Il 5 luglio scorso Slow food, Coldiretti, Cgil, Arci, Acli terra, Legambiente e altre organizzazioni hanno detto no, durante un presidio in piazza Montecitorio, alla ratifica dell’accordo commerciale con il Canada, il CETA.
I motivi sono in parte simili a quelli che hanno portato alla formazione di un grande movimento europeo contro il TTIP, l’accordo con gli Stati Uniti d’America. Un movimento che ha vinto, per ora la sua lotta.
Su Il Giornale del Cibo abbiamo affrontato molte volte il tema, prima raccontandovi cosa prevede il trattato tra UE e Canada, poi dandovi la notizia del Ceta approvato tra le critiche.
Che opinione mi sono fatto io? Per raccontarvela voglio partire da un romanzo.
Una visione sociale del Ceta
In uno dei suoi più importanti romanzi, Bartebly lo scrivano, Herman Melville crea un personaggio che pare appartenere al mondo dell’assurdo: il copista dell’ufficio di un avvocato di Wall Street esegue bene i propri compiti ma si rifiuta, gentilmente ma con fermezza, di eseguirne altri che gli vengono richiesti senza preavviso.
“Preferirei di no” , oppone alle richieste del suo principale. Non dà altre spiegazioni, si limita a un continuo, quieto ma assordante, “preferirei di no”.
E’ un personaggio, e un romanzo, che ha visto infinite interpretazioni. Una di queste è sociale: Bartebly è un ribelle che non ritiene debba aggiungersi nient’altro al suo “preferirei di no”, tanto evidente è il motivo che sostiene il suo rifiuto. Motivo che solo chi gestisce il potere con arroganza o con estrema, narcisistica convinzione di essere nel giusto, non vede.
Accordo commerciale con il Canada? “Preferirei di no”
Ci sono tanti motivi per essere contrari all’accordo commerciale con il Canada, gli stessi per cui io sono stato contrario al TTIP. Tra questi quello più evidente è che so bene che prezzi più bassi (uno dei vantaggi del trattato, secondo i suoi sostenitori) spesso ineluttabilmente si accompagnano a meno diritti sul lavoro, meno diritti alla salute, meno diritti all’informazione. Abbiamo bisogno di un trattato del genere?
Oggi, se qualcuno mi chiede. “Vuoi il CETA?” Io rispondo: “preferirei di no”.
E voi? Che cosa ne pensate? In attesa di scoprire come si concluderà la ratifica nei singoli Stati, vogliamo coinvolgervi in un sondaggio, per cui vi chiediamo:
Aspettiamo le vostre risposte!