Nelle grandi città capita che alcune zone o interi quartieri vivano quasi esclusivamente di giorno, a causa della presenza di numerose aziende e uffici, svuotandosi la sera per la bassa densità abitativa. Basta però che un imprenditore decida di aprire un locale, e che quest’ultimo diventi un indirizzo frequentato da appassionati e addetti ai lavori, per dare un nuovo volto al luogo, invogliando altre persone a investire per creare un vero e proprio sistema, un circuito ristorativo che possa richiamare un numero ancor più grande di clienti. È quanto avvenuto in una strada tra Trastevere e Porta Portese, via Angelo Bargoni, dove l’apertura della pizzeria “Seu Pizza Illuminati” di Pier Daniele Seu ha dato nuova linfa a una zona praticamente deserta di sera. Diverse insegne fanno ora capolino a breve distanza l’una dall’altra, e tra queste spicca quindi a Roma “Farina Kitchen” di Luigi Beninati.
Il format “Farina”
Dopo Tiburtina, zona Libia e Malaga, il brand Farina Pick Your Kind è quindi sbarcato a Trastevere con Farina Kitchen, il quarto locale di Luigi Beninati, che punta a conquistare anche gli abitanti di uno dei quartieri più affascinanti della Capitale con un’offerta che spazia dal pranzo alla cena, passando per l’aperitivo. Il format è lo stesso di Farina Tiburtina, Farina Lab e Farina Malaga in Spagna, a metà strada tra la pizzeria e la cucina, ma l’offerta è più ampia, grazie alle nuove proposte esclusive della sede trasteverina (70 coperti), a partire dai primi piatti e da alcune varianti del Pagnottello. Oltre a rappresentare un punto di riferimento nel panorama romano dello street food, il pagnottello è anche il prodotto bandiera del brand, i cui tratti distintivi sono la lievitazione (72 ore con farina forte, integrale o speciale, come quella a base di carbone vegetale), la farcitura con prodotti rigorosamente made in Italy, soprattutto campani e pugliesi, e la cottura in forno a legna al momento.
L’offerta Food&Beverage
Oltre al Pagnotello nel menu di Farina Kitchen ci sono otto primi piatti, di cui sei a base di pasta fresca homemade, quattro tipologie di focacce Kitchen gourmet, dieci pizze napoletane cotte a legna (5 rosse e 5 bianche), i fritti, le insalate e i diversi taglieri di mare e di terra. Non mancano i dolci di produzione propria o provenienti da Napoli, in abbinamento a una selezione di birre e a una carta dei vini che conta oltre 50 etichette da tutta Italia.
La cura per i dettagli emerge dalla scelta delle materie prime (tra cui la mozzarella di bufala campana DOP, la stracciatella e la burratina pugliese) e dello staff, composto da una decina di giovani, quasi tutti under 25. Arredi semplici ma curati, il forno a vista, il bancone per le birre alla spina posizionato all’entrata del locale ed una saletta, più piccola rispetto a quella principale ma più tranquilla, formano un ambiente dinamico, moderno e accogliente.
Farina Kitchen a Roma : la prova d’assaggio
Dopo aver studiato il menù, la mia prova d’assaggio è iniziata con gli immancabili fritti, con un arancino di riso al pomodoro (buona cottura del riso e consistenza della panatura esterna, ma poco sapido) e un’ottima frittatina di pasta, cotta bene, croccante all’esterno e umida al punto giusto all’interno, per un risultato finale davvero goloso. È poi il turno della regina delle pizze, la Margherita, leggermente meno soffice ed elastica rispetto al tradizionale impasto napoletano, ma di buona consistenza e soprattutto con un condimento fresco e saporito, a conferma delle buone materie prime utilizzate.
Il momento più interessante della serata è stato l’assaggio del Pagnottello. La versione con pesto di pistacchi, mortadella e mozzarella di bufala è davvero buona, sia per quel che concerne la farcia, equilibrata, che per il sapore e la consistenza del pane cotto nel forno a legna, croccante e con la giusta quantità di mollica. Anche la versione integrale con salmone marinato, rucola, burrata affumicata, cetrioli e mandorle tostate è gustosa, anche se quest’altra tipologia di impasto, probabilmente anche e per le caratteristiche della farina integrale, è leggermente meno lievitata e fragrante di quella classica. Nel complesso, una prova d’assaggio soddisfacente, con il picco di goduria della frittatina di pasta.
Un locale da provare, un indirizzo che può divenire sicuramente di riferimento per chi lavora in zona e vuol spendere la pausa pranzo provando piatti accattivanti, e che anche di sera può ritagliarsi il suo spazio grazie ad un’offerta enogastronomica trasversale.