Sempre più italiani scelgono di regalarsi anche in casa il piacere del caffè espresso preparato con una macchinetta automatica a cialde o capsule. Sebbene, infatti, il 42% continui a preferire la moka – come rilevato dall’indagine del 2014 di AstraRicerche sulle abitudini nostrane in fatto di caffè, i giovani tra i 18 e i 24 sono particolarmente sensibili al fascino delle macchinette.
Questo tipo di consumo del caffè relativamente recente ha fatto sì che aumentasse, in questi anni, anche la quantità di rifiuti determinati da queste abitudini. Come fare, dunque, a non inquinare eccessivamente? Sono molte le soluzioni ecologiche, e un recente studio dell’Università di Bolzano ipotizza anche che sia possibile riciclare le capsule del caffè in ambito alimentare.
Scarti del caffè: quanto inquinano?
Secondo i dati raccolti da Life Pla4coffee nel 2014 erano 2,6 milioni le famiglie italiane ad utilizzare capsule e cialde per il caffè: ogni anno, si stima che le sole capsule vendute nel paese siano circa 1 miliardo, una quantità notevole che si traduce in circa 12mila tonnellate di rifiuti che finisce in discariche ed inceneritori.
Lo smaltimento di cialde e capsule avviene in due maniere differenti: per le prime, infatti, è sufficiente buttare nell’umido l’involucro dopo l’uso, facendo attenzione però alle indicazioni presenti sulle confezioni. A proposito delle seconde, invece, la questione si fa più complessa poiché sono realizzate, generalmente, in Pe, Pet o alluminio. Materiali complicati da riciclare e da smaltire in maniera ecologica.
Esiste anche una regolazione europea, la direttiva 94/62/CE che incentiva gli Stati membri ad adottare azioni volte a “prevenire la produzione di rifiuti di imballaggi e a sviluppare sistemi di riutilizzo degli imballaggi per ridurne l’impatto sull’ambiente”. Come nel caso dei sacchetti biodegradabili, l’Unione Europa infatti chiede agli stati di agire per ridurre le conseguenze sul pianeta delle abitudini che possono danneggiarlo.
Riciclare le capsule del caffè: come ridurre l’impatto ambientale e riutilizzare gli scarti
Esistono molti modi e progetti differenti che mirano a realizzare l’obiettivo fortemente voluto dal legislatore europeo, alcuni dei quali finanziati proprio dall’UE. Il fine comune è quello di trovare una strategia efficace per riciclare le capsule di caffè, che oggi hanno bisogno di decine e decine di anni per essere smaltite. L’intento è quello di sostituirle con alternative compostabili, ma intanto alcuni progetti mirano a riutilizzare gli scarti del caffè in maniera utile dando vita anche a collaborazioni utili e virtuose tra realtà che, di concerto, possono contribuire alla lotta contro lo spreco alimentare, come ci spiega in un’intervista l’onorebole Gadda, prima firmataria della legge italiana sul tema.
Riciclare le capsule del caffè per ottenere sostanze antiossidanti
L’intuizione dei ricercatori dell’Università di Bolzano, invece, è che si possa riutilizzare anche la polvere di caffè usata. L’equipe di ricercatori della Facoltà di Scienze e Tecnologie alimentari coordinata dal professor Matteo Scampicchio ha realizzato uno studio che apre prospettive molto interessanti.
Dopo aver raccolto 10 kg di cialde di scarto dalle macchinette del caffè dell’ufficio, i ricercatori hanno travasato il contenuto in un impianto presente nel laboratorio che funziona con CO2 supercritica, utilizzato, per esempio, per eliminare la caffeina e produrre il deca. L’anidride carbonica agisce come un solvente, attirando a sé le sostanze affini che vengono, però, allo stadio finale separate dalla CO2. In altre parole, attraverso questo procedimento è possibile riciclare le cialde usate, per ricavarne sostanze, antiossidanti o lipidiche, pronte per essere poi riutilizzate nell’industria alimentare.
Il team bolzanino ipotizza, inoltre, che questi oli ecologici estratti dalle cialde potrebbero essere addirittura impiegati come sostituti dell’olio di palma. Ma non soltanto: l’intero procedimento si può definire “green” perché si impiega come solvente un elemento naturale come l’anidride carbonica e le temperature non superano i 40°C, caratteristica che fa sì che gli olii essenziali si preservino.
La soluzione delle capsule biodegradabili
Anche alcune industrie che producono caffè hanno deciso di puntare su capsule biodegradabili proprio per far fronte al problema dello smaltimento. In questo caso, viene impiegata una plastica particolare più semplice da riciclare, tuttavia non mancano alcuni dubbi sulla salubrità di questi materiali.
È difficile, infatti, che le capsule siano prive di ftalati, sostanze che consentono la modellabilità del materiale e che, come abbiamo visto in questo approfondimento sulle plastiche negli alimenti, interferiscono con la secrezione ormonale dell’organismo e possono danneggiare il fegato e i reni: di conseguenze, in termini di salute, l’effetto sarebbe lo stesso delle capsule tradizionali. Tuttavia trattandosi di un campo di ricerca in espansione, non mancano le soluzioni creative e innovative, ragion per cui il suggerimento è quello di leggere con attenzione le etichette del caffè che vogliamo acquistare e rivolgerci, in caso, direttamente al fornitore.
Nonostante ciò, è importante ricordare che le capsule biodegradabili possono essere buttate nell’umido come le cialde in carta e che, si stima, impiegano qualche mese ad essere completamente smaltite, a fronte dei 1000 anni necessari per la plastica.
LIFE – Pla4coffee: capsule alternative
Pla4Coffee, ad esempio, infatti, è un progetto che mira allo sviluppo e alla creazione di una capsula per caffè biodegradabile. La sfida dei ricercatori italiani, trapiantati ma basati in Belgio, è quella di sviluppare un impianto di compounding per produca capsule basandosi sull’acido polilattico (PLA): se questo materiale dovesse effettivamente risultare adatto, la quota di rifiuti e le emissioni di CO2 dovrebbero diminuire sensibilmente.
Riuso creativo
Infine, non manca chi ha scelto di puntare sull’economia circolare: alcune aziende, infatti, offrono l’opportunità di restituire nel punto vendita le capsule usate che vengono poi riciclate e smaltite in stabilimenti appositi. In alcuni casi, sono proprio le aziende a separare gli scarti del caffè dagli involucri per studiarne i possibili impieghi alternativi.
Non mancano, poi, anche le soluzioni creative: sono sempre di più, infatti, le associazioni, i designer e gli appassionati che dalle capsule creano oggettistica, bijoux e borse.
Le soluzioni per il riciclo degli scarti del caffè, dunque, ci sono e cresce la sensibilità verso questo genere di temi anche nell’ambito alimentare. Il fine è innescare un circolo virtuoso di abitudini eco-friendly, senza rinunciare al piacere di un caffè espresso: per saperne di più perché non leggere la nostra intervista ad Andrea Segrè, autore del libro “Il gusto per le cose giuste”?