplinare.
Cos’è l’eccellenza?
Montanari evidenzia la possibilità di far quadrare l’insieme di necessità e interessi fin qui emersi, partendo col definire il concetto di eccellenza, spesso abusato quando si parla di cibo. Il senso di questo termine, in merito alla realtà italiana, concerne la ricchezza e la varietà legate ai territori, insieme costitutivo della cosiddetta biodiversità culturale, che a sua volta comprende la biodiversità agricola. A questo proposito, può essere interessante leggere il nostro approfondimento sui frutti dimenticati. Oltre alla produzione, fin qui giustamente esaltata, Montanari ricorda che non vanno sottovalutati neanche i ruoli della distribuzione e della trasformazione, fondamentali per il successo dei prodotti alimentari.
Sostenere l’agricoltura e diffondere consapevolezza
Tornando al discorso sull’azione politica, Martina, sottolinea l’importanza dei provvedimenti già approvati, come la legge contro il caporalato e la dichiarazione sull’origine in etichetta. Per il 2018, anno del cibo italiano, sarebbe inoltre allo studio un’evoluzione della legislazione sui distretti rurali, per favorire di concerto produzione, commercio e territori. Il ministro, in linea generale, sostiene l’importanza di portare gli argomenti relativi all’agricoltura oltre il pubblico ristretto degli addetti ai lavori. A questo proposito, Massimo Montanari chiosa affermando il valore del cibo anche e soprattutto in quanto frutto di un percorso produttivo e culturale.
Il punto dopo Expo
Interpellato da Patrizio Roversi riguardo al confronto, emerso ad Expo, fra il modello industriale quantitativo e quello legato alla terra e alla biodiversità, Petrini rimarca la situazione di crisi nella quale versano gli anelli deboli del settore. “Nella realtà contemporanea il contadino non è rispettato come sembra dalla narrazione dei mass media. Dopo la Seconda guerra mondiale, in Italia il 50 per cento della popolazione attiva operava in agricoltura, mentre oggi questo dato è sceso a meno del 3 per cento. Negli ultimi cinquant’anni, inoltre, il cibo è passato dall’essere valore al diventare merce, da classificare solo in base al prezzo. È necessario creare le condizioni di sistema per rendere possibile un ritorno alla terra” precisa Petrini.
Il cibo, secondo il fondatore di Slow Food, è quindi un tema centrale e distintivo per una nuova politicache rifiuti la definizione di ‘consumatore’, in favore di quella di ‘coproduttore’, un cittadino informato e consapevole che può incidere sui destini economici e sociali. Va respinto anche l’approccio rivendicativo che pretende un ulteriore abbassamento dei prezzi dei generi alimentari, in favore di un atteggiamento propositivo, al fine di cambiare il paradigma della politica. “Il cibo – conclude Petrini – è un elemento chiave per comprendere i movimenti della società globalizzata, perché influenza e determina la socialità, ma anche la salute e le migrazioni”.
Dopo questo approfondimento sul 2018 come anno del cibo italiano, può essere interessante leggere i nostri articoli su Slow Fish e sulla Carta di Milano, documento-eredità di Expo 2015.
Fonte immagine in evidenza: Sofia Campanini