Allevamento dei suini e nuove norme sulla trasparenza: cosa cambia e perché?

allevamento suini

In ambito alimentare, da tempo l’allevamento dei suini è al centro dell’attenzione e delle polemiche, specialmente in merito alla sicurezza e al benessere dei capi allevati per la produzione di carne di maiale. Di recente – anche per rispondere a un target di consumatori sempre più attenti e informati – il Ministero delle Politiche agricole ha emanato una serie di decreti sulla filiera, principalmente ai fini della trasparenza. Ma di cosa si tratta e perché questa iniziativa è stata ritenuta necessaria? Analizzando le premesse e i contenuti delle misure, con questo approfondimento cercheremo di saperne di più.

Allevamento dei suini: le nuove misure per la trasparenza

suini allevamenti
Dusan Petkovic/shutterstock.com

La filiera italiana della produzione di carne di maiale può contare su più tutele, a beneficio di consumatori, allevatori e distributori. Con questo obiettivo, nel dicembre scorso sono stati approvati tre decreti mirati alla trasparenza, nell’ambito di un intervento complessivo a vantaggio della produzione e della commercializzazione nazionale. Nello specifico, i provvedimenti hanno interessato:

  • origine in etichetta delle carni suine trasformate;
  • controlli dei tipi genetici degli animali per tutte le produzioni Dop;
  • istituzione del Fondo suinicolo nazionale.

La terza misura, in particolare, ha lo scopo di destinare risorse per assicurare equità e chiarezza nella formazione dei prezzi, oltre che per introdurre l’obbligo di etichettatura d’origine per tutti i salumi. Per chi acquista e per chi opera nel settore, perciò, aumentano le garanzie sul Made in Italy, mentre le risorse economiche assegnate hanno il fine di incentivare i contratti di filiera e promuovere il consumo di carni suine. Sono previsti anche contributi per l’installazione di macchine di valutazione automatica delle carcasse, per un valore di 3 milioni, campagne di comunicazione a sostegno della filiera – specialmente a favore del prosciutto Dop – con 1,5 milioni, e l’uso di software avanzati per l’analisi di mercato e la trasparenza nella determinazione dei prezzi (0,5 milioni).

Il sostegno di Coldiretti

Anche alla luce del valore del settore suinicolo nel nostro Paese, pari a 20 miliardi, Coldiretti ha sostenuto fortemente questi decreti, sottolineando innanzitutto l’introduzione dell’obbligo di etichettatura con indicazione della provenienza per le carni suine trasformate.

Grazie al provvedimento, quando la carne proviene da maiali nati, allevati e macellati nello stesso Paese, nell’indicazione può apparire la dicitura: “Origine: (nome del Paese)”. Se invece si fa riferimento a uno o più Stati – interni o esterni all’Unione europea – l’indicazione può apparire nella forma: “Origine: Ue”, “Origine: extra Ue”, oppure “Origine: Ue ed extra Ue”.

Per l’associazione di categoria, si tratterebbe di una soluzione gradita e attesa dal 93% degli italiani, che riconoscono l’importanza di essere informati sull’origine degli alimenti, anche per mettere fine ai casi di salumi prodotti con materie prime straniere, ma venduti come Made in Italy. Finora, infatti, buona parte dei prosciutti commercializzati in Italia utilizzavano cosce provenienti dall’estero, a danno degli allevatori nazionali e spesso senza che i consumatori ne fossero al corrente.

All’avanguardia nell’etichettatura

Come ha dichiarato la Ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, “questo impegno ha l’obiettivo di rispondere concretamente alla filiera suinicola italiana, patrimonio del Made in Italy. Con questo decreto, dotiamo i Consorzi di tutela interessati – e il sistema dei controlli ufficiali – degli strumenti più idonei a garantire uniformità delle verifiche, trasparenza della filiera e prodotti di assoluta qualità ai consumatori. Vogliamo tutelare le nostre imprese, dagli allevatori ai trasformatori, che sulla qualità hanno deciso di investire con convinzione, sostenendo costi nettamente superiori alla concorrenza. È un passo importante, un provvedimento atteso da molto tempo, che conferma l’Italia all’avanguardia in materia di etichettatura. Ora discuteremo con Bruxelles per l’autorizzazione dello schema nazionale, insistendo con la Commissione Ue per avere una legge europea per l’origine”. Seguendo questa direzione, l’Italia può distinguersi come portabandiera nelle politiche alimentari Ue.

