Il primo dolcificante di sintesi, diverso cioè dagli zuccheri di origine vegetale (il comune zucchero bianco è estratto e raffinato dalla canna da zucchero o dalle barbabietole da zucchero), fu la saccarina. Scoperta nel lontano 1879, fu messa in commercio appena cinque anni dopo. Il suo utilizzo iniziale fu soprattutto rivolto ai malati di diabete perché non alterava i livelli di insulina nel sangue pur dolcificando gli alimenti. Successivamente, durante la I Guerra Mondiale, fu utilizzata come sostituto dello zucchero che non si trovava più, ma con poco successo a causa di un suo retrogusto metallico ed amaro. Si noti che la saccarina ha un potere dolcificante fra 300 e 500 volte maggiore del comune zucchero da tavola e quindi, per ottenere lo stesso effetto dello zucchero ne posso usare quantitativi molto minori. Fra il 1960 e il ‘90 furono pubblicati numerosi studi che ne indicarono la pericolosità per sospetto di essere cancerogena. Dopo 14 anni di studi, la Federal Drug Administration americana, l’ente preposto alla sicurezza degli alimenti e di cui pochi mettono in dubbio la serietà scientifica, ha eliminato il bando a tale sostanza, perlomeno ai normali livelli di assunzione. Negli Stati Uniti, tuttavia, è obbligatorio scrivere sulle etichette degli alimenti dolcificati con la saccarina i rischi legati al suo utilizzo. In Canada la saccarina è vietata tranne che per i diabetici mentre in Italia, dove inizialmente era destinata solo ai diabetici, è ora ammessa anche come dolcificante alimentare.
di Gianluigi