Famiglie italiane nell’era del Covid, tra nuovi problemi e nuovi bisogni. La ricerca di Fondazione Feltrinelli e CIRFOOD

cibo e innovazione sociale

 

La crisi causata dall’emergenza Coronavirus ha molte facce. Da un lato c’è naturalmente la malattia in sé, che ha procurato la morte di più di un milione di persone, dall’altro c’è la grave recessione economica che colpisce più settori produttivi in maniera trasversale, ma c’è anche una dimensione psicologica e sociale significativa. A questo proposito, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, insieme all’Osservatorio permanente di CIRFOOD, da tempo ha dato avvio a un progetto di ricerca, con l’obiettivo di individuare i bisogni emergenti dal punto di vista sociale, alimentare e ambientale che hanno coinvolto l’Italia nell’ultimo decennio e che si intrecciano con l’emergenza attuale che sta enfatizzando le diseguaglianze e impoverendo migliaia di famiglie.

La ricerca “Cibo e innovazione sociale”, curata da Lorenza Sganzetta – geografa e ricercatrice al Politecnico di Milano – con testi di Giulia Corti e Chiara Lodi Rizzini, descrive questo scenario in mutamento, individuando alcune soluzioni nel quadro dell’implementazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

In occasione della presentazione del volume all’interno del Salone EXTRA della CSR il 19 ottobre scorso, sono stati presentati i primi risultati emersi dall’indagine: tra gli aspetti rilevanti, troviamo l’importante ruolo della food innovation nel soddisfare le esigenze e risolvere alcuni problemi di carattere sociale, resi ancor più marcati dalla crisi in corso.

“Cibo e innovazione sociale”: la ricerca della Fondazione Feltrinelli e CIRFOOD

La ricerca, come si legge nell’introduzione, “attraverso la lettura di esperienze di sostenibilità che ormai sono entrate nel quotidiano, esplora i molti modi di rispondere ai bisogni umani attraverso il cibo.” Alimentazione, filiera agroalimentare, educazione, nutrizione sono temi che si intrecciano con questioni economiche, sociali, ambientali e relative alla salute. A tal proposito nel volume si pone da subito l’attenzione sul fatto che per le famiglie italiane è sempre più importante compiere scelte consapevoli a tavola; tuttavia, non sempre gli alimenti di qualità sono veramente accessibili.

Famiglie italiane, tra nuovi problemi e nuovi bisogni

Per comprendere in che modo rispondere ai bisogni emergenti attraverso il cibo, le ricercatrici hanno sviluppato cinque filoni di analisi:

  • alimentazione e salute
  • alimentazione ed educazione alimentare
  • alimentazione e povertà economica
  • alimentazione e territorio
  • alimentazione e spreco alimentare.

In ciascuno degli ambiti, emergono alcune tendenze che, secondo i promotori della ricerca, evidenziano gli aspetti sui quali è più urgente intervenire attraverso progetti in campo alimentare. Ad esempio, le ricercatrici rilevano una scarsa conoscenza dell’impatto delle abitudini alimentari sulla salute e sull’ambiente, soprattutto in fasce di popolazione più a rischio di sovrappeso e obesità.

cibo qualità scarsa
margouillat photo/shutterstock.com

Contemporaneamente, desta preoccupazione anche la crescita della povertà alimentare a cui si aggiunge il ricorso (per ragioni economiche ma non soltanto) a cibi di scarsa qualità, junk food e sistemi alimentari non equilibrati: elementi connessi alla vulnerabilità economica della popolazione, esacerbata dalla crisi attuale.

Infine, nonostante alcuni dati incoraggianti, l’indagine mostra come lo spreco alimentare sia ancora una realtà diffusa in tutto il Paese sia a livello industriale che domestico. Secondo i dati riportati nella pubblicazione, 220.000 tonnellate di cibo vengono buttate ogni anno direttamente nei punti vendita e il 35% di tutto ciò sarebbe ancora commestibile.

L’importanza di una dieta bilanciata e le difficoltà delle famiglie italiane

A proposito del tema della povertà alimentare, anche il recente Rapporto della FAO sulla fame nel mondo evidenzia come molte famiglie in tutti e cinque i continenti abbiano concrete difficoltà a procurarsi il cibo per seguire una dieta sana e bilanciata che garantisca non soltanto la sopravvivenza, ma anche la salute nel presente e la prevenzione dei disturbi correlati a sovrappeso e obesità.

