La Pasta Di Libera Terra

di Silvia Salomoni. Il 21 marzo, data d’inizio della primavera che quasi mai corrisponde al suo effettivo sbocciare, è da alcuni anni il giorno scelto come ‘Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie’. Probabilmente perchè la fioritura e il rinnovamento che la primavera porta (biologicamente parlando) con sè, è un ottimo pretesto simbolico per auspicare sempre un nuovo inizio anche nella vita sociale, una nuova strada ad esempio per rompere quegli schemi consolidati che la mafia crea nel commercio e nei rapporti economici sul territorio. Un tema a cui, in quanto italiani, non possiamo non essere estremamente vicini e sensibili. Per questo siamo felici di raccontarvi l’iniziativa organizzata quest’anno dal nostro editore CIR Food per valorizzare la ricorrenza e farsi promotore del messaggio. Iniziativa che dimostra come anche il tema cruciale della difesa della legalità, può passare perchè no attraverso un maccherone!Venerdì 21 marzo 2008, CIR Food cucinerà la pasta di semola biologica Libera Terra per tutti i degenti e i dipendenti degli ospedali di Bologna di cui gestisce il servizio di ristorazione (Azienda USL e Istituti Ortopedici Rizzoli) e per tutti gli alunni e gli insegnanti delle scuole dei comuni di Bazzano e Loiano (provincia di Bologna). Per un totale approssimativo di 3.500 primi piatti, cioè circa 3 quintali di pasta. Si tratta di una pasta di semola da agricoltura biologica, prodotta nel rispetto della tradizione dei pastai siciliani sulle terre confiscate alla mafia, da cooperative sociali che aderiscono all’associazione Libera Terra.Libera Terra è un’associazione di promozione sociale che funziona grazie al coordinamento di oltre 1200 associazioni, gruppi, scuole e altre realtà territoriali. Sulle terre confiscate alla mafia in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio, delle cooperative formate da giovani coltivano e producono alcune tipicità locali: pasta, olio, legumi, vino, farina, passata di pomodori e ortaggi.Le terre restituite alla collettività sono tornate produttive, come motore di un circuito economico sano e virtuoso, anche grazie alla partecipazione degli agricoltori biologici del territorio che condividono lo stesso progetto di riscatto. I prodotti che ne derivano sono il frutto del lavoro di chi si impegna in favore della legalità e della giustizia sociale, sono sì genuini e biologici, ma hanno anche un sapore in più: quello della legalità, del riscatto, della libertà.

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