Il libro che vi propongo oggi non è recentissimo. Antonio Pascale lo ha scritto nel 2008 ma è ancora, secondo me, attuale. Si tratta di “Scienza e Sentimento” ed è un importante ragionamento sulla scienza prima ancora che un libro sull’alimentazione. Il fatto però che i pretesti di Pascale per parlare di scienza siano il biologico, il naturale e l’ogm mi ha incuriosito, appassionato – e preoccupato.
Infatti Antonio Pascale è spietato e mette in crisi molte delle nostre convinzioni. Fin dalla frase di copertina: “Sarà poi vero che i pomodori e il latte non sono più quelli di una volta? Ed è poi davvero un male? Forse è solo il nostro sguardo sul mondo a essersi deteriorato, vittima di semplificazioni antiscientifiche cui hanno contribuito troppi intellettuali.”
Pascale analizza le categorie di Naturale e Organico (il bene) e quello diChimico e Artificiale (il male) e ci mostra come i “romantici” che spingono verso il naturale e l’organico con affermazioni apodittiche, prose liriche, toni da Armageddon e i tecnici che usano il linguaggio dei dati siedano ormai su culture incompatibili e incomunicabili, con tutto ciò che ne consegue. Saremo sempre pronti a seguire i letterati, i comici, i retori, i pubblicitari con il cuore ma la nostra ragione ci sussurrerà all’orecchio ben altre suggestioni e noi rischiamo di dividerci e rischiamo la sindrome della doppia personalità.
Antonio Pascale ci guida in questo caos senza minare la nostra salute mentale. Attacca le concezioni mitologiche secondo le quali un tempo tutto era buono e al giorno d’oggi la scienza sta rovinando tutto, sapore e salute, e individua anche i limiti della scienza. L’autore, va detto, è un agronomo, ha lavorato a lungo in campagna e ha imparato che certi problemi si risolvono solo con intelligenti soluzioni di compromesso. Sa che la chimica esiste in natura e che a volte può essere più pericolosa, come nel caso delle patate, quella prodotta naturalmente che quella sintetica.
Il libro è pieno di dati, curiosità, interrogativi. Mi rendo conto scrivendo questa recensione che adesso un po’ tutti sanno che il pomodoro di Pachino non è originario della Sicilia ma che è un incrocio di origine israeliana, ma quando uscì il libro di Pascale, che riportava questa informazione, molti cascarono dalle nuvole. Forza del marketing! Il naturale, ci ricorda l’autore, in realtà non esiste. Una mela naturale sarebbe grande come una ciliegia, e nessuno mai ha portato in un supermercato una mela naturale. Un’altra opinione: il premio Nobel per la pace e padre della rivoluzione verde, Norman Borlaug, sostiene che l’idea che l’agricoltura biologica riduca i danni per l’ambiente è ridicola, perché con questo sistema si produce di meno… L’uso dei fertilizzanti agricoli ha triplicato la produzione dei cereali mentre la terra sfruttata è aumentata solo del 10% … e più spazio è restato per la foresta pluviale.
Finisco citando un divertente esempio non tratto dal mondo dell’alimentazione. Racconta Pascale: “un amico fisico quantistico mi ha promesso che se mai durante una presentazione avessi usato la metafora della farfalla che sbattendo le ali causa un tornado da qualche parte, mi avrebbe tirato, in diretta, una sedia in testa e poi avrebbe dato la colpa alle ali della farfalla. Si tratta infatti di una immagine mid cult usata da certi fisici quantistici che vogliono comunicare l’incomunicabile a quei letterati che non vogliono fare nessuno sforzo di comprensione. La teoria infatti non regge nel mondo fisico: se il battito d’ali produce il tornado, cosa può poi produrre il tornado?
Antonio Pascale
Scienza e sentimento
Einaudi
Pagine 150 Euro 10