In Italia, aggiunge Fondazione Feltrinelli con CIRFOOD, il tasso di persone sovrappeso è del 54,6% per gli uomini e del 36,1% per le donne, mentre quello di obesità è pari all’11,3% per gli uomini e al 10,3% per le donne. Preoccupante, come abbiamo visto in occasione della campagna Crescere a tavola, anche la situazione dei bambini. Secondo i dati Istat relativi al 2019, i minori in sovrappeso in Italia sono due milioni e 130 mila, pari al doppio della media europea. Inoltre, rincara la dose l’Unicef, un milione e 200 bambini e adolescenti non hanno l’indispensabile per vivere, e questa fascia della popolazione è destinata ad aumentare entro il 2020 proprio a causa della pandemia.

Il ruolo degli attori della filiera alimentare per rispondere ai nuovi bisogni

L’analisi di tendenze e criticità ha permesso alle ricercatrici non soltanto di individuare nuovi bisogni sociali, ma anche di immaginare – partendo da alcune buone pratiche – delle soluzioni innescate proprio dal settore del cibo. Se i bisogni sono in mutamento, infatti, è necessario che anche gli attori della filiera agroalimentare propongano e sviluppino strumenti innovativi per rispondervi. Nella ricerca di Fondazione Feltrinelli e CIRFOOD si parla, in maniera specifica, di innovazione sociale, definita come la capacità non soltanto di apportare una novità a un determinato settore, ma anche di attivare circoli virtuosi e buone pratiche. Inoltre, si legge ancora nel rapporto, “uno degli aspetti che definisce l’innovazione sociale è che nasce esplicitamente per rispondere a bisogni sociali laddove i tradizionali attori (mercato, settore pubblico e terzo settore) non riescono più a rispondere in modo efficiente”, coinvolgendo anche fasce della popolazione considerate più vulnerabili, ed è proprio questo il caso dell’ambito alimentare.

Dopo aver analizzato alcune interessanti buone pratiche, come la case history Camilla, l’Emporio di comunità di Bologna di cui abbiamo parlato qualche mese fa, la ricerca ha analizzato il ruolo giocato dal comparto della ristorazione collettiva nel campo della innovazione sociale.

La partita dell’innovazione sociale si gioca anche nelle mense scolastiche

“Le grandi imprese della ristorazione,” ha commentato Maria Elena Manzini, CSR Manager CIRFOOD intervenuta in occasione della presentazione del volume, “ora più che mai, devono cogliere quindi questa sfida e farsi promotrici di un’innovazione su tutta la filiera, che permetta un vero sviluppo della green economy, sostenibile sia sotto il profilo economico che sotto il profilo aziendale. Serve la capacità di innovare compiendo una transizione dallo sfruttamento di risorse finite al massimo utilizzo possibile di risorse rinnovabili. Solo così potremo evitare nuove povertà derivanti dai cambiamenti climatici, ragionando in ottica intergenerazionale, non egoistica.”

Operatore mensa con guanti
New Africa/shutterstock.com

Con la pandemia e le conseguenti chiusure, è emerso in maniera ancora più evidente il ruolo fondamentale delle mense aziendali e scolastiche. Durante il lockdown, infatti, migliaia di persone (con le scuole chiuse e lo smart working) non hanno potuto accedere al pasto in mensa, e questo ha comportato dei rischi soprattutto tra i bambini. A questo proposito, vale la pena di ricordare che Save the Children, la scorsa primavera, aveva evidenziato come per molti alunni il pasto consumato a scuola fosse l’unico bilanciato della giornata.

Risulta evidente, quindi, come la ristorazione collettiva abbia un duplice ruolo legato alla salute e all’educazione alimentare, sia per l’utenza scolastica che per quella professionale. Ecco perché la sfida per questo settore, sottolinea il rapporto, è sviluppare programmi di innovazione sociale, esprimendo con maggiore forza il suo potenziale.

Dal canto suo, come vi abbiamo raccontato durante l’estate, anche il progetto “Nutriamo la Scuola”, nato da CIRFOOD in collaborazione con Officina Educativa del Comune di Reggio Emilia e l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, rappresenta una sperimentazione di soluzioni alternative, anticipando bisogni e problematiche legate al rientro a scuola dei bambini.

L’innovazione inoltre passa anche attraverso la valorizzazione di buone pratiche di economia circolare e la partecipazione a reti di grandi aziende che condividono la stessa filosofia e gli stessi valori. È il caso dell’Alleanza per l’Economia Circolare (di cui vi parleremo presto), a cui ha aderito l’azienda emiliana insieme ad altre 16 grandi imprese, nata con l’obiettivo di guidare un cambiamento sostenibile, coordinato e concreto.

Di fronte alle difficoltà acuite dall’emergenza sanitaria, non si può che ripartire da uno sviluppo economico inclusivo e sostenibile, soprattutto alla luce dei nuovi bisogni sociali ed economici descritti dalla ricerca di Fondazione Feltrinelli e CIRFOOD e degli obiettivi evidenziati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che pone un forte accento sulla necessità di far dialogare la lotta contro la fame con un’economia rispettosa del pianeta.

 

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