Il sistema ufficiale dei controlli delle produzioni Dop e Igp viene quindi rafforzato, prevedendo procedure trasparenti e metodologie di analisi affidabili, che si avvalgono anche di una banca dati basata sull’analisi del DNA dei riproduttori utilizzati. Inoltre, sarà valutata anche la qualità dei prodotti al completamento della stagionatura, seguendo quanto indicato dai disciplinari.

Allevamento dei suini: perché serve più trasparenza?

controlli allevamenti
shutterstock.com

Per comprendere meglio i motivi in base ai quali questi provvedimenti da più parti sono stati ritenuti necessari, può essere utile valutare per punti tre argomenti significativi e correlati.

  • La difesa degli interessi delle aziende – che operano correttamente, rispettando i disciplinari – è fondamentale, a maggior ragione nell’attuale scenario internazionale del commercio, dove emerge con vigore una spinta protezionista. I prodotti tipici italiani, in questo senso, hanno bisogno di offrire il massimo delle garanzie per proporsi nel mondo a una clientela esigente, senza accusare troppo il peso dei dazi, negli Usa già in vigore sui nostri salumi. Nel 2019, l’aumento dell’export verso la Cina – anche per via della crisi produttiva interna dovuta alla peste suina – può essere un primo sbocco positivo, da mantenere anche dopo il superamento di questa emergenza.
  • Seguendo la stessa linea, risulta necessario rispondere a consumatori informati, e talvolta eccessivamente allarmati da un’informazione dai toni troppo sensazionalistici, in particolare quando si parla di qualità della filiera e di allevamenti intensivi, contrapponendoli a quelli estensivi (al pascolo). A testimonianza di questo, un recente sondaggio realizzato da Eurobarometro ha registrato l’alto interesse dei cittadini Ue nei confronti del benessere degli animali allevati.
  • Nel complesso, inoltre, le esigenze dei produttori e dei consumatori vanno di pari passo con quelle della grande distribuzione organizzata, che ha tutto il vantaggio nel proporre carni di provenienza certificata, a maggior ragione nel caso di cibi con denominazione d’origine. Dall’allevamento alla distribuzione finale, quindi, tutte le componenti della filiera devono operare nell’interesse l’intero sistema.

Allevamento dei maiali: l’uso di antibiotici è in calo

antibiotici carne
nevodka/shutterstock.com

Da tempo, il tema dell’uso di antibiotici nella zootecnia crea dubbi in merito alla salubrità dei prodotti e al benessere dei capi allevati. Negli ultimi anni, però, la questione più scottante è l’antibiotico-resistenza, che “va affrontata con responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti”, come ha dichiarato Giuseppe Pulina, presidente di Carni sostenibili, l’Associazione no profit che promuove il consumo consapevole e la produzione sostenibile di carne. Tuttavia, questo problema non è da ascrivere solo ai medicinali nell’allevamento convenzionale, considerando che, peraltro, l’uso di antibiotici in Europa nell’ultimo ventennio è calato – del 30% fra il 2010 e il 2016, dell’82% nel settore avicolo tra il 2011 e il 2018 – a testimonianza dell’impegno dei produttori, oltreché dell’attenzione di consumatori e istituzioni. Dal 2006, nella Ue è proibito l’impiego di questi farmaci per favorire la crescita degli animali: solo l’uso terapeutico è consentito. Questo deve svolgersi sempre sotto prescrizione e sorveglianza di un veterinario, con precise regolamentazioni su cicli di trattamento e principi attivi, rispettando i tempi di sospensione, stabiliti per scongiurare la presenza di residui nelle carni. Come abbiamo visto nel nostro approfondimento, questa linea guida vale anche per il pesce d’allevamento.

Le buone pratiche di biosicurezza, l’adozione di protocolli vaccinali e l’entrata in vigore della ricetta veterinaria elettronica si sono dimostrati utili sia per allontanarsi dagli antibiotici, sia per controllare il reale utilizzo dei farmaci in allevamento. L’adesione a questi protocolli è garantita anche da indagini con campionamenti senza preavviso sulle carni, allo scopo di testare l’assenza di residui. Nel 2018, Secondo il Piano nazionale curato dal Ministero della Salute, i risultati hanno provato che, rispetto a questi farmaci, i casi fuori norma sono meno dello 0,3%, con 81 campioni su circa 33mila.

Conoscevate le misure e i controlli in vigore sull’allevamento dei suini?

 

Fonti:

Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali

Rivista di Suinicoltura

Piano nazionale residui, Ministero della Salute

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