Purpetti di nunnata, cassatelle, couscous: cosa mangiare a Favignana

Cosa mangiare a Favignana

 

A guardarla dall’alto, questa isola siciliana in provincia di Trapani, grande appena 38 km², sembra proprio che assomigli a uno sparviero. Ed è proprio questo il simbolo di Favignana, un uccello rapace che distende le sue ali su tre torri. Il suo nome invece risale al medioevo, e più precisamente al nome di un particolare vento caldo proveniente da ovest, il Favonio.

Favignana è famosa per molte cose. Le sue cave di tufo pregiato, le sue tonnare, lo stabilimento dove avveniva la lavorazione e l’inscatolamento del tonno, il palazzo Florio, il carcere San Giacomo e per il castello di Santa Caterina, di cui molti patrioti del Risorgimento conobbero le umide segrete.

Infine, chi andrà a visitare questo piccolo fazzoletto di terra nel cuore del Mediterraneo, deve assolutamente recarsi all’alba nel tratto di mare tra Punta Marsala e Marsala. Perchè? Solo così potrà scoprire se la leggenda dei “Farfallicchi” è vera o meno. La leggenda vuole affollino questo particolare lembo di mare: si tratta di un  fenomeno paragonabile a quello della Fata Morgana, una forma complessa e insolita di miraggio che si può scorgere all’interno di una stretta fascia al di sopra dell’orizzonte.

Tra una gita e una scoperta alle leggende dell’isola avrete anche il tempo di assaggiare tutte le prelibatezze che Favignana vi offre. Per questo abbiamo deciso di darvi qualche consiglio, in modo da non farvi perdere nessuna “ghiotta” occasione e raccontarvi cosa mangiare a Favignana.

Le caratteristiche della cucina di Favignana

favignana cosa mangiare

A Favignana, come in tutta la Sicilia, la cucina è stata fin dall’antichità strettamente collegata alle vicende storiche, culturali e religiose dell’isola. Già dai tempi dell’Antica Grecia si andava sviluppando uno stile ben preciso di abitudini culinarie che, col passare dei secoli, si è arricchito di nuovi sapori e di nuove pietanze.

Alcuni dei cibi più noti si sono diffusi non solo a livello regionale, ma addirittura mondiale. Tra questi ricordiamo la cassata, gli iris, il cannolo siciliano, la granita e gli arancini. Anche se Favignana è caratterizzata da un territorio particolarmente aspro, risente in ogni caso delle culture tipiche della Sicilia che, grazie al suo clima mite, è ricca di spezie e piante aromatiche come origano, menta, rosmarino, che fanno quotidianamente parte dei condimenti utilizzati. Allo stesso tempo, però, sono moltissime le coltivazione di arance, limoni, mandorle, fico d’india, pistacchi e olive.

Tutti questi prodotti sono simboli della Dieta mediterranea, inserita dall’Unesco nel 2008, tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità.

Se dovessimo scegliere un prodotto che rappresenta particolarmente la storia di Favignana non potremmo che orientarci sul tonno. L’isola, infatti, ricorda ancora come la pesca di questi animali fosse un evento collettivo: coinvolgeva decine di uomini, i tonnaroti, sotto la guida di un “raìs”; tale attività richiedeva lunghi preparativi e gesti propiziatori. Nelle tonnare siciliane e sarde in maggio si calavano lunghe reti disposte a “camere” in modo da sospingere i tonni verso le maglie più strette. Gli esemplari adutli,  pesanti circa un centinaio di chili, erano presi con gli arpioni e issati sulle barche. Tutto questo è finito nel 2007, quando Favignana ha vissuto l’ultimo esempio di questo tipo di pesca, vietato ormai dalla Comunità Europea.

Cosa mangiare a Favignana: i 5 piatti imperdibili

Sfamerete sicuramente la vostra anima con il rumore delle onde e le mille sfumature del mare nel quale questa isola si incastona. Per quanto riguarda le vostre bocche, invece, a soddisfarle ci penseranno le moltissime pietanze che questa isola offre a turisti e cittadini ogni giorno.

