Strozzapreti romagnoli, storia e ricetta di una pasta dai mille volti

 

L’Italia è la patria della pasta, si sa, e sono centinaia le ricette tradizionali che troviamo passando da una regione all’altra, da Nord a Sud, in tantissime e differenti varianti. Una di queste è senz’altro quella degli strozzapreti, il cui nome si riferisce a diversi tipi e forme di paste – sempre fatte a mano – tipiche di alcune regioni, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale (ma non solo). Oggi, però, vogliamo concentrarci sugli strozzapreti romagnoli, andando a scoprire la loro storia e il perché di questo nome bizzarro, la ricetta originale e le differenze con altri “cugini”… pronti a viaggiare con noi attraverso la penisola, alla scoperta di un piatto dagli ingredienti essenziali ma dal gusto incredibile?

Origini e storia degli strozzapreti romagnoli

Come tutte le paste tradizionali fatte a mano che vantano una storia antica, gli strozzapreti romagnoli non sono da meno. Siamo in Romagna, nel periodo della dominazione dello Stato Pontificio su questo territorio, in cui i preti erano soliti imporre tasse e costumi molto rigidi: è proprio in questo contesto che nascono gli “strozaprit”. Un nome, quindi, di origine dichiaratamente anticlericale: infatti, pare che i preti riscuotessero le uova dalle azdore (termine che in dialetto romagnolo identifica le donne di casa) e così, queste, ritrovandosi all’improvviso senza materia prima per realizzare la pasta fresca, si sono inventate una nuova ricetta a base soltanto di acqua e farina. Mentre preparavano l’impasto, si dice che le massaie augurassero al prete di… strozzarsi, mangiando proprio le uova con cui avrebbero dovuto preparare la sfoglia per la famiglia.

Un’altra variante della stessa storia riporta, invece, che fosse consuetudine (e obbligo) per le famiglie del paese invitare per il pranzo della domenica il prete, che, di volta in volta, passava da casa per casa. Per l’occasione, le donne hanno inventato questo piatto e l’hanno fatto così buono da far abbuffare l’ospite, mentre i mariti speravano di nascosto che si strozzasse. Per altri ancora, il nome è da attribuire al movimento che la donna romagnola fa per tagliare i listelli di pasta durante la preparazione: il gesto era secco e deciso, come a esprimere una rabbia intensa al punto da riuscire a strozzare l’uomo di Chiesa. Infine, per molti deriva dalla somiglianza tra la forma a quella della stringa delle scarpe, con cui venivano strangolati i preti durante il periodo di massima tensione nei confronti della dominazione pontificia. Insomma, in tutte le varianti, per il prete non finisce bene…

strozzapreti con sugo
shutterstock.com

Strozzapreti romagnoli: la ricetta originale

Ma come sono fatti gli strozzapreti romagnoli? Come abbiamo visto, si tratta essenzialmente di un tipo di pasta molto povera, perché era preparata in mancanza delle uova per tirare la sfoglia. Per questo, contiene soltanto acqua, farina e sale. Visti i pochi ingredienti, è un piatto semplicissimo da realizzare, e quindi abbiamo pensato di riportarvi la ricetta originale, anche se non è difficile trovare numerose varianti, in cui sono aggiunti parti uguale di acqua e latte, oppure albume, una spolverata di parmigiano reggiano e pangrattato nell’impasto.

Ingredienti:

  • 400 g di farina
  • 200 ml di acqua tiepida
  • q.b. di sale

Procedimento:

  • Disponete la farina sopra un tagliere, realizzando la classica forma a “fontana” con un incavo al centro e aggiungendo l’acqua tiepida.
  • Con una forchetta, iniziate a lavorare mescolando l’acqua con la farina: quando non è più possibile usare la forchetta, impastate con le punte delle dita e poi con i palmi fino a ottenere una massa morbida e liscia.
  • Lasciatela riposare per almeno una decina di minuti, avvolta in una pellicola.
  • Passato questo tempo, riprendete la pasta e, dopo averla schiacciata leggermente con le dita per darle una forma rotondeggiante, tirate una sfoglia spessa 2-5 mm.
  • Una volta stesa, tagliate con un coltello delle strisce di circa 1,5 cm di larghezza.
  • Ora arriva il passaggio più delicato: inumiditevi le mani e arrotolate le strisce facendole scorrere tra i due palmi delle mani, ma attenzione a essere delicati e a non fare troppa pressione, perché altrimenti la pasta si incolla su se stessa. Vedrete che avrete ottenuto una sorta di vermicello con uno “strozzo”, ossia una sorta di nodo, al centro.
  • Rompete lo strozzaprete appena formato a una lunghezza di circa 5-8 cm (massimo 10 cm) e, appena pronti, disponeteli sopra un vassoio infarinato per fare in modo che non si attacchino tra loro.
  • Cuoceteli in una pentola con abbondante acqua salata per circa 6/7 minuti, scolateli e poi passateli in padella con un bel sugo… gli strozzapreti sono pronti per essere gustati!

