Consumare acqua in bottiglia comporta la produzione di molti rifiuti plastici, per cui, soprattutto di recente, in tanti cercano delle soluzioni alternative. Una di queste è l’utilizzo delle caraffe filtranti.
In merito alla loro salubrità, funzionalità e sicurezza sono stati sollevati numerosi dubbi: nell’articolo spiegheremo come funzionano e confronteremo i pareri scientifici a riguardo, per rispondere alla domanda se le caraffe filtranti fanno male oppure sono sicure.
La normativa sulle caraffe filtranti
Le caraffe filtranti sono delle normali caraffe per l’acqua, all’interno delle quali si trova un filtro, di vario tipo, usato per migliorare la potabilità. Come tutti i dispositivi e le apparecchiature usate per il trattamento dell’acqua destinata al consumo umano, devono avere dei requisiti che rispettino quanto riportato dal D.M. n. 25 del 7 febbraio 2012 relativo alle “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell’acqua destinata al consumo umano“.
Ricordiamo che l’utilizzo delle caraffe filtranti prevede sempre l’uso di acqua che sia potabile già dal principio. Che provenga della rete idrica, imbottigliata o da cisterne di raccolta, deve essere sottoposta a continue analisi per valutarne l’idoneità al consumo. Vengono valutati principalmente i parametri microbiologici e chimici: i valori da rispettare si trovano nel D.Lgs. 2 febbraio 2001, n. 31, che attua la direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano.
Che cos’è la filtrazione?
La tecnica della filtrazione, che serve a migliorare la potabilità dell’acqua, prevede la separazione delle sostanze solide dal liquido. I sistemi di separazione solido-liquido sono molteplici, per esempio:
- separazione per gravità, tramite la rimozione del materiale in sospensione per decantazione;
- filtrazione con mezzi granulari, alla quale può essere abbinato il dosaggio di prodotti chimici con potere coagulante e flocculante;
- filtrazione fisica tramite barriere e senza l’uso di prodotti chimici;
- trattamenti di separazione a membrana.
Come funzionano le caraffe filtranti?
Il funzionamento delle caraffe è molto semplice: al loro interno si trova un filtro a forma di imbuto, in cui passa l’acqua versata, che va a depositarsi sul fondo, mentre il dispositivo di filtraggio trattiene le sostanze chimiche.
L’acqua, già di per sé potabile, passando dall’imbuto viene ulteriormente filtrata: il processo avviene nell’arco di qualche minuto, dopo di che è pronta essere consumata.
L’efficacia del filtro sta nel fatto che renderebbe l’acqua meno “dura”, trattenendo i sali minerali come il calcio e magnesio, trattiene nitriti, metalli pesanti oppure pesticidi (se presenti), migliorandone la qualità chimica.
Quante tipologie di filtri per caraffe ci sono?
I filtri usati nelle caraffe sono generalmente di due tipi:
- I filtri a carboni attivi hanno una grande capacità di assorbenza, la loro caratteristica è quella infatti di trattenere e inglobare molte sostanze organiche, andando a eliminare i cattivi odori e sapori dell’acqua. Non trattengono le sostanze inorganiche e non hanno azione battericida, la loro capacità assorbente diminuisce con il loro tempo di utilizzo.
- I filtri a scambio ionico filtrano tramite una resina le sostanze inorganiche, sfruttando una reazione chimica, in cui avviene uno scambio di ioni. Il filtro può scambiare cationi (ioni positivi) o anioni (ioni negativi). L’azione della resina può essere selettiva (scambia solo cationi o solo anioni), o mista, permettendo nello stesso momento lo scambio di ioni negativi e positivi.
Come già accennato, entrambe le tipologie non hanno durata infinita, è necessario sostituirli perché funzionino in modo adeguato e per evitare la proliferazione batterica. Generalmente, l’adeguato tempo di utilizzo è riportato sulla loro confezione.
Le caraffe filtranti fanno male? Pregi e difetti di queste soluzioni
La sicurezza e la funzionalità delle caraffe filtranti sono aspetti di cui si discute molto.
Gli aspetti principali su cui numerosi studi sono concordi rivelano che consumare l’acqua filtrata con questi dispositivi non causa un pericolo, ma potrebbe essere privata di sostanze necessarie per il nostro organismo.
Secondo l’Anses (French Agency for Food, Environmental and Occupational Health & Safety), infatti, le caraffe filtranti non influiscono negativamente sulla salute del consumatore, ma non rendono l’acqua qualitativamente migliore. Da alcuni studi condotti, infatti, si è visto che in seguito alla filtrazione con tali dispositivi vi è un abbassamento del pH, una riduzione di sodio, potassio e un’alterazione delle caratteristiche microbiologiche dell’acqua, soprattutto se la manutenzione non viene fatta in modo adeguato, rispettando quanto riportato nelle specifiche tecniche di ogni prodotto.
Da un’indagine condotta da Altroconsumo, i test di laboratorio svolti su 14 caraffe filtranti di vari marchi, che hanno valutato per ognuno di essi 25 parametri in tempi diversi, hanno evidenziato un notevole miglioramento delle performance e della sicurezza, rispetto ai primi modelli in commercio. Si è ridotto, infatti, il rischio di rilascio di nitriti e di proliferazione batterica. I primi modelli trattenevano il cloro, migliorando il sapore dell’acqua, ma era stata rilevata la presenza in tracce di carbonio attivo e resine, sostanze prima non presenti nell’acqua.
Non conoscendo realmente la composizione dell’acqua della rete idrica comunale, procedendo con una filtrazione si potrebbe quindi impoverirla di sostanze necessarie dell’organismo, il pH potrebbe subire un abbassamento, rendendo l’acqua non idonea al consumo, e la carica microbica, prima del tutto assente, potrebbe aumentare.
Avete mai usato le caraffe per filtrare l’acqua? O preferite consumare l’acqua dal rubinetto o imbottigliata?