Il cous cous

couscous favignana

Simbolo di contaminazione e del suo passato sotto la dominazione araba,  il couscous non solo è un piatto tipico che si trova in tutti i ristoranti dell’isola, ma è anche una forma di tradizione. In moltissime famiglie di Favignana, infatti, ancora si passano di generazione in generazione le migliori tecniche per realizzare il cous cous. Il segreto sta in una sapiente e artigianale preparazione con “strumenti” tipici come la mafararda (un recipiente di coccio) e la cuscusera (una pentola forata di coccio atta alla cottura della semola). La tecnica per lavorare la semola, prima di cuocerla, è alla base della buona riuscita di questo piatto, questa lavorazione è detta” l’incocciata”, che consiste nella trasformazione della semola di grano duro in piccoli grumi rotondi tramite una paziente lavorazione manuale. Ovviamente sull’isola il miglior modo di accompagnare il couscous è un buon sugo di pesce, ma sono disponibili anche varianti con la carne o le verdure.

Le frascatole

Se la descrizione di questo piatto segue il couscous non è un caso. La tradizione fa risalire le frascatole al periodo della dominazione francese quando, nelle cucine dei nobili, i palermitani poveri raccoglievano gli scarti di couscous mal lavorato perché troppo grossolano e verdure. Il nome frascatole trarrebbe origine dal francese flasque, cioè morbido, termine storpiato in dialetto “frasc” e successivamente frascatole. Oggi, invece, viene preparato lavorando intenzionalmente la semola per ottenere un resa più grossolana e viene condito con sugo di verdure, con sugo di aragosta o con brodo di zuppa di pesce.

Polpette di tonno

polpette di tonno

Ovviamente non poteva mancare un piatto a base di tonno. Di origini povere, questa ricetta ha una storia legata in modo diretto alla vita di chi lavorava alla Florio, lo stabilimento storico dell’isola. Infatti agli operai, un tempo circa 900, oltre al salario si era soliti regalare gli scarti del tonno (scaglie recuperate dalla spina, dalla testa o dalle pinne) come una sorta di pagamento in natura. Così le massaie isolane diventarono abilissime nel trovare il modo migliore per poter utilizzare anche gli ingredienti più poveri, trasformandoli in ottimi piatti. Alla carne, infatti, aggiungevano mollica di pane, che dava una certa consistenza all’impasto, sale, pepe, aglio, prezzemolo, basilico e uovo battuto.

Purpetti di nunnata

Questo piatto in dialetto si chiama “purpetti di nunnata”e italianizzato diventa “frittelle di neonata”, dove per neonata si intende il novellame di pesce. Davvero gustoso e sfizioso perché vi è custodito tutto il sapore del mare, intenso e delicato, profumato di alghe e salsedine. La neonata di pesce può essere di diverse tipologie, anche se la più gradita è quella di uvari o sarde, dall’aspetto gelatinoso e dal colore grigio scintillante di sfumature argentee.

Cassatelle

cassatelle favignana

Se pensate che siano una strana versione della più famosa cassata vi state sbagliando. Le cassatelle, dalla tipica forma a mezzaluna come un raviolo, sono un dolce tipico del periodo pasquale (anche se si trova tutto l’anno) che prevede una base di pasta, simile a una frolla, e un cuore di crema alla ricotta con scaglie di cioccolato.

Tradizione e innovazione: i due lati della ristorazione di Favignana

Anche se l’isola non è molto grande si ha l’opportunità di andare in un ristorante diverso ogni sera. Noi ne abbiamo selezionati due, per darvi un “assaggio” di tradizione e di innovazione, per capire il passato e il futuro di questo lembo di terra nel Mediterraneo.

dove mangiare a favignana

Quello che…c’è c’è!

Il ristorante era una trattoria di mare e conserva un’impronta semplice come l’isola e le sue lande ruvide senza fronzoli. La sala vuole essere una cala rocciosa aperta nel centro del paese dove il mare rumoreggia poco lontano, a pochi passi dalla tonnara e dal porto. La filosofia che regna in cucina prevede l’uso esclusivo di prodotti di terra e di mare locali e stagionali. Dalla cucina esce solo Quello che…c’è c’è! Pesce fresco (ovviamente anche il tonno rosso delle Egadi) e carni favignanesi.

Sottosale

Qui la cucina cambia ogni giorno in base alle materie prime più fresche, ma non perde la semplicità della sua preparazione. Il Sottosale offre due opzioni il Ristorante e l’Osteria. Se il primo sperimenta e alza il livello il secondo celebra la tradizione senza essere mai prevedibile.

Siete già stati a Favignana e siete sicuri che ci siamo persi qualcosa? Scriveteci e rimedieremo!

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