Strozzapreti, tanti nomi per tante ricette

strongozzi
Paolo Paradiso/shutterstock.com

Ma attenzione, perché se al ristorante ordinate un piatto di “strozzapreti”, è probabile che non vi arriverà sempre lo stesso piatto di pasta: dipende dalla regione nella quale vi trovate, perché, come abbiamo già ricordato, con lo stesso nome si identificano ricette diverse. Quella che abbiamo appena visto, è un piatto tipicamente romagnolo: un tipo di pasta corta, simile a una sottile stringa arrotolata. Lo possiamo trovare nelle zone vicine alla Romagna, magari con forme leggermente diverse, come nell’imolese o in provincia di Ravenna dove erano chiamati “sacerdoti soffocati”, un po’ più grandi rispetto ai classici strozzapreti. Al di là di quest’area, però, con questo termine si indica un tipo di pasta diffuso in numerose regioni italiane, con delle differenze più o meno sostanziali. Quindi, cambiano i nomi ma anche le forme: vediamo insieme alcune delle più famose.

  • Strongolapreti trentini: sono dei famosi gnocchetti di pane raffermo, spinaci, uova e grana trentino, senza patate serviti generalmente con burro fuso e salvia, e magari un aggiunta di Speck Alto Adige IGP.
  • Strozzapreti toscani (o gnudi): sono delle palline di ricotta e spinaci, ingredienti base del classico ripieno dei ravioli (infatti, sono “gnudi”, ossia nudi perché privi della sfoglia esterna di pasta).
  • Strozzapreti o strangozzi umbri: consistono in una pasta lunga a sezione rettangolare, preparata con farina di grano tenero e acqua, accompagni dal meraviglioso tartufo. Ma guai a chiamarli spaghetti!
  • Strozzapreti laziali: è una pasta fresca in forma di strisce a sezione quadrata, di colore bianco, come degli spaghettoni tirati a mano.
  • Strangulaprevati salentini: sono degli gnocchi di patate, di solito serviti con cacio ricotta.
  • Strangugliaprieviti calabresi: uno gnocchetto trascinato sulla spianatoia con una o due dita, ma si possono intendere anche salatielli, scilatelli o scivadeddi, delle tagliatelle di acqua e semola arrotolate su ferretto e strofinate sulla spianatoia fino a ottenere un lungo bucatino
  • Strangulapriévete napoletani: descritti nel 1524 da Antonio Camuria come “particolari gnocchi di farina e crosta di pane grattugiato”, vengono poi incavati, facendoli strisciare sul tagliere e tenendoli premuti contro il medesimo col polpastrello o dell’indice o del medio; il nome, in questo caso, non c’entra niente coi preti, perché deriva dai due verbi greci strangalóo, con i significati di arrotolare, torcere, curvare, e prétho, con quelli di comprimere, incavare.

Strozzapreti romagnoli: come abbinarli in cucina?

Data la “povertà” dell’impasto, gli strozzapreti danno il meglio di sé abbinati a sughi importanti ed elaborati che compensino, appunto, la loro semplicità: quindi, il primo abbinamento imprescindibile è senz’altro quello con il ragù alla bolognese, che è proprio la “morte sua”. Non può mancare anche quello di salsiccia, e qui sta a voi scegliere il condimento che vi piace di più, un buon vino come il sangiovese, i piselli, oppure gli asparagi. Anche i funghi e il  pesce si sposano alla perfezione con questa pasta: provatela con zucchine, pomodorini e gamberetti, o ancora con pescespada e melanzane e vedrete che bontà! Infine, per chi preferisce una variante vegetariana: questa pasta è ottima servita con un sugo alle verdure, perché si lascia avvolgere perfettamente, come in questa ricetta semplicissima degli strozzapreti alle zucchine e pomodorini. Insomma, con qualunque abbinamento li proviate, saranno in grado di sorprendere sempre ogni palato, e come dicono in Romagna ricordate che… e’ těmp par magnê u s trôva sèmpar (il tempo per mangiare si trova sempre)!

Conoscevate questo piatto di pasta e le differenze tra gli strozzapreti romagnoli e le altre varianti? Raccontatecelo nei commenti!

 

Fonti:

romagnaatavola